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L’Opera House di Sydney diventa edificio carbon neutral

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L’edificio simbolo dell’Australia capolavoro di Jørn Utzon azzera le proprie emissioni di anidride carbonica diventando “carbon neutral”

È stato completato con cinque anni di anticipo il processo che ha permesso di azzerare il bilancio tra emissioni e compensazioni di anidride carbonica prodotte dalla Sydney Opera House. L’edificio è frutto di un concorso di progettazione vinto nel 1957 dall’architetto danese Jørn Utzon, con il supporto strutturale di Arup, allora sotto il nome di “Ove Arup & Partners”. I lavori iniziarono nel 1959 e furono completati al termine di un tormentato processo costruttivo che si concluse con un ritardo di dieci anni sul tempo stimato, costi esponenzialmente incrementati e polemiche che nel 1966 portarono Utzon alle dimissioni.

Oggi l’Opera House di Sydney rappresenta uno degli edifici simbolo dell’Australia ed una pietra miliare dell’architettura del 20° secolo. La sua rilevanza è stata ufficialmente riconosciuta nel 2007, quando è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e descritta come “un indiscutibile prodotto della creatività umana, non solo del ventesimo secolo, ma nell’intera storia dell’umanità.”

Ma se fino ad oggi è stata celebrata soprattutto per le sue caratteristiche architettoniche e come simbolo del connubio tra design e ingegneria, a 45 anni dall’inaugurazione, l’Opera House celebra un altro evento significativo: il 24 settembre 2018 è stata premiata dall’Australian Government’s National Carbon Offset Standard (NCOS) per i risultati raggiunti nella riduzione delle emissioni di carbonio, con ben cinque anni di anticipo rispetto a quanto programmato.

Il processo per l’azzeramento del bilancio delle emissioni di carbonio, lanciato nel 2013, si è concentrato principalmente su due fronti, quello dei consumi elettrici e quello dei rifiuti. Dal punto di vista energetico l’Opera House ha ridotto i consumi del 75%, mediante interventi volti alla sostituzione delle lampadine incandescenti della sala concerti con da lampade LED; le minori temperature di esercizio hanno consentito inoltre di impegnare meno l’impianto di climatizzazione, riducendo di circa 450 tonnellate l’anidride carbonica immessa ogni anno nell’atmosfera.

In ambito strettamente energetico, nel 2017 si è intervenuti in modo diretto anche sull’impianto di riscaldamento e raffrescamento: sono infatti state sostituite le vecchie unità di trattamento aria la cui migliore efficienza ha permesso di ridurre i consumi energetici del 9%. Infine, grazie a sistemi BIM e con un Building Management Control System (BMCS) aggiornato e innovativo è possibile oggi controllare l’edificio e verificare i risultati degli interventi nel tempo.

Nella gestione dei rifiuti è stata incrementata dal 25% al 60% la quantità di quelli riciclati. Nel 2016 è stato introdotto un nuovo programma di trattamento dei rifiuti non organici che ha permesso di riciclare maggiori tipologie di materiali, che si oggi si sono allargate anche ai telefonini cellulari, ai tubi fluorescenti, a toner e batterie esausti. Anche i rifiuti organici sono sottoposti a un trattamento di recupero che li trasforma in energia. È stato inoltre definito un programma di informazione e buone pratiche per tutto lo staff e i lavoratori per la gestione dei rifiuti, misura necessaria per ottenere i risultati sperati.

Per raggiungere la neutralità nel bilancio delle emissioni di anidride carbonica sono state necessarie anche azioni passive, come l'umento delle possibilità naturali del loro assorbimento. A questo scopo la Sydney Opera House, in collaborazione con l’associazione no profit Greenfleet, ha piantumato nella vicina Campbelltown 300 alberi di essenze native che avranno anche un ruolo positivo e naturale nella rigenerazione del territorio.

