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Restart Scampia: dalla demolizione delle Vele alla realizzazione di una nuova centralità urbana

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Restart Scampia darà nuova vita al quartiere di Napoli con asili, alloggi e sedi dell'Università.

Giovedì 20 febbraio sono iniziati i lavori di demolizione delle Vele di Scampia , il complesso realizzato a Napoli su progetto dell’architetto Francesco di Salvo tra il 1965 e il 1972. Le vele di Scampia rappresentano uno dei simboli dell’architettura brutalista italiana e devono il loro nome alla loro forma che ricorda una vela latina. La realizzazione delle Vele fu promossa dalla Cassa del Mezzogiorno; l’intervento era ispirato ai modelli in via di realizzazione in Europa; l’obiettivo era quello di creare alla periferia nord di Napoli una città giardino in cui la nuova comunità delle famiglie residenti avrebbe trovato casa, verde e servizi. Molti sono gli interventi frutto di questo periodo, che in Italia è stato fortemente sostenuto dalla politica e da ingenti fondi statali. I risultati sono stati tuttavia spesso fallimentari, come dimostrano le vicende del Corviale a Roma o del quartiere Zen a Palermo.

Il complesso era formato da sette edifici; ma tre furono abbattuti tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Oggi delle vele rimaste, tre saranno completamente demolite (Vela Verde, Vela Gialla e Vela Rossa), mentre l’ultima (Vela Celeste) verrà riqualificata. I lavori di demolizione appena iniziati interesseranno inizialmente la vela Verde; due escavatori attrezzati con pinza, demoliranno pezzo per pezzo l’edificio. L’escavatore più piccolo si occuperà della parte esterna dell’edificio, mentre l’escavatore più grande, che può raggiungere un’altezza di 52 metri, demolirà la parte centrale, che sarà smantellata tramite una demolizione controllata top-down. Per diminuire la diffusione delle polveri gli escavatori sono dotati di attrezzature simili ad idranti. La demolizione è guidata dall’ ingegnere Nicola Salzano De Luna, direttore tecnico della società Servizi Integrati, e durerà 40 giorni. In realtà i lavori sono iniziati mesi fa, con la bonifica e lo smaltimento di tonnellate di rifiuti speciali.

La demolizione delle Vele di Scampia rientra all’interno di Restart Scampia, il progetto di riqualificazione urbana del quartiere finanziato dal Comune di Napoli. Terminata la demolizione delle vele, il progetto di rigenerazione urbana prevede la riqualificazione della vela Celeste che sarà destinata in un primo momento ad alloggi temporanei, per poi diventare sede della Città Metropolitana. Restart Scampia trasformerà il quartiere interamente mediante la realizzazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica con aree commerciali, per la cultura e lo spettacolo. È prevista inoltre la realizzazione del polo della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II, asili nido, scuole materne e scuole superiori. Non mancheranno zone adibite a verde pubblico, grazie alla riqualificazione del Parco di Scampia. Sarà inoltre potenziata la connessione con l’intorno urbano con la riqualificazione dell’area antistante la Stazione Scampia della Linea 1 della Metropolitana.

Restart Scampia è un piano finanziato da 60 milioni di euro provenienti da diversi fondi. I 18 milioni del Programma straordinario per la sicurezza delle Periferie e i 9 milioni del Programma Operativo Città Metropolitane sono destinati a supportare le demolizioni e la trasformazione della Vela Celeste. I 30 milioni provenienti dal Patto per lo sviluppo della città di Napoli permetteranno invece la riqualificazione dell’area attorno alla Vela Celeste, il Lotto M, e cofinanzieranno la costruzione della Facoltà di Medicina. L’intervento, ufficialmente avviato nel giugno 2019 prevede la sua conclusione nel 2023.


