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Nuove indicazioni per i sistemi di consolidamento strutturale in FRP

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Aggiornate le linee guida indicazioni sui sistemi di rinforzo FRP per l’identificazione, la qualificazione ed il controllo di accettazione dei materiali fibrorinforzati a matrice polimerica

I compositi fibrorinforzati in matrice polimerica (FRP – Fiber Reinforced Polymer) impiegati anche nell’ambito di interventi di consolidamento di costruzioni esistenti sono oggi tra i materiali non normati dalle vigenti Norme Tecniche per le Costruzioni, e privi di una norma europea di riferimento.
Tuttavia le vigenti NTC 2018 prevedono che tutti i materiali e prodotti da costruzione per uso strutturale debbano necessariamente essere identificabili, in possesso di specifica qualificazione all’uso previsto e debbano essere oggetto di controllo in fase di accettazione da parte del direttore dei lavori; pertanto tali materiali, qualora risultino non marcati CE ai sensi del Regolamento UE 305/2011, o non provvisti di Benestare Tecnico Europeo, devono essere in possesso del Certificato di Valutazione Tecnica (CVT) rilasciato sulla base di linee guida approvate dal CSLLPP.

I materiali polimerici fibrorinforzati FRP (Fiber Reinforced Polymer) sono materiali compositi che trovano ampia applicazione nelle opere di consolidamento strutturale. Tali materiali sono costituiti da fibre di rinforzo immerse in una matrice polimerica; le fibre possono essere aramidiche, di vetro o di carbonio, combinate in genere con adesivi strutturali polimerici.

Nelle linee guida sono riportati due tipi di sistemi di sistemi di rinforzo FRP: sistemi preformati (precured systems), costituiti principalmente da elementi a forma di lastre sottili (lamine o nastri) preparati in stabilimento mediante pultrusione, o altri processi produttivi di comprovata validità tecnologica, e successivamente incollati in cantiere alla membratura da rinforzare con collanti forniti dallo stesso Fabbricante, e sistemi impregnati in situ (ad esempio wet lay-up systems), costituiti da fogli o tessuti di fibre uni o multi-direzionali, impregnati direttamente in cantiere con resina polimerica termoindurente, che può fungere anche da adesivo al substrato interessato dall’intervento di rinforzo. Le due fasi costituenti il sistema di rinforzo devono essere entrambe commercializzate dallo stesso Fabbricante. In caso di ricorso ad altri materiali al fine di garantire la corretta adesione al supporto (ad esempio primer o rasatura) si precisa che gli stessi saranno costituiti in ogni caso da polimeri termoindurenti. Sono escluse dalle linea guida le matrici polimeriche termoplastiche. L'aggiornamento della linea guida relativa ai sistemi FRP è stata approvata con Decreto del Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici 29 maggio 2019, n. 293 e riporta il titolo "Linea Guida per la identificazione, la qualificazione ed il controllo di accettazione di compositi fibrorinforzati a matrice polimerica (FRP) da utilizzarsi per il consolidamento strutturale di costruzioni esistenti". La Linea Guida aggiorna e sostituisce quella precedente già pubblicata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici con DP n.220 del 9 luglio 2015; l’attuale versione adegua la precedente Linea guida all’evoluzione normativa, chiarisce meglio concetti e procedure ed infine introduce, fra i vari materiali componenti le fibre, anche l’utilizzo dell’acciaio e del basalto.