Dopo il raggiungimento di questi importanti risultati, il cammino verso una sostenibilità ancora maggiore tuttavia prosegue: l'obiettivo è quello di raggiungere entro il 2023 la riduzione del 20% dei consumi energetici, il recupero dell’85% dei rifiuti e il raggiungimento delle 5 stelle (oggi sono 4) del Green Star Performance Rating del GBCA (Green Building Council of Australia).


La Stantec Tower di Edmonton: un grattacielo che punta ad avere uno dei più alti standard ambientali di progettazione.

Fonte foto:https:https://mapcarta.com/it/Edmonton/Central

La Joint Venture tra Stantec e ICE District Properties ha inaugurato, nel mese scorso, la nuova sede mondiale di Stantec, la Stantec Tower. Alta complessivamente 248,9 metri e comprensiva di 66 piani, la Stantec Tower sarà l'edificio più alto a ovest di Toronto. La struttura ospiterà 1500 dipendenti di Stantec, Dentons Canada LLP, DLA Piper e PwC Canada distribuiti su 29 piani (area di lavoro commerciale), oltre a SKY Residences, 483 suite condominiali signorili che includono oltre 20.000 metri quadrati di spazio.

Il progetto è stato realizzato da ingegneri e architetti di Stantec, che hanno lavorato oltre 145000 ore per la realizzazione dello stesso, l’obiettivo è quello di avere la certificazione LEED® Gold (esterno), la certificazione LEED® Silver (interni) e la certificazione FitWel. Tale obiettivo discende dalla stima previsionale di un consumo energetico annuale pari a 110 kWh per metro quadro. La struttura è frutto di un’attenta progettazione anche con l’utilizzo di strategie di tipo passivo, con una visione completa incentrata sui molteplici aspetti riguardanti il raggiungimento dei massimi standard ambientali. L’orientamento ottimale dell’edificio permette di sfruttare al meglio la luce naturale, con l’obiettivo primario di ridurne il fabbisogno energetico dell’edificio. Sono stati introdotti sistemi di recupero del calore generato per la refrigerazione, a cui sono stati abbinati studi volti a determinare il necessario isolamento termico dei componenti opachi trasparenti. Infine, sono previsti sensori di presenza direttamente collegati anche all’erogazione dell’illuminazione artificiale, così come il recupero e il riciclo delle acque grigie per minimizzare il consumo di acqua nell’edificio.

Una piccola curiosità sui lavori di fondazione. In prima istanza, si è proceduto alla realizzazione di pali trivellati per una profondità massima di 80 m, su cui poggiano le fondazioni a platea. Nell’area di sedime delle attività commerciali, questa possiede uno spessore di 2.000 millimetri: conclusasi nell’Agosto 2016, è stata conseguita grazie ad un processo basato su di un getto continuo di circa 28 ore. Nell’area di impronta fisica della torre, invece, questa assume uno spessore di 3.000 mm. Con oltre 2.800 m3, è considerabile come il più consistente getto di calcestruzzo realizzato in continuo ad Edmonton, il quale ha richiesto più di 300 camion, 4 pompe autocarrate e 10 ore complessive per il completamento.

La Stantec Tower introduce una serie di caratteristiche uniche per gli spazi dell’ufficio, tra cui una sala di preghiera multi-religiosa dedicata, una sala per l'allattamento e bagni indipendenti. L'ufficio dispone di una scalinata aperta sulla comunità che si affaccia su ICE District e Roger's Place, e le pedane sono modellate come spazi di lavoro open space con uffici minimali per incoraggiare la collaborazione e la condivisione. Stantec ha anche fornito servizi di interior design per gli SKY Residences.

I dipendenti di Stantec hanno iniziato a trasferirsi nello spazio commerciale di Stantec Tower già dal mese di ottobre 2018. La Stantec Tower raggiungerà l'altezza finale di 251 metri entro la fine del 2018, i 38 livelli della porzione residenziale superiore, invece, saranno in grado di accogliere i primi residenti nell’autunno del 2019. Al momento della complessiva ultimazione, la Stantec Tower diverrà il 7° edificio più elevato del Canada, in un Paese in cui il record in altezza è detenuto dal First Canadian Place a Toronto, con i suoi 298,1 metri. Tra le sue caratteristiche, l’edificio presenta una superficie lorda complessiva di 92.900 mq, suddivisa in 66 livelli fuori terra. I livelli interrati sono invece cinque, riscaldati e ospitanti 504 posti auto. Il costo complessivo dell’opera è stimato in circa 335 milioni di dollari.