Green New Deal: quali opportunità per il settore italiano delle costruzioni

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Dal 2020 finanziamenti per i progetti di lotta al cambiamento climatico e mitigazione dei rischi

È stato approvato lo scorso 14 gennaio il Green New Deal, pacchetto finanziario lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Il progetto per gli investimenti sostenibili proposto dalla Commissione lo scorso dicembre, dovrebbe fare dell’Europa un continente “verde” entro il 2050. L’obiettivo è quello di dimezzare l’impatto inquinante europeo in dieci anni e azzerare le emissioni nette di CO2 in trenta. Per far ciò la Commissione guidata da Ursula von der Leyen proporrà una legge europea sul clima in modo tale da stimolare gli investimenti e fare in modo che il piano non resti un mero impegno politico.

La transazione verde interesserà diversi settori: la decarbonizzazione del settore energetico, la ristrutturazione degli edifici, la trasformazione dell’industria verso un processo di economia verde e la riduzione di emissioni derivanti dai trasporti. Anche l'Italia, prepara un 2020 "verde" di riforme e investimenti. Già la Legge di Bilancio 2020, prevede l'istituzione di un fondo verde, per finanziare gli investimenti sostenibili. Inoltre ai Comuni saranno destinate risorse da spendere, a esempio, per l’efficientamento energetico degli edifici e dell’illuminazione pubblica, una mobilità non inquinante, l’adeguamento e la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici. La ministra della funzione pubblica, Fabiana Dadone, a tal proposito ha incontrato i ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico per definire la strategia che porterà, nei prossimi mesi, a norme più semplici. "Energia, Sportello unico per le attività produttive, bonifiche, rifiuti e altri temi di grande rilievo: green new deal e sostenibilità hanno nelle semplificazioni normative e procedurali una precondizione essenziale" ha scritto la ministra in un post su Facebook.

Il presidente dell’Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) Gabriele Buia ha anch’egli ribadito l'importanza del piano verde nel panorama italiano: "Nell'ultima legge di Bilancio il Governo ha dato un indirizzo ben preciso, ma abbiamo bisogno di misure attinenti al mondo delle costruzioni, a esempio, quelle sulla rigenerazione urbana, senza le quali non sarà mai possibile centrare l’obiettivo del Green Deal. Servono norme che ci permettano di intervenire sul tessuto edificato esistente perché solo così si possono ottemperare le condizioni richieste sia dall’Onu che dall’Europa. Su questo stiamo preparando un pacchetto di proposte per il legislatore che prevede una fase normativa e un grande supporto fiscale. Inoltre deve esserci più sensibilizzazione, una cultura dell’innovazione e del cambiamento". Il Green New Deal rappresenta infatti una grande opportunità per la filiera delle costruzioni che rappresenta il 20 per cento del PIL, a patto che il legislatore fornisca i supporti senza i quali non è possibile essere operativi.

Il piano verde europeo e italiano rappresentano una sfida anche per il mondo della progettazione. Il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini spiega quali potrebbero essere le opportunità le azioni per rendere sempre più sostenibili le città, gli edifici e la mobilità. "Parigi, Barcellona, le grandi città europee stanno puntando a una mobilità sempre più incentrata sul trasporto pubblico elettrico - ha detto Zanchini nella video intervista - in Italia, tra il 2018 e il 2019, abbiamo costruito un chilometro di linee metro, è troppo poco. Il rilancio infrastrutturale del nostro Paese deve partire anche dalle città, tra l'altro nei prossimi mesi cominceremo a sperimentare le Comunità Energetiche e dovremo ripensare anche al patrimonio edilizio".

Legambiente ha pubblicato un dossier con una lista di 170 opere pubbliche che potrebbero essere finanziate con le risorse derivanti dal Green New Deal. A queste si aggiungono 11 emergenze climatiche: gli interventi riguarderebbero il miglioramento della sicurezza sismica e idrogeologica, la bonifica dei territori, innovazione nei trasporti e nelle infrastrutture, che consentirebbero agli italiani di vivere meglio.