Nel Decreto viene precisato che restano validi, fino alla naturale scadenza, i Certificati di Idoneità Tecnica (CIT) ed i Certificati di Valutazione Tecnica (CVT) già rilasciati dal Servizio Tecnico Centrale ai sensi della precedente Linea Guida; gli stessi saranno poi adeguati alle nuove disposizioni in fase di rinnovo. Viene inoltre previsto un periodo transitorio di 12 mesi, entro il quale, esclusivamente per quanto concerne l’impiego di composti a matrice polimerica (FRP) rinforzati con fibre di acciaio o di basalto, i Fabbricanti che abbiano presentato al Servizio Tecnico Centrale istanza di CVT per compositi realizzati con le suddette fibre, nelle more del rilascio o diniego del certificato possono commercializzare i medesimi prodotti per i quali è stata richiesta la certificazione; in tal caso, tutte le forniture devono essere accompagnate da una apposita dichiarazione – resa sotto la propria responsabilità - che i sistemi in questione sono conformi alle disposizioni della Linea Guida di cui all’art. 1 del presente decreto. Trascorso tale periodo, il consolidamento di costruzioni esistenti tramite rinforzi FRP dovrà avvenire impiegando materiali qualificati ai sensi della nuove linea guida.


Bonus del 50% per le colonnine di ricarica elettrica: come usufruirne

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Le detrazioni fiscali riguarderanno le spese di acquisto e installazione di punti di ricarica per i veicoli elettrici

Le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici sono ormai obbligatorie per gli edifici nuovi o oggetto di ristrutturazione profonda, secondo quanto previsto dalla Direttiva Europea 2014/94/UE che stabilisce che, dal 2019, ogni nuova casa costruita o ristrutturata in Europa dovrà avere almeno un punto di ricarica delle auto elettriche. In particolare, gli immobili soggetti all’obbligo di predisposizione dell’installazione di colonnine di ricarica auto elettriche sono gli edifici non residenziali di nuova costruzione di superficie superiore a 500 metri quadri; gli edifici residenziali di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative, gli edifici già esistenti sottoposti a ristrutturazione edilizia di primo livello. Le infrastrutture elettriche predisposte dovranno permettere la connessione di una vettura da ciascuno spazio a parcheggio coperto o scoperto e da ciascun box per auto, siano essi pertinenziali o no, in conformità alle disposizioni edilizie fissate nel regolamento stesso. Il provvedimento, inoltre, stabilisce di realizzare sul territorio un numero adeguato di punti di ricarica accessibili al pubblico entro il 31 dicembre 2020. Secondo il D.lgs. 257/2016, in Italia dal 1° gennaio 2018 il titolo abilitativo per i nuovi edifici è vincolato alla predisposizione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli.

In linea con la direttiva sulla prestazione energetica vanno quindi le novità previste dalla legge di Bilancio 2019 che ha introdotto una detrazione fiscale del 50% delle spese sostenute, inclusi i costi iniziali per la richiesta di potenza addizionale fino ad un massimo di 7 kW, per chi installa, dal 1° marzo 2019 al 31 dicembre 2021, infrastrutture di ricarica elettriche, anche nei condomìni. Per ottenere l’agevolazione è necessario che le infrastrutture di ricarica siano dotate di uno o più punti di ricarica di potenza standard non accessibili al pubblico, quindi a servizio di singole abitazioni o in condomini. La detrazione viene ripartita in dieci quote di pari importo ed è calcolata su un ammontare massimo di 3.000 euro. Il DM 20 marzo 2019 dispone che, per fruire della detrazione, i contribuenti, sia soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle persone fisiche sia soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società, devono effettuare i pagamenti con bonifico bancario o postale o con altri sistemi di pagamento equivalenti. Il pagamento con tali strumenti non è richiesto per i versamenti da effettuare, con modalità obbligate, in favore di pubbliche amministrazioni. Il contribuente è tenuto a conservare ed esibire, previa richiesta degli uffici finanziari, le fatture, le ricevute fiscali, la ricevuta del bonifico e altra idonea documentazione comprovante le spese effettivamente sostenute.


