Posts tagged with “sostenibilità”

APE illegittimo senza indicazione degli interventi migliorativi

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L’indicazione degli interventi migliorativi è sempre obbligatoria pena la non validità dell’APE

In fase di redazione dell’Attesto di prestazione energetica il certificatore deve indicare, oltre alla prestazione dell’immobile oggetto della certificazione, gli interventi migliorativi al fine di migliorare l’efficienza energetica dello stesso. Infatti, secondo quanto previsto dal decreto legislativo e dal decreto ministeriale di approvazione delle linee guida presenti, l’APE deve essere redatto ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 75 e deve riportare obbligatoriamente, pena l’invalidità, le raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio con le proposte degli interventi più significativi ed economicamente convenienti, separando la previsione di interventi di ristrutturazione importanti da quelli di riqualificazione energetica; inoltre deve contenere le informazioni correlate al miglioramento della prestazione energetica, quali gli incentivi di carattere finanziario disponibili al momento del rilascio dell’attestato e l’opportunità di eseguire diagnosi energetiche.

Tali dati sono riportati in una tabella che esprime una valutazione del potenziale miglioramento che si otterrebbe sulle prestazioni energetiche dell’edificio; ulteriori indicazioni da inserire all’interno della tabella “interventi raccomandati” sono:

– il tempo di ritorno, che deve essere un tempo di ritorno semplice, escludendo quindi nel calcolo qualsiasi possibile detrazione e incentivo;

– la prestazione energetica raggiunta dopo l’esecuzione del singolo intervento;

– la prestazione e la classe energetica raggiunta a seguito dell’esecuzione di tutti gli interventi.

Le raccomandazioni devono essere inserite anche per gli edifici NZEB e ad altissima prestazione energetica.

Tutti gli interventi che il certificatore indica, devono essere fattibili sia tecnicamente che normativamente, in quanto costituiscono le prime linee guida per intervenire sull’edificio.

Su tale argomento si è espresso il Mise con un chiarimento:

“Le raccomandazioni sono un elemento obbligatorio del certificato, pena la sua invalidità. In assenza di impianto, il certificatore deve inserire almeno le raccomandazioni relative all’involucro, segnando nelle note che l’edificio non è dotato di impianto e dare indicazioni circa una possibile soluzione impiantistica riguardante il riscaldamento invernale e la produzione di acqua calda sanitaria. Le raccomandazione vanno sempre inserite, anche per quelli ad altissima prestazione energetica. Anche un nZEB potrebbe migliorare la prestazione energetica (anche se, molto probabilmente, non sarà conveniente dal punto di vista economico). Sarà responsabilità del certificatore inserire le raccomandazioni con tempo di ritorno più breve. Sarà discrezione dell’utente capire che interventi con tempo di ritorno elevato o con miglioramenti di prestazione molto ridotti saranno poco appetibili.”

In riferimento all’obbligatorietà di inserimento degli interventi migliorativi, si è espresso anche il CENED (Organismo di accreditamento regionale della regione Lombardia), che ha precisato:

"Gli interventi raccomandati sono un elemento obbligatorio dell’APE. In assenza di impianto il certificatore deve inserire almeno le raccomandazioni relative all’involucro, segnando nelle note che l’edificio non è dotato di impianto e dare indicazioni circa una possibile soluzione impiantistica riguardante il riscaldamento e, per il residenziale, la produzione di ACS. L’assenza dell’indicazione di interventi raccomandati nell’apposita sezione dell’APE costituisce un inadempimento del certificatore ed è oggetto di verifica in sede di controllo della conformità dell’APE. Tale indicazione può essere omessa solo qualora il certificatore dichiari, in caso di edifici in classe A3 e A4, che ulteriori interventi non sono convenienti in termini di costi-benefici. Le dichiarazioni di cui al presente punto vanno obbligatoriamente annotate nella sezione “Informazioni sul miglioramento della prestazione energetica” dell’APE stesso. Le valutazioni costi-benefici devono essere effettuate sulla base del tempo di ritorno semplice; ai fini del presente punto si intende intervento raccomandato da indicare nell’APE quell’intervento che comporta un miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio in termini sia di EPgl,nren che di classe energetica raggiungibile oppure un intervento che comporta un miglioramento dell’EPgl, nren a parità di classe energetica.”