Cobe : Karen Blixens Plads

fonte immagine:https://www.bikeitalia.it/2019/08/28/copenhagen-apre-il-nuovo-parcheggio-bici-delluniversita/

Lo scorso 22 Agosto è stato inaugurato il nuovo parcheggio bici dell’ Università di Copenhagen, un’area di 20.000 mq in cui trovano posto più di 2.000 stalli per le biciclette. La particolarità del progetto del parcheggio per bici dell’Università di Copenhagen è che, in realtà, il parcheggio è stato pensato e costruito come una piazza, denominata Karen Blixen Plads, ovvero un luogo che possa ospitare e accogliere i 16.000 studenti del campus universitario. Il progetto è opera di COBE Architechts, uno studio di architettura danese che in passato si è occupato di riqualificare la Norreport Station di Copenhagen, uno dei principali luoghi di interscambio della capitale danese dove ha realizzato uno dei parcheggi bici più iconici della città.

La filosofia dei progetti realizzati da COBE è chiara e può essere rintracciata in ciascuno dei progetti realizzati, ossia esortare le persone a vivere la città come un ampio soggiorno in cui i confini tra privato e pubblico diventino fluidi. Approccio vincente se si pensa, infatti, che ciascuno nella propria casa vorrebbe avere il massimo del comfort e di libertà, senza dimenticare la creatività dei gesti e un senso di benessere diffuso tale per cui varcare la soglia della propria casa equivarrebbe a “sentirsi a proprio agio”. «La nostra città è la nostra casa, ed è esattamente su questo che si basa oggi il successo di Copenaghen. Più apprezziamo la città come architetti, ma soprattutto come residenti di Copenaghen, meglio ne tratteremo. Migliore è il progetto della nostra città, più persone ci vivranno bene e ne saranno orgogliose. Non si tratta di bellezza, eleganza o ricchezza, ma di qualità della vita e democrazia urbana», spiega Stubbergaard. COBE con la sua architettura cerca di promuovere: la valorizzazione delle infrastrutture per la configurazione di spazi pubblici gratificanti; la risorsa derivante dalle trasformazioni e riconversioni dell’esistente; la promozione di una città a misura di bambino, e dell’architettura come strumento di democrazia; la messa a punto di strategie per trasformare le vecchie città industriali in città vivibili.

La nuova piazza nasce prima di tutto per creare un nuovo elemento di connessione tra i tre ingressi dell’università, posizionati su tre lati della parte nord della sua vasta superficie. Secondariamente, crea nuovi punti di aggregazione e socialità all’aperto per gli studenti e il personale, mettendoli a disposizione anche dell’attività didattica. Caratteristica unica del progetto e il gioco di forma della piastra centrale che ospita il parcheggio e la piazza: un igloo centrale che nella parte superiore funge da auditorium a cielo aperto e luogo di incontro, mentre nella parte inferiore da parcheggio bici coperto. Il tutto accompagnato una progettazione dello spazio pubblico e dello spazio verde che riprende le forme circolari dell’igloo e crea delle micro oasi di verde per gli studenti. Concentrato nella parte nord della piazza,il parcheggio, imposta tre diverse tipologie di aree di sosta. Due sono all’aperto, una a filo con la pavimentazione e l’altra leggermente incassata nel terreno, mentre la terza è coperta e nascosta. Questa parte di deposito è chiusa da tre grandi cupole in cemento armato che in superficie sembrano ricreare le ondulazioni di un paesaggio naturale. Dal punto di vista costruttivo, le cupole sono strutture a guscio le cui grandi aperture, che hanno richiesto particolare attenzione progettuale e realizzativa, consentono l’accesso e l’uscita.

Le finiture scelte sono di materiali durevoli dai colori neutri, che si ispirano ai toni degli edifici circostanti, e dalle minime richieste manutentive. Anche gli arredi sono semplici e funzionali, mentre l’impianto di illuminazione di notte ricrea un nuovo paesaggio urbano grazie all’illuminazione del suo interno.