Gaia: la prima casa in terra cruda stampata in 3d

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900 euro per costruire una casa a km zero utilizzando la terra.

È stata presentata il 6 e il 7 ottobre a Massa Lombarda (RA) la prima casa realizzata con una stampante 3d a base di terra cruda e scarti di lavorazione del riso (paglia e lolla di riso), il tutto a km zero. Gaia, denominata tale per l’utilizzo di terra cruda come principale legante della miscela costituente, è frutto della vincente collaborazione tra WASP, azienda leader nella stampa tridimensionale e RiceHouse, startup italiana che opera nel campo della bioedilizia attraverso l'uso degli scarti provenienti dalla produzione del riso, nell’ambito dell’evento “Viaggio a Shamballa” e della conferenza “A call to save the world”.

Per la realizzazione del prototipo è stata utilizzata una nuova tecnologia di stampante 3D, la Crane Wasp, che usa materiali naturali del territorio circostante per costruire abitazioni sostenibili: mediante l’utilizzo di fibre vegetali fornite da RiceHouse, WASP ha sviluppato una mescola composta per il 25% da terreno prelevato in sito (30% argilla, 40% limo e 30% sabbia), per il 40% da paglia di riso trinciata, per il 25% da lolla di riso e il 10% da calce idraulica. La mescola è stata impastata attraverso l’uso della molazza, in grado di rendere il composto omogeneo e lavorabile.

Gaia può essere dunque considerata un nuovo modello architettonico ecosostenibile, non solo per l’attenzione all’impiego di materiali naturali di scarto, ma anche per le caratteristiche performanti del suo involucro dal punto di vista energetico: stampate in poche settimane, le sue murature risultano essere particolarmente efficienti dal punto di vista bioclimatico e di salubrità degli ambienti; il prototipo non necessita né di riscaldamento né di un impianto di condizionamento, in quanto mantiene al suo interno una temperatura mite e confortevole sia d'inverno che d'estate.

Il progetto, firmato RiceHouse, prevede un orientamento sud-ovest, e, per sfruttare al meglio l’apporto passivo del sole e la luce naturale , la presenza di una grande vetrata. La copertura è realizzata in legno con un isolamento in calce-lolla (RH300), il massetto contro terra è realizzato in calce-lolla, leggero ma isolante per permettere di raggiungere un fabbisogno energetico pari a una classe A4. L’involucro esterno è stato progettato con la finalità di integrare al proprio interno i sistemi di ventilazione naturale, di isolamento termo-acustico e di impiantistica. La deposizione del materiale a base di terra cruda, paglia e lolla di riso viene controllata attraverso articolati intrecci in grado di conferire al contempo solidità costruttiva e variazione geometrica lungo l’intero sviluppo murario. La parete monolitica stampata in 3d è poi stata rifinita internamente con una rasatura in argilla-lolla (RH400), levigata e oliata con oli di lino. Grazie alla precisione e alla velocità della tecnologia 3d, si possono inoltre ottenere geometrie complesse, difficilmente replicabili con i sistemi tradizionali di costruzione. La realizzazione dell’involucro stampato in 3d, per un totale di 30 mq di parete dallo spessore di 40 cm, ha richiesto complessivamente 10 giorni, con un costo totale dei materiali di 900 €.

L’esperienza di Gaia offre l’occasione per divulgare le molteplici potenzialità che la stampa 3d può ancora esprimere grazie alle risorse presenti nel territorio agricolo mondiale, garantendo livelli minimi di impatto ambientale a fronte di infinite soluzioni progettuali, indispensabili per le nuove frontiere dell’abitare.

