Inaugurato con un concerto evento il Ponte di Bassano del Grappa,

Inaugurato con un concerto evento il Ponte di Bassano del Grappa, oggetto di un lungo restauro.

'Inaugurato con un concerto evento il Ponte di Bassano del Grappa, oggetto di un lungo restauro.'
Inaugurato con un concerto evento il Ponte di Bassano del Grappa, oggetto di un lungo restauro.

«Una strada sopra dell’acqua… bella per la forma, e forte». Così Andrea Palladio descrisse l’opera che aveva progettato nel 1569 per collegare le due rive del Brenta, a Bassano del Grappa. Il ponte precedente era stati spazzato via dalla piena del fiume, analoga sorte che sarebbe toccata, nei secoli successivi, a quello ideato dal grande architetto: ricostruito più volte, ma sempre nel rispetto dei disegni palladiani.

A differenza della maggior parte degli architetti cinquecenteschi, Palladio è un architetto di ponti: ponti di pietra, di legno e di carta. Questi ultimi sono senza dubbio quelli che avranno un impatto più marcato sulla cultura figurativa dei secoli successivi: pubblicati sulle pagine dei Quattro Libri, il trattato edito a Venezia nel 1570, diventeranno i protagonisti dei sogni degli artisti del Settecento. Algarotti chiederà a Canaletto di fargli vedere il ponte di Rialto come lo aveva pensato Palladio, ma anche Bellotto, Carlevarijs e Piranesi faranno dei ponti uno dei soggetti privilegiati delle loro vedute.

Il famoso ponte rischiava di collassare su se stesso. Le quattro stilate che affondano nel Brenta stavano sprofondando, in alcuni punti fino a trenta centimetri. Dopo sette anni di progetti, di pareri della soprintendenza e di lavori, deviando il letto del fiume e con l'utilizzo di grandi martinetti idraulici che hanno letteralmente sollevato la struttura, finalmente il ponte è ritornato alla sua grande bellezza.

I cantieri sono iniziati nel 2018, tra ricorsi e contro-ricorsi al Tar. Alla fine Inco, l’impresa trentina, ha riconsegnato alla città il suo simbolo. «C’è voluta un’eternità - ammette il sindaco Elena Pavan - ma finalmente il restauro è concluso. Se nel ‘48 l’Italia era appena uscita dal conflitto, oggi stiamo vincendo un’altra guerra, quella contro il virus. E di nuovo, il ponte diventa simbolo di rinascita». Il restauro è costato intorno ai 7 milioni di euro, soldi stanziati dal ministero per i beni culturali, dalla Regione e dal Comune. Ma anche i bassanesi hanno contribuito, riuscendo a raccogliere 170mila euro mentre gli Alpini hanno donato il nuovo impianto di illuminazione.

«Palladio ha avuto un’idea geniale: non esiste al mondo un altro ponte coperto così lungo» afferma l’assessore ai lavori pubblici Andrea Zonta. «Ora è ancorato a terra anche con delle travi d’acciaio rivestite di legno. Dove si poteva restaurare, abbiamo recuperato i materiali originali. Ma abbiamo anche dovuto far arrivare dalla Bretagna dei giganteschi tronchi di rovere, lunghi dodici metri». Una volta raddrizzata la campata, è iniziato il rifacimento della celebre passerella pedonale, anch’essa interamente in legno, compresi i due balconi centrali. Cambia anche la pavimentazione, lateralmente sono rimaste le lastre di pietra, al centro è stato steso un impasto di terra e ghiaia del Brenta mescolati a calce bianca.

Diego Pozza, il tecnico comunale che ha seguito l’intervento fin dall’inizio afferma «Non è stato un percorso facile. Abbiamo ritrovato chiodi lunghi 80 centimetri, costruiti a mano nell’Ottocento, e bombe inesplose sul letto del fiume. Ma non ho mai dubitato che questo giorno sarebbe arrivato».