Rcf Arena: Reggio Emilia diventerà la capitale della musica live.

fonte immagine:https://www.reggiosera.it/2019/11/la-rcf-arena-apre-i-battenti-fra-dieci-mesi/259148/

C’è una data per l’inaugurazione della Rcf Arena al Campovolo: il 12 settembre 2020, e l'artista protagonista del primo concerto sarà Luciano Ligabue. Reggio Emilia si candida ufficialmente a rappresentare la capitale della musica internazionale.

Avremo il piacere e l’onore di inaugurare questa arena con quel concerto, vi aspetto lì, 30 anni in un giorno”. L’annuncio da parte dello stesso Ligabue è arrivato dai social: il 12 settembre 2020 il rocker di Correggio celebrerà i suoi 30 anni di carriera nel concerto d’inaugurazione della Rcf Arena, l’area attrezzata per grandi eventi live i cui lavori al Campovolo sono cominciati un anno e mezzo fa.

La Rcf Arena unisce innovazione, unicità e grandi opportunità, Da questa inaugurazione l’area sarà aperta alla grande musica nazionale e internazionale” ha detto Fernando Salzano, gestore dell’impianto . Un progetto, quello che è stato presentato al Tecnopolo, importante e ambizioso nato sulla scia dei grandi concerti dagli anni ’80 in poi e fondato sulla collaborazione tra pubblico e privati. La gestione della Rcf Arena è infatti affidata a una cordata di sette imprese guidate da Coopservice.

Il nuovo Parco e Arena Campovolo prefigura un’area per grandi spettacoli ed eventi all’aperto, si prefigge come obiettivo quello di accogliere fino a 100.000 persone a nord della pista di atterraggio dell’aeroporto. La sua capienza è variabile e consente di accogliere dai 10.000 ai 100.000 spettatori, sarà possibile chiudere parte dei suoi spazi con strutture temporanee leggere che eviteranno la dispersione del pubblico nei casi di minore occupazione. È un’operazione che prende forma all’interno di un contesto contraddistinto da una forte attenzione al verde, che diventa quindi il filo conduttore di un progetto paesaggistico che organizza, struttura, modella e disegna il terreno. La Rcf Arena si imposta attorno a un cuore costituito dallo spazio concerti e spettacoli centrale, l’Arena verde con la sua forma ovoidale. Occupa una superficie di 50.000 mq ed è realizzata su un terreno in pendenza che nella parte più bassa, a quota -1,5 m, ospita le strutture per il backstage e di servizio. Il palcoscenico è collocato nella posizione acusticamente meno disturbante per le abitazioni più vicine, infine, lo spazio per il pubblico è organizzato in tre macro aree. Garantisce la visibilità migliore possibile da tutti i settori ed è completamente rivestito di prato. L’ingresso è posizionato lungo via dell’Aeronautica ed è dotato di spazi utilizzabili per manifestazioni temporanee e potrà ospitare attività di incontro, intrattenimento ed espositive. Dà accesso a un lungo boulevard attrezzato che accompagna gli spettatori fino all’Arena. I costi previsti ammontano a 11,5 milioni di euro, provenienti sia dal pubblico che dal privato. 1,7 milioni saranno messi a disposizione dalla regione Emilia-Romagna. Il resto proverrà da un gruppo di finanziatori privati che vede in testa Rcf, produttore reggiano leader mondiale di prodotti e sistemi per l’audio professionale da cui la nuova arena prende il nome.

Il progetto della nuova arena concerti, che una volta operativa sarà una delle più grandi d’Europa, prevede di svilupparsi anche oltre l’area del Campovolo. Aggiunge un altro tassello alla realizzazione del piano strategico di rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile dell’area nord di Reggio Emilia. È infatti prevista la realizzazione di una nuova pista ciclabile a unione dell’area con i parchi cittadini, il parco Berlinguer e il parco del Rodano.