Tiziana Monterisi , CEO di RiceHouse, afferma: “Gaia è stata realizzata esclusivamente con materiali naturali quali terra cruda, paglia trinciata, lolla e legno ed è altamente performante dal punto di vista energetico e ambientale”.


ENEA : studio sugli effetti benefici dei tetti giardino sul microclima urbano.

Fonte foto:https://www.cosedicasa.com/casa-in-fiore/balcone-terrazzo/il-tetto-giardino-solo-vantaggi-56027

Gli esperti di efficienza energetica del Centro Ricerche ENEA Casaccia-Roma, che già avevano messo in luce i benefici dei “cappotti verdi” in città durante la stagione più calda, hanno condotto un ulteriore studio sui benefici della presenza di giardini pensili in città anche durante il periodo invernale. Riescono ad assorbire fino al 50% di acqua piovana e ne regolano il deflusso nel sistema idrico della città: sono queste le due principali funzioni “invernali” sia delle coperture vegetali sui tetti che dei giardini pensili, che riescono a generare anche una ventilazione naturale lungo la superficie esterna degli edifici, mitigando l’umidità causata dalla pioggia.

I tetti verdi risultano particolarmente efficaci nel periodo estivo. Grazie alla loro funzione di ‘cappotto verde’, riescono ad abbattere la temperatura del lastrico solare anche di 25 gradi centigradi, con una forte riduzione del flusso di calore verso l’interno dell’abitazione”, illustra Carlo Alberto Campiotti del Dipartimento Unità Efficienza Energetica dell’ENEA. “Ma d’inverno le coperture vegetali sono altrettanto utili, anche se sotto altri aspetti. Migliorano l’isolamento termico degli ultimi piani delle abitazioni e contribuiscono a ridurre la pericolosità di eventi meteorologici estremi, come forti acquazzoni e piogge torrenziali, che si abbattono sempre più spesso sulle città a causa del cambiamento climatico ormai in atto nell'area mediterranea”.

Esistono, sostanzialmente, tre tipologie di tetti verdi: estensivo, quello realizzato nel centro ENEA, intensivo e semi-intensivo. Si differenziano per le caratteristiche delle specie vegetali e la stratigrafia di costruzione, che è data dallo strato di impermeabilizzazione e di drenaggio e dalla “copertura verde”, cioè lo strato vegetativo e il substrato di coltivazione. Si differenziano per le caratteristiche delle specie vegetali e la stratigrafia di costruzione, che è data dallo strato di impermeabilizzazione e di drenaggio e dalla “copertura verde”, cioè lo strato vegetativo e il substrato di coltivazione.

La copertura realizzata da ENEA sul tetto della “Scuola dell’energie” è una nuova e sperimentale copertura vegetale: uno spessore di terreno di appena 20 cm accoglie piante resistenti sia all’aridità del suolo che al freddo (varie specie di Sedum ed erbe perenni, come l’Echium, noto come “erba viperina”), caratteristiche che le rendono ideali per quasi tutte le regioni della penisola e perfette per giardini a bassa manutenzione. Gli esperti hanno chiarito: “Questa copertura vegetale di tipo estensivo non supera i 100 kg di peso per metro quadro, ma quando viene irrigata, o in caso di pioggia, può arrivare a pesare fino a 6 volte tanto perché, al pari di una spugna, trattiene l’acqua anche per 2-4 ore prima di farla defluire lungo i discendenti dell’edificio. E questo è uno dei motivi per cui, nella fase di progettazione di un tetto verde, è fondamentale che un tecnico effettui anche il calcolo statico dell’edificio”.