ENEA presenta il suo modello di smart city.

Fonte foto:https://www.tdblog.it/senseable-city-lab-mit/

ENEA ha sviluppato un modello di città del futuro con soluzioni e strumenti hi tech per abitazioni e ambiente urbano basate suL risparmio energetico e idrico, sicurezza, salute e comfort abitativo delle persone, economia circolare e monitoraggio ambientale, ma anche co-governance e partecipazione alla vita collettiva. Ma non si tratta di un progetto astratto: molte delle soluzioni e tecnologie che compongono il modello ENEA, sono state già testate in alcuni quartieri di Roma e in altri Comuni italiani e successivamente qualificate all’interno dello Smart Village del Centro ENEA Casaccia. Il progetto è legato all’iniziativa “Convergenza Smart City and Communities” promossa dall’Agenzia per tradurre in pratica la discussione teorica sulla città intelligente, attraverso lo sviluppo di prodotti mirati. I risultati di questa roadmap verso la smart city del futuro sono stati ottenuti in collaborazione con i principali istituti universitari nazionali, nell’ambito del progetto “Sviluppo di un modello integrato di Smart District Urbano” dell’Accordo di Programma con il Ministero dello Sviluppo Economico.

La parola chiave del modello ideato è collaborazione. La maggior parte dei centri urbani gestiscono autonomamente, tramite le utility, una serie di servizi strategici come l’illuminazione, l’acqua, l’elettricità, il gas, i rifiuti e la mobilità. L’approccio scelto da Enea punta invece su cooperazione, convergenza e partecipazione: “Città e territori difatti diventano Smart laddove si consolidi una stretta collaborazione tra coloro che sono i principali attori dei processi gestionali e d’innovazione urbana ed il mercato nella sua eccezione più ampia”, illustrava lo scorso anno Nicoletta Gozo ricercatrice ENEA della “Divisione Smart Energy”. Il modello, direttamente operativo in contesti urbani, prevede tre settori applicativi: servizi aggregati per edifici, infrastrutture pubbliche energivore e smart community. A livello orizzontale è stata sviluppata una piattaforma ICT di integrazione, la cosiddetta Smart City Platform, in grado di connettere tutti i servizi urbani alla piattaforma di distretto e di integrare i prototipi e le soluzioni innovative realizzate.

Le tecnologie integrate nel modello replicabile di città del futuro comprendono:

smart home; un controllo domotico basato su una serie di sensori a costi contenuti e ridotta invasività, in grado di effettuare nelle abitazioni monitoraggi energetico-ambientale, segnalare effrazioni alla sicurezza e controllare le condizioni di salute delle persone. Tra le tecnologie utilizzate, il sistema multisensoriale “Sesto Senso”, brevettato da ENEA e basato su algoritmi specializzati, che consente di rilevare il numero di persone presenti in un ambiente ed effettuare l’analisi acustica e dei livelli di CO2;

smart building, un edificio innovativo implementato da un impianto fotovoltaico, batterie per l’accumulo e gestione innovativa dei flussi energetici, in grado di ridurre la necessità di scambio con la rete elettrica, abbattendo di conseguenza i costi per l’utente finale;

smart street con soluzioni per il monitoraggio dei parcheggi, la rilevazione di infrazioni o l’accesso in aree sensibili, il monitoraggio dell’inquinamento acustico e della qualità dell’aria, la rilevazione di situazioni critiche (es. allagamenti) e la ricarica di veicoli elettrici;

lampioni intelligenti ossia impianti a LED dotati di connettività e sensori per poter regolare da remoto e in automatico l’intensità luminosa, acquisendo nel contempo i dati di flussi di traffico;

• software per previsioni di rischio delle infrastrutture energetiche e idriche;

droni per il monitoraggio energetico degli edifici energivori attraverso riprese video e termografie;

gestione delle acque e degli scarti organici con soluzioni per individuare le perdite idriche in tempo reale; la gestione e il controllo automatizzati degli impianti di depurazione delle acque reflue;