Stefano Boeri Architetti per la nuova stazione di Matera

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Situata a ridosso del nucleo storico materano, la nuova stazione centrale sarà “una porta d’accesso al mondo”

Inaugurata ieri 13 novembre 2019, la nuova Stazione Centrale di Matera vede il taglio del nastro alla presenza delle massime autorità locali. La stazione, in realtà, è già entrata parzialmente in attività a disposizione di residenti e turisti per il raggiungimento della Capitale della Cultura 2019 dalla stazione di Bari mediante la linea delle Ferrovie Appulo Lucane.

I lavori di realizzazione dell’intervento sono stati avviati nel luglio 2018. Il progetto, firmato dallo studio guidato dall’architetto Stefano Boeri, prevedeva la ristrutturazione edilizia dell’esistente stazione di Matera centrale delle Ferrovie Appulo Lucane, una delle tre stazioni della tratta Bari – Matera che servono la città.

A tal proposito il progettista aveva dichiarato : "Il progetto intende restituire maggiore visibilità alla Stazione di Matera Centrale FAL, che è ripensata non più come un edificio di servizio necessario e sufficiente al collegamento ferroviario, ma un vero e proprio “landmark” urbano importante, adeguato alla primaria funzione urbana e territoriale che il nuovo servizio aspira ad assolvere, al passo con il ruolo importante che la città di Matera va a rappresentare in Europa"

Una grande apertura ricavata nel solaio di copertura della galleria interrata, di forma rettangolare e per un’estensione di circa 440 metri quadrati, mette in relazione diretta le due parti della stazione, fuori terra e dentro terra, portando luce naturale ed aria al tunnel sottostante completamente riqualificato.

Collocata, come la precedente fermata Matera Centrale, nelle immediate vicinanze del nucleo storico materano, la nuova stazione sorge a ridosso dell’esistente manufatto ferroviario, risalente agli anni Ottanta del Novecento e riconvertito a infopoint. All’esterno un’ampia copertura monumentale realizzata in pannelli metallici riflettenti contraddistingue questo importante intervento di rinnovo. Grazie alla sua geometria “diamantata”,i pannelli restituiscono una visione frammentata dello spazio urbano circostante, fatta di nuove prospettive, giochi di luci e riflessi sorprendenti. Le dodici sottili colonne in acciaio attraversano l'intera altezza della galleria ipogea per circa 6 m, fino a salire di ulteriori 12 m rispetto al livello terra, per sorreggere la pensilina come un grande tempio contemporaneo trasformando lo spazio esterno in una piazza coperta fruibile.

La stazione comprende un nuovo edificio che assolve le funzioni di accoglienza, biglietteria, collegamenti e servizi. Il nuovo volume presenta una finitura esterna realizzata con pietra locale ispirata ai classici ipogei materani. Il sistema costruttivo si basa su pannelli multistrato ottenuti dall’accoppiamento di un rivestimento lapideo di 12 mm con un layer di materiale alleggerito dello stesso spessore. Il disegno della parete è così definito dalla trama dei pannelli, intervallata da alcune fughe di raccordo enfatizzate nello spessore, e da una serie di moduli vetrati retroilluminato a tutta altezza. La facciata sud è in perfetta continuità con quella sottostante affacciata sulla banchina, a filo dell’apertura nel solaio. La galleria ferroviaria sotterranea è illuminata naturalmente grazie ad un’apertura di circa 440 mq realizzata nel solaio del tunnel stesso. In questo modo è stato possibile superare lo standard dei sottopassi angusti e illuminati artificialmente.

“La Nuova Stazione – sottolinea l’architetto Boeri – è pensata per divenire uno spazio pubblico riconoscibile, parte integrante della piazza pedonale che va a riconfigurare e riqualificare, direttamente collegata ai principali assi di accesso alla città storica situata a pochi passi”. “Quello che abbiamo fatto è creare un luogo, non solo un’infrastruttura. In un’area che era vuota e abbandonata, come in effetti era piazza della Visitazione”, racconta derante l'inaugurazione l’archistar milanese, il cui “Bosco Verticale” di Milano è entrato nell’elenco dei "50 grattacieli più iconici del mondo".