Ecobonus 2019: uno sguardo alle detrazioni fiscali per il risparmio energetico

Fonte foto:https:https://www.morabitoimmobiliare.it/file/ape-2018-vademecum-enea-morabito-immobiliaremilano-810x430.jpg

L’ecobonus 2019 è la detrazione Irpef o Ires riconosciuta ai contribuenti che effettuano lavori per il risparmio energetico su edifici esistenti. Il bonus viene erogato nella forma di riduzione delle imposte dovute, in 10 rate annuali di pari importo. La detrazione Irpef è stata confermata anche per i lavori avviati al 1° gennaio 2019 e la proroga della detrazione fiscale del 65% e del 50% è stata confermata con l’ok definitivo alla Legge di Bilancio. A fornire tutte le indicazioni sull’ecobonus è l’Agenzia delle Entrate con la guida all’applicazione del bonus del 50% o del 65% calcolato in base alla tipologia di lavoro effettuato. La detrazione per il risparmio energetico consente di beneficiare di uno sconto Irpef pari al 50% o al 65% della spesa sostenuta, in relazione alla tipologia di lavoro effettuato, percentuale che sale fino al 75% nel caso di lavori in condominio. Nello specifico, la detrazione per interventi sulle abitazioni riguarda tutti gli interventi e le spese sostenute ai fini di: miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, pavimenti, finestre e infissi); installazione di pannelli solari; sostituzione di impianti di climatizzazione invernale; interventi di domotica. Per richiedere l’ecobonus nel 2019 è necessario che la spesa per la quale si richiede la detrazione riguardi specifici interventi volti al risparmio energetico e, per effetto delle novità introdotte dalla scorsa Legge di Bilancio, l’importo del bonus riconosciuto non sarà più pari ad una detrazione del 65% per tutti i lavori, ma sarà differenziato in due diverse aliquote. Vediamo quali sono le spese per le quali l’ecobonus sarà al 50%, al 65%, al 70% e fino all’85% per i lavori in condominio.

Detrazione ecobonus del 50% per i seguenti interventi:

  •  interventi relativi alla sostituzione di finestre comprensive d’infissi;
  •  schermature solari;
  •  caldaie a biomassa;
  •  caldaie a condensazione, che continuano ad essere ammesse purché abbiano un’efficienza media stagionale almeno pari a quella necessaria per appartenere alla classe A di prodotto prevista dal regolamento (UE) n.18/2013. Le caldaie a condensazione possono, tuttavia, accedere alle detrazioni del 65% se oltre ad essere in classe A sono dotate di sistemi di termoregolazione evoluti appartenenti alle classi V, VI o VIII della comunicazione della Commissione 2014/C 207/02.

Detrazione ecobonus 65% per i seguenti interventi :

  •  interventi di coibentazione dell’involucro opaco;
  •  pompe di calore;
  •  sistemi di building automation;
  •  collettori solari per produzione di acqua calda;
  •  scaldacqua a pompa di calore;
  •  generatori ibridi, cioè costituiti da una pompa di calore integrata con caldaia a condensazione, assemblati in fabbrica ed espressamente concepiti dal fabbricante per funzionare in abbinamento tra loro.

Detrazione ecobonus al 70% o 75% per i seguenti interventi:

  •  interventi di tipo condominiale. Attenzione: tale detrazione vale per le spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 con il limite di spesa di 40.000 euro moltiplicato per il numero di unità immobiliari che compongono l’edificio. Qualora gli stessi interventi siano realizzati in edifici appartenenti alle zone sismiche 1, 2 o 3 e siano finalizzati anche alla riduzione del rischio sismico determinando il passaggio a una classe di rischio inferiore, è prevista una detrazione dell’80%. Con la riduzione di 2 o più classi di rischio sismico la detrazione prevista passa all’85%. Il limite massimo di spesa consentito, in questo caso passa a 136.000 euro, moltiplicato per il numero di unità immobiliari che compongono l’edificio.

L’importo massimo di spesa ammessa all’ecobonus è pari a: 100.000 euro per gli interventi di riqualificazione energetica; 60.000 euro per gli interventi sull’involucro dell’edificio; 30.000 euro per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale, ovvero installazione di impianti dotati di caldaie a condensazione, pompe di calore ad alta efficienza e impianti geotermici a bassa entalpia; 60.000 euro per l’installazione di pannelli solari utili alla produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura, istituti scolastici e università. Il MISE intende introdurre dei nuovi tetti di spesa per ogni singolo intervento, che si vanno ad aggiungere alle soglie previste per il complesso degli investimenti. Il decreto, previsto dall’ultima Legge di Bilancio, andrà a riscrivere completamente le regole per beneficiare delle detrazioni fiscali per gli interventi messi in atto per la riqualificazione energetica degli edifici.