E’ proprio per l’impatto benefico che i tetti e terrazzi verdi hanno sulla riduzione dei consumi legati al riscaldamento e al raffrescamento, che rappresentano il 40% dei consumi totali di energia, che la Commissione europea incoraggia la diffusione in città di tetti e pareti verdi, giardini pensili, siepi e alberi attraverso la specifica direttiva Ue 2018/844 del 30 maggio 2018. Anche in Italia sembra nascere una maggiore consapevolezza e sensibilità su questo argomento, per la prima la legge di bilancio 2018 ha previsto il cosiddetto “bonus verde”, che consiste in una detrazione IRPEF delle spese sostenute per la “sistemazione a verde” di aree scoperte di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze e recinzioni. Non dimentichiamo che tetti e terrazzi rappresentano il 20% della superficie totale delle città e ricoprirli di vegetazione avrebbe un impatto significativo sul microclima urbano.


Catasto energetico regionale: novità in Puglia per gli Attestati di Prestazione Energetica

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Pubblicate sul Burp le due delibere della Giunta Regionale

Il 25 settembre 2018 è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, n. 123 la delibera di Giunta regionale n.1398 del 2 agosto 2018 “Norme di attuazione del D.lgs. 19 agosto 2005, n. 192 e dei D.P.R. 16 aprile 2013, n. 74 e n. 75, di recepimento della direttiva 2010/31/UE del 19 maggio 2010 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla “Catasto energetico regionale”. Approvazione provvedimenti attuativi del catasto regionale degli Attestati di Prestazione Energetica.”

La prima delibera approva, in attesa che il catasto degli attestati di prestazione energetica sia attivo, le Linee Guida di accesso al sistema informativo per la trasmissione degli attestati di prestazione energetica, le disposizioni per il controllo della conformità degli attestati di prestazione energetica, le modalità per l’estrazione a campione e le procedure per i controlli ai sensi dell’art. 10 della L.R. n. 36/2016. La delibera, inoltre, stabilisce che la data di attivazione del catasto telematico sarà individuata con apposita Determinazione del dirigente della Sezione Infrastrutture energetiche e digitali, alla conclusione delle operazioni relative alla realizzazione del sistema informatizzato per la Certificazione energetica e prescrive che gli attestati di prestazione energetica redatti e inviati prima dell’attivazione del catasto telematico continuino ad essere gestiti con le modalità attualmente in essere. I tecnici iscritti nel precedente elenco istituito ai sensi dell’art. 9 del R.R. n. 10/2010 disponibile sul portale www.sistema.puglia.it e coloro che, avevano presentato istanza di iscrizione saranno direttamente accreditati al Catasto Regionale telematico per le certificazioni senza ulteriori adempimenti. Infine, per l’accesso al sistema regionale di accreditamento da parte dei soggetti interessati dovrà essere versato un contributo, di 100 euro una tantum e di 10 euro per ciascun attestato, da versare all’atto del rilascio o trasmissione.

Sempre sul Burp n. 123 del 25 settembre 2018 è stata pubblicata anche la deliberazione della giunta regionale 2 agosto 2018, n. 1399 “Norme di attuazione del D.Lgs 19 agosto 2005, n. 192 e dei DPR 16 aprile 2013, n. 74 e n. 75, di recepimento della direttiva 2010/31/UE del 19 maggio 2010 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla “Catasto energetico regionale”. Approvazione delle disposizioni e criteri per l’esercizio, il controllo, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici.”

La seconda delibera definisce i criteri per l’esercizio dell’attività relativa al controllo, alla manutenzione e all’ispezione degli impianti termici, al fine di renderli rispondenti a quanto previsto dal DPR 74/2013, specificando la cadenza dei controlli di efficienza energetica e trasmissione del rapporto, il valore a la cadenza del Bollino verde, la cadenza delle ispezioni e le relative tariffe. Inoltre dispone di stabilire, in fase transitoria, che la cadenza dei controlli di efficienza energetica e trasmissione del rapporto e il valore del bollino verde siano quelli statuiti da ciascuna Autorità competente, fatta salva la possibilità di revisione degli stessi da parte della Sezione competente, a sistema a regime, sulla base delle verifiche da effettuare entro il primo biennio di operatività del sistema. La data di attivazione del catasto telematico degli impianti termici sarà individuata con apposita Determinazione del dirigente della Sezione Infrastrutture energetiche e digitali.