• il compostaggio di comunità per la valorizzazione degli scarti alimentari;

piattaforma nazionale per il monitoraggio e la valutazione dei consumi delle infrastrutture pubbliche energivore, basata su una mappa standardizzata ed omogenea dei dati d’identità e di consumo per un vero e proprio catasto nazionale;

Social Urban Network, una metodologia già testata nel quartiere di Centocelle a Roma per lo sviluppo di una smart community locale e la promozione della co-governance, la partecipazione alla vita collettiva e comportamenti sostenibili grazie a processi formativi e organizzativi, living lab e tecnologie ICT.

Nell’ambito del progetto oltre allo sviluppo di veri e propri prototipi per la gestione in tempo reale di servizi urbani integrati e agevolare la gestione operativa della città, sono state implementate soluzioni adattive, sistemi di valutazione delle prestazioni, diagnostica, ottimizzazione e software di comunicazione dati in tempo reale”, sottolinea la responsabile del progetto Claudia Meloni, della divisione ENEA “Smart Energy”.


15 milioni di euro per la mobilità sostenibile nelle città italiane

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In arrivo PrIMUS, il programma di incentivazione per i progetti di mobilità ciclistica, sharing mobility e mobility manager

Approvato dalla Direzione Generale Clima ed Energia del MATTM un nuovo bando per gli interventi di mobilità sostenibile che cofinanzierà per il 75% a fondo perduto progetti per piste ciclabili, bici, sharing mobility e mobility manager. Il bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 33 dell’8 febbraio 2019 e sul sito del Ministero.

Il Programma di Incentivazione della Mobilità Urbana Sostenibile (PrIMUS) ha una dotazione di 15 milioni di euro da destinare ai Comuni con popolazione non inferiore a 50.000 abitanti, ampliando di fatto la portata del Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro che, con una dotazione di 35 mln di euro, riguardava esclusivamente i comuni con più di 100mila abitanti. Una scelta che, come ha dichiarato Vannia Gava, sottosegretario all’ambiente, ha triplicato il bacino di utenza potenziale, ma che risponde alla necessità di contrastare gli elevati tassi di inquinamento in città, a cui le automobili contribuiscono enormemente. PrIMUS, come viene spiegato nel bando “incentiva e cofinanzia scelte di mobilità urbana alternative all’impiego di autovetture private, favorendo la diffusione di forme di mobilità a basso impatto ambientale e di condivisione dei veicoli, nonché la propensione al cambiamento delle abitudini e dei comportamenti dei cittadini in favore della mobilità sostenibile“. Il cofinanziamento riguarda i progetti presentati dai Comuni per la realizzazione di nuove piste ciclabili in grado di rispondere alla domanda di spostamenti urbani casa-scuola e casa-lavoro, per lo sviluppo della sharing mobility in ambito urbano e delle attività di mobility management presso le sedi delle Amministrazioni dello Stato (sedi centrali e periferiche), delle Amministrazioni territoriali, delle scuole e delle università.

In particolare il bando prevede una misura esclusivamente dedicata alla sharing mobility a cui viene assegnato un finanziamento di 3,5 milioni di euro. Questa quota è indirizzata a due aspetti essenziali emersi nei lavori dell’Osservatorio della Sharing Mobility: la realizzazione di spazi di parcheggio dedicati ai servizi di vehicle sharing e gli incentivi alla domanda attraverso lo strumento dei Buoni Mobilità.

Nell’asse dedicato al Mobility Management, le misure cofinanziate dal bando prevedono l’acquisto di piattaforme di carpooling per gli spostamenti casa-lavoro delle Amministrazioni dello Stato (sedi centrali e periferiche), delle Amministrazioni territoriali, oltre che a scuole ed università. Inoltre in tema di ciclabilità è inserita la condizione che i percorsi finanziabili siano connessi alle stazioni ferroviarie e della metropolitana e che agli stessi percorsi siano connesse attrezzature di supporto utili anche alla bicicletta condivisa.