In arrivo le regole applicative del Fondo Nazionale per l’efficienza energetica

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Crippa: “Lo strumento mobiliterà 1,7 miliardi di euro di investimenti”

Il Fondo Nazionale Efficienza Energetica, istituito con il Decreto legislativo n.102 del 4 luglio 2014, è stato creato per favorire mediante finanziamenti gli interventi di risparmio energetico e mobilitare maggiori risorse private per l’efficientamento energetico di edifici, impianti e processi produttivi da parte di imprese, ESCO e Pubblica Amministrazione. Attualmente le risorse del Fondo ammontano a trecentodieci milioni di euro per cui ora è arrivato il momento di definire le modalità operative.

Con tale scopo si è svolta ieri 16 gennaio 2019 nella Sala degli Arazzi del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), la presentazione della proposta di regole applicative del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, stilata dal MISE e da Invitalia e presentata nell’occasione da Corrado Diotallevi, responsabile della Business Unit grandi investimenti e sviluppo di impresa di Invitalia. Il Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’energia Davide Crippa spiega: “Abbiamo avviato anche in questo caso un confronto con gli stakeholder che continuerà online, sulla base della proposta di regole operative messe a punto insieme ad Invitalia”.

Nel marzo 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 22 dicembre 2017 con cui il Ministero dello Sviluppo Economico ha fissato le modalità di funzionamento del Fondo Nazionale di efficienza Energetica. Il Fondo sostiene gli interventi mediante la concessione di garanzie su singole operazioni di finanziamento e l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato, in misura rispettivamente del 30% e del 70% sui 310 milioni sopracitati. L’obiettivo è quello di favorire il finanziamento di interventi necessari per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica attraverso: la riduzione dei consumi di energia nei processi industriali; la realizzazione e il potenziamento di reti e impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento; l’efficientamento di servizi ed infrastrutture pubbliche; la riqualificazione energetica degli edifici. Del totale delle risorse stanziate, un 9% è esclusivamente riservato a garanzie per interventi riguardanti reti o impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, mentre un 14% è dedicato ai finanziamenti agevolati a favore delle Pubbliche Amministrazioni. Le agevolazioni concesse sono cumulabili, entro certo limiti, con altri incentivi, contributivi e finanziari. “Si tratta di uno strumento atteso da più di 4 anni fondamentale per rimuovere le barriere finanziarie che limitano la realizzazione di interventi di efficienza energetica da parte delle imprese e della PA – ha dichiarato Crippa. “Grazie al Fondo si prevede una mobilitazione di investimenti nel settore dell’efficienza energetica di oltre 1,7 miliardi di euro con le risorse già disponibili ed un effetto leva previsto pari a 5,5 con relativa creazione di posti di lavoro nel settore e opportunità per l’indotto”.

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima prevede il mantenimento del Fondo per il periodo 2021-2030 con una previsione di incremento della dotazione finanziaria di 80 milioni di euro l’anno.


Progetto ADAMO: conservazione e restauro del patrimonio culturale romano.

Fonte foto:https:https://it.wikipedia.org/wiki/Mura_aureliane#/media/File:Aurelian_Walls_Rome_2011_1.jpg

L’ENEA continua a promuovere interessanti progetti finalizzati alla conservazione e al restauro di beni storico-artistici, con uno sguardo particolare nei riguardi di quelli dell’area romana, tramite l’ausilio di tecnologie sempre più all’avanguardia: sensori hi-tech per monitorare gli effetti di smog e traffico sulle Mura Aureliane, ma anche indagini laser per il restauro di Palazzo Chigi ad Ariccia. Tutte queste iniziative fanno parte del Centro di eccellenza del Distretto tecnologico per i beni e le Attività Culturali del Lazio finanziato dalla Regione con 6 milioni di euro e a cui hanno aderito tutte le università pubbliche del Lazio (La Sapienza, in qualità di capofila, Tor Vergata, Roma Tre, Tuscia, Cassino e Lazio Meridionale) e gli enti di ricerca CNR, ENEA e INFN, per un totale di 800 ricercatori con esperienza nel settore dei beni culturali, 400 tra assegnisti, contrattisti e post-doc e vari spin-off.

