3 ottobre 2020: primo test del Mose, le 78 paratoie per la prima volta

3 ottobre 2020: primo test del Mose, le 78 paratoie per la prima volta si alzano insieme.

'3 ottobre 2020: primo test del Mose, le 78 paratoie per la prima volta si alzano insieme.'
3 ottobre 2020: primo test del Mose, le 78 paratoie per la prima volta si alzano insieme.

Il Mose è stato testato per la prima volta in condizioni marine di effettiva operatività lo scorso 3 ottobre 2020, i tecnici nelle tre control room del Mose, guidati dal Responsabile dei sollevamenti, l’ingegnere Davide Sernaglia, hanno iniziato le operazioni di innalzamento delle barriere alle 8:35. Alle 9:52 tutte le 78 paratoie, alle tre bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, hanno chiuso la laguna dal mare, isolandola e proteggendola. Alle 10.00 il dislivello tra le acque interne e quelle esterne ha raggiunto quota pari a 40 cm. Il livello esterno del mare misurato a Diga Sud era di 119 cm, mentre a Punta Salute era assestato a 69. La marea, quindi, in laguna, non stava crescendo e neppure a San Marco si registrava la presenza dell’acqua. . In città il livello della marea si è assestato intorno ai 70 centimetri, mentre le paratoie hanno bloccato il mare a 125 centimetri. Alle 14:57 sono iniziate le operazioni di abbattimento delle paratoie per riportarle nei loro alloggi.

Il sistema Mose è stato realizzato alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, ovvero nei tre varchi del cordone litoraneo attraverso i quali la marea si propaga dal mare Adriatico in laguna. Per difendere la laguna dall'alta marea è stato elaborato quindi un sistema integrato di opere che prevede delle barriere di paratoie mobili, in grado di isolare la stessa dal mare durante gli eventi di alta marea, opere complementari come le scogliere all’esterno delle bocche di porto, atte ad attenuare i livelli delle maree più frequenti e il rialzo delle rive e delle pavimentazioni, almeno fino a +110 cm, nelle aree più basse degli abitati lagunari. L’integrazione di questi interventi definisce un sistema di difesa estremamente funzionale che garantisce la qualità delle acque, la tutela della morfologia e del paesaggio, il mantenimento dell'attività portuale.

Il Mose è formato da una serie di barriere costituite da paratoie mobili collocate alle bocche di porto. Quando sono inattive, le paratoie sono piene d’acqua e giacciono completamente invisibili in alloggiamenti collocati nel fondale. In caso di pericolo di maree particolarmente sostenute, nelle paratoie viene immessa aria compressa che le svuota dall’acqua. Via via che l’acqua esce le paratoie, ruotando attorno all’asse delle cerniere, si sollevano fino a emergere e a bloccare il flusso della marea in ingresso in laguna. Le paratoie restano in funzione per la sola durata dell’evento di acqua alta: quando la marea cala, e in laguna e mare si raggiunge lo stesso livello, le paratoie vengono di nuovo riempite d’acqua e rientrano nella propria sede. Ciascuna paratoia è costituita da una struttura scatolare metallica vincolata attraverso due cerniere al cassone di alloggiamento. Ogni paratoia è larga 20 m e ha lunghezze diverse proporzionali alla profondità del canale di bocca dove viene installata (Lido- Treporti: 18,6 m e Malamocco: 29,6 m) e spessore variabile (Lido-Treporti: 3,6 m e Chioggia: 5 m). Il tempo medio di chiusura delle bocche di porto è di circa tra 4/5 ore (compresi i tempi di manovra per l’apertura e la chiusura delle paratoie). I cassoni di alloggiamento sono gli elementi che formano la base delle barriere di difesa: ospitano le paratoie mobili e gli impianti per il loro funzionamento. Sono tra loro collegati da tunnel che consentono anche le ispezioni tecniche. L'elemento di raccordo tra le barriere e il territorio è rappresentato dai cassoni di spalla. In essi sono contenuti tutti gli impianti e gli edifici necessari al funzionamento delle paratoie. Per ridurre i cedimenti assoluti e differenziali cui sono soggetti i cassoni, il terreno di fondazione deve essere preventivamente consolidato tramite infissione di pali nei primi 19 metri al di sotto del piano di fondazione: questo crea un effetto di omogeneizzazione della stratigrafia. Si prevede che i cedimenti dei cassoni siano compresi tra 30 e 50 mm a fine costruzione della barriera, e che crescano nel tempo, presumibilmente fino a valori compresi tra 60 e 85 mm, a 100 anni da fine costruzione.

Per quanto riguarda il completamento del Mose, l’avvocato Giuseppe Fiengo, amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova, ha evidenziato dopo il primo test, che: “mancano molte cose. Mancano impianti, alcuni collegamenti, dobbiamo controllare e valutare la sicurezza, che è commisurata agli anni ’90; è un’opera che sta in mezzo al mare, il più è fatto, si adegua gestendola ma è una cosa normale. La programmazione avviene con tempi molto lunghi”. E riguardo ai collaudi dell’opera, ha puntualizzato che: “tutte le parti hanno avuto ognuna per conto suo un collaudo tecnico e amministrativo. Siccome l’opera era spezzettata, a questo punto c’è il problema di fare l’avviamento. Era, ed è previsto, che per tre anni si facciano dei piani provvisori di gestione e manutenzione, e lì deve stare la Commissione di collaudo. Sulle sue prescrizioni si mette a punto il piano di gestione, si aggiusta quel che si deve aggiustare. La logica è questa. Quello che era un investimento sul Mose diventa una spesa corrente di gestione e manutenzione. Non serve un superstudio i collaudi sono stati tutti fatti, tutti in corso d’opera”.