“Questo nuovo finanziamento è un impegno positivo del Ministero per l’Ambiente in direzione della mobilità sostenibile, per agevolare progetti innovativi e alternative all’auto nella mobilità urbana – ha dichiarato Anna Donati, responsabile mobilità Kyoto Club. “Significativo che i progetti dovranno rientrare nelle strategie delle città per la mobilità in bicicletta, la condivisione dei mezzi e lo sviluppo del ruolo dei mobility manager”.


Uffici Arpae di Mario Cucinella Architects: connubio tra forma e princìpi bioclimatici

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Completata la nuova sede dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l'Ambiente firmata dallo studio Mario Cucinella Architects

Il progetto , risultato il vincitore nella gara internazionale per la progettazione di un nuovo complesso edilizio destinato a uffici e laboratori di ricerca, rappresenta un esempio di integrazione perfetta tra forma e performance energetiche. Il cliente richiedeva un immobile da destinare ai propri uffici che rispondesse ai più alti standard di qualità architettonica e ambientale e fosse caratterizzato da un livello massimo di sostenibilità ambientale.

L'edificio si sviluppa intorno ad un cortile centrale che costituisce il nucleo del complesso. Il tetto dell'edificio, la cosiddetta quinta facciata, rappresenta l'elemento di design più connotante del progetto. «La copertura assolve alle funzioni energeticamente più importanti: diventa condotto della luce naturale zenitale, estrattore d'aria calda durante la stagione estiva e superficie captante (un vero e proprio collettore solare) durante la stagione invernale. Circa 300 metri quadri di pannelli fotovoltaici sono posti su alcuni dei camini della copertura che hanno l'orientamento ottimale, al fine di massimizzare l'apporto di energia solare. Inoltre, per la produzione di acqua calda sanitaria, sono stati collocati nella copertura dell'edificio esistente dei pannelli solari», spiega lo studio con una nota.

Tutti gli spazi di lavoro sono aperti verso l'esterno con l'inclusione di aree cortili verdi che creano un'alternanza di microambienti interni/esterni pieni e vuoti che movimentano e definiscono i volumi degli edifici. Anche il patio ha una sua precisa funzione nella strategia energetica funzionando anche da giardino climatico. Le corti interne (sia dell'edificio nuovo che di quello esistente) creano un microclima che consente di ridurre la temperatura.

Alcuni camini alloggiano 201 metri quadrati di pannelli fotovoltaici mentre 5 metri quadrati di solare termico sono stati installati sulla copertura del vano scale. Al fine di garantire e calibrare la percentuale di superficie captante durante la stagione invernale sono state condotte simulazioni con il software Ecotect mentre il livello di illuminazione naturale del nuovo blocco è stato studiato con l'aiuto del software Radiance, contribuendo ad un adeguato dimensionamento dei camini solari. Il controllo termico degli spazi dell'intero complesso è stato condotto con l'ausilio di software specialistici che hanno permesso di verificare anche l'andamento della ventilazione naturale negli spazi di lavoro. «È quest'idea che mi interessa esplorare: investire di più sull'analisi e le simulazioni che sulla sola tecnologia, creando un edificio che sia di fatto ibrido. Questo rappresenta il vero cambiamento per un'architettura che si dirige verso un'era ecologica, e che fa delle grandi sfide ambientali dettate dall'emergenza climatica, delle opportunità per uno sviluppo innovativo», sottolinea Mario Cucinella.

L'edificio è realizzato interamente in legno e montato a secco, fanno eccezione, ovviamente, le fondazioni che sono in calcestruzzo armato. La struttura portante, in legno lamellare, è composta da elementi strutturali dritti a sezione rettangolare, realizzati con tavole di legno d'abete. La forma organica, aiuta l'inserimento armonico nel contesto ed è pensata per minimizzare al massimo l'utilizzo di impianti; la maggior parte dell'energia necessaria per il loro funzionamento proviene da fonti energetiche rinnovabili. L'impianto a pompa di calore geotermica o ad acqua di falda, collegato ai pannelli radianti e all'UTA con ricuperatore di calore, garantisce elevati livelli di comfort in estate ed in inverno. Il recupero dell'acqua piovana dalla copertura è integrato dal riutilizzo dell'acqua usata negli impianti termici in modo da coprire le esigenze idrosanitarie e di irrigazione dell'edifici nella maggior misura possibile Per una maggior compatibilità ambientale dell'intervento sono stati scelti materiali naturali sia per le pareti e coperture (isolante in fibra di legno all'interno di una struttura con montanti e traversi) sia per la struttura portante (legno lamellare a sezione rettangolare).