ADAMO (Analisi, DiagnosticA e MOnitoraggio) prevede una collaborazione diretta con le aziende del settore e il trasferimento delle più sofisticate tecnologie per il patrimonio storico sviluppate dall’Agenzia e dai sette partner del progetto come CNR, INFN, le tre università pubbliche di Roma “La Sapienza”, Tor Vergata e Roma 3 e quella della Tuscia. ADAMO prevede una serie di attività di analisi, verifica e restauro da svolgere presso siti specifici: Mura Aureliane; Parco Archeologico di Centocelle (con Villa della Piscina); Palazzo Vescovile di Frascati; Villa Mondragone di Monte Porzio Catone; Palazzo Chigi di Ariccia. Per ogni sito sono già stati individuati gli interventi e le tecnologie da mettere in campo, ad esempio: sulle Mura Aureliane, nel tratto in prossimità di Porta San Sebastiano verranno posizionati sensori hi-tech per monitorare gli effetti prodotti sulla struttura di traffico ed eventi naturali come i terremoti, ma anche di temperatura e umidità; nel Parco archeologico di Centocelle, ricercatori, archeologi e restauratori lavoreranno insieme per ricostruire la storia di Villa della Piscina e la cronologia delle diverse fasi costruttive; a Palazzo Vescovile di Frascati sarà verificato lo stato di conservazione degli affreschi e dei dipinti murali come a Villa Mondragone di Monte Porzio Catone, dove oltre ai dipinti, le tecnologie scandaglieranno le condizioni di salute delle fontane; a Palazzo Chigi di Ariccia le indagini hi-tech permetteranno di studiare reperti unici, come arredi e decorazioni in cuoio da parete, oltre a preziose tele e busti marmorei presenti negli storici appartamenti al piano nobile. “Finora abbiamo individuato sei diversi siti storici all’interno della città metropolitana di Roma, ponendo particolare attenzione a quel patrimonio culturale che non rientra nei tradizionali circuiti turistici. Questi luoghi, sui quali verrà effettuata anche un’analisi di tipo storico e socio-economico, rappresenteranno un banco di prova per le nostre tecnologie ma anche un’opportunità di incontro e di collaborazione con le aziende e i professionisti del settore, come archeologi e restauratori”, commenta Roberta Fantoni, responsabile della Divisione ENEA “Tecnologie fisiche per la sicurezza e la salute”. Fluorescenza indotta da laser nell’ultravioletto e spettroscopia Raman, rispettivamente basate sui fenomeni di fluorescenza e diffusione, sono solo alcune delle tecnologie, messe a servizio dell’arte, per l’ottenimento di preziose informazioni: sui materiali, sullo stato di conservazione, su eventuali tracce di restauro passato. Tutte tecnologie che vengono valorizzate dal fatto di non compromettere l’opera oggetto di studio.

Tutte le attività di ENEA, in particolare quelle relative ai beni storici, si basano su un concetto preciso: prendere coscienza dell’importanza della valorizzazione, della tutela e della conservazione dei beni affinché possano essere tramandati al mondo e alle generazioni future.

Oltre al progetto ADAMO, di cui ENEA è coordinatore, l’Agenzia parteciperà a “SISMI” sulle tecnologie per il miglioramento della sicurezza e la ricostruzione dei centri storici in area sismica e a “ECODIGIT” per la creazione di un ecosistema digitale che permetta la fruizione e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.