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Bando Sport e Periferie 2018: disponibile la graduatoria degli impianti da riqualificare.

fonte immagine:http://www.ambrosiepartners.it/articolo.php?id_articolo=637

L’Ufficio dello Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato la graduatoria dei progetti presentati nell’ambito del bando "Sport e Periferie 2018" che finanzierà con 72 milioni di euro circa 250 progetti di impianti sportivi sparsi su tutto il territorio italiano. La graduatoria include, così come previsto dal Bando, gli interventi oggetto di finanziamento e gli interventi non finanziati con l’indicazione del punteggio totalizzato. Sono 10 i milioni di euro disponibili per realizzare, rigenerare o completare gli impianti sportivi situati in aree svantaggiate e zone periferiche urbane, nell’ambito del Piano sport e Periferie che ha l’obiettivo di rimuovere gli squilibri economico sociali e incrementare la sicurezza urbana attraverso investimenti sulle infrastrutture sportive. Un bando che si inserisce in una strategia di recupero e valorizzazione del patrimonio impiantistico sportivo italiano, ma con un’attenzione dedicata agli spazi urbani di periferia.

In una nota l’Ufficio per lo Sport ha fatto sapere che “i soggetti assegnatari del finanziamento possono chiedere informazioni contattando direttamente la società Sport e Salute all’ indirizzo di posta elettronica sporteperiferie@sportesalute.eu".

La Commissione dell’Ufficio per lo Sport ha valutato le richieste pervenute, tenendo conto dei criteri di:

• localizzazione dell’intervento: saranno considerati prioritariamente i lavori in aree con bassi livelli di scolarizzazione e interessate da recenti calamità naturali;

• stato di avanzamento della progettazione: punteggio massimo ai lavori con progetti esecutivi, punteggio minimo a quelli in possesso solo di fattibilità tecnica-economica;

• incidenza del contributo richiesto sull’importo complessivo dell’intervento: favoriti quelli con la quota maggiore di cofinanziamento;

• polifunzionalità dell’impianto: un punteggio maggiore sarà assegnato alle strutture in cui è possibile svolgere simultaneamente più attività sportive;

• natura giuridica dell’ente titolare del diritto di proprietà dell’impianto: priorità agli impianti di proprietà pubblica.

La richiesta di contributo pubblico per ciascun intervento non sarà superiore a 500.000 euro. Le richieste di finanziamento per impianti localizzati in una medesima regione non potranno gravare sul fondo per importi cumulativamente superiori al 10 per cento della sua capienza. L’erogazione del contributo avverrà in modo frazionato e in proporzione agli stati di avanzamento dei lavori, certificati dal direttore dei lavori.

Il Piano Sport e Periferie è nato con il D.Lgs 185/2015 con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri economico sociali e incrementare la sicurezza urbana attraverso gli investimenti sulle infrastrutture sportive. Il Fondo, inizialmente incardinato presso il Coni, è stato già finanziato con due tranche di importo pari a 100 milioni di euro ciascuna. Con la prima tranche sono stati finanziati otto interventi urgenti, coi quali si è mirato a risolvere alcune delle situazioni di maggiore difficoltà nelle periferie di Milano, Roma, Napoli e Palermo, e 183 interventi distribuiti sull'intero territorio nazionale in modo omogeneo e con l'interessamento di ventisette discipline sportive. Con la Legge di Bilancio 2018 il Fondo è divenuto strutturale e gli è stata assegnata una dotazione iniziale di 10 milioni di euro all'anno a decorrere dall'anno 2018.

Con la pubblicazione della graduatoria si conclude la procedura relativa al bando 2018; lo step successivo sarà la pubblicazione del bando "Sport e Periferie 2019".


Progetto ADAMO: conservazione e restauro del patrimonio culturale romano.

Fonte foto:https:https://it.wikipedia.org/wiki/Mura_aureliane#/media/File:Aurelian_Walls_Rome_2011_1.jpg

L’ENEA continua a promuovere interessanti progetti finalizzati alla conservazione e al restauro di beni storico-artistici, con uno sguardo particolare nei riguardi di quelli dell’area romana, tramite l’ausilio di tecnologie sempre più all’avanguardia: sensori hi-tech per monitorare gli effetti di smog e traffico sulle Mura Aureliane, ma anche indagini laser per il restauro di Palazzo Chigi ad Ariccia. Tutte queste iniziative fanno parte del Centro di eccellenza del Distretto tecnologico per i beni e le Attività Culturali del Lazio finanziato dalla Regione con 6 milioni di euro e a cui hanno aderito tutte le università pubbliche del Lazio (La Sapienza, in qualità di capofila, Tor Vergata, Roma Tre, Tuscia, Cassino e Lazio Meridionale) e gli enti di ricerca CNR, ENEA e INFN, per un totale di 800 ricercatori con esperienza nel settore dei beni culturali, 400 tra assegnisti, contrattisti e post-doc e vari spin-off.

ADAMO (Analisi, DiagnosticA e MOnitoraggio) prevede una collaborazione diretta con le aziende del settore e il trasferimento delle più sofisticate tecnologie per il patrimonio storico sviluppate dall’Agenzia e dai sette partner del progetto come CNR, INFN, le tre università pubbliche di Roma “La Sapienza”, Tor Vergata e Roma 3 e quella della Tuscia. ADAMO prevede una serie di attività di analisi, verifica e restauro da svolgere presso siti specifici: Mura Aureliane; Parco Archeologico di Centocelle (con Villa della Piscina); Palazzo Vescovile di Frascati; Villa Mondragone di Monte Porzio Catone; Palazzo Chigi di Ariccia. Per ogni sito sono già stati individuati gli interventi e le tecnologie da mettere in campo, ad esempio: sulle Mura Aureliane, nel tratto in prossimità di Porta San Sebastiano verranno posizionati sensori hi-tech per monitorare gli effetti prodotti sulla struttura di traffico ed eventi naturali come i terremoti, ma anche di temperatura e umidità; nel Parco archeologico di Centocelle, ricercatori, archeologi e restauratori lavoreranno insieme per ricostruire la storia di Villa della Piscina e la cronologia delle diverse fasi costruttive; a Palazzo Vescovile di Frascati sarà verificato lo stato di conservazione degli affreschi e dei dipinti murali come a Villa Mondragone di Monte Porzio Catone, dove oltre ai dipinti, le tecnologie scandaglieranno le condizioni di salute delle fontane; a Palazzo Chigi di Ariccia le indagini hi-tech permetteranno di studiare reperti unici, come arredi e decorazioni in cuoio da parete, oltre a preziose tele e busti marmorei presenti negli storici appartamenti al piano nobile. “Finora abbiamo individuato sei diversi siti storici all’interno della città metropolitana di Roma, ponendo particolare attenzione a quel patrimonio culturale che non rientra nei tradizionali circuiti turistici. Questi luoghi, sui quali verrà effettuata anche un’analisi di tipo storico e socio-economico, rappresenteranno un banco di prova per le nostre tecnologie ma anche un’opportunità di incontro e di collaborazione con le aziende e i professionisti del settore, come archeologi e restauratori”, commenta Roberta Fantoni, responsabile della Divisione ENEA “Tecnologie fisiche per la sicurezza e la salute”. Fluorescenza indotta da laser nell’