In Groenlandia la prima casa modulare realizzata da due aziende italiane

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Una casa ad impatto zero nell’Artico, dove le temperature scendono fino a -50°

Frame è la prima casa modulare, autosufficiente, sostenibile e a impatto zero realizzata nell’Artico nella zona conosciuta come Disko Island,dove un gruppo di scienziati danesi sta studiando il cambiamento climatico. Una casa stile Tiny House, compatta, in legno, facile e veloce da montare, costruita per raggiungere la massima efficienza energetica, in un luogo con condizioni climatiche estreme, temperature rigidissime, neve e ghiaccio.

Il progetto, realizzato da LEAPFactory e sviluppato dalla ditta Ariston, leader nel settore della domotica per la casa, ha rappresentato una sfida ingegneristica e architettonica raccolta e vinta dalla collaborazione di queste due aziende: portare il comfort dove sembra impossibile trovarlo, è questo l’obiettivo dell’Ariston Comfort Challenge. Il progetto abitativo, dedicato alla progettazione di case con caratteristiche uniche di resilienza ed efficienza energetica, performanti, modulari e a basso impatto ambientale, nasce dall’esperienza maturata in ambienti con condizioni climatiche estreme, come i bivacchi d’alta quota costruiti nelle vette alpine valdostane e nei monti in Russia.

"A differenza di altri progetti, quello che abbiamo fatto in Groenlandia è una costruzione diversa chiamata "ossatura" e deve essere montata sul posto. La prima sfida è stata quella di costruire in breve tempo un kit industrializzato che potesse essere utilizzato anche in condizioni di freddo e ambienti ventosi - afferma Luca Gentilcore, fondatore di Leapfactory SRL - Durante la fase di progettazione ci occupiamo di ogni dettaglio, tenendo conto dell'ambiente in cui lavoreremmo, quindi non ci dovrebbe essere nulla che manchi in questo progetto."

La struttura è costituita da un telaio in legno (LVL o microlamellare), materiale ecologico e rinnovabile, isolante, dotato di inerzia termica, mentre l’involucro, innovativo e performante, è realizzato con un alto grado di isolamento termico. All’esterno delle scandole metalliche rosse, come delle squame, ricoprono tutto l’edificio. Tutti elementi sagomati ad hoc in fabbrica e pronti solo ad essere assemblati in loco. Frame è stata costruita in 20 giorni con l’aiuto degli abitanti della città di Disko, un’isola della Groenlandia. Tutto il materiale è stato trasferito dall’Italia, passando attraverso la Danimarca, per raggiungere la Groenlandia. Un viaggio multidisciplinare e avventuroso, fatto in aereo, barca rompighiaccio e cani da neve.

"L’edilizia è uno dei pochissimi settori a non essere stato cambiato radicalmente dall’approccio industriale. Ogni casa, ogni cantiere continua a essere una storia a sé, spesso fatta di imprevisti, di ritardi, di tempi lunghi e di incertezza sull’effettiva riuscita. Il tutto con grandi costi e con un impatto ecologico pesante. La nostra idea è quella di trasformare la casa in un qualcosa di simile a un’automobile, o a un mobile: personalizzabile, certo, ma facilmente assemblabile ovunque e da chiunque, secondo un processo finalmente industriale." affermano i fondatori di LeapFactory Stefano Testa e Luca Gentilcore.

Uno scenario estremo, per cui Ariston ha scelto LEAPFactory come partner, per garantire il successo di questa avventura senza precedenti. Con un'esperienza unica e forte in spettacolari abitazioni a impatto zero riunite in luoghi remoti e difficili, LEAPfactory ha accettato la sfida di Ariston: portare l'eccellenza italiana in uno dei luoghi più remoti della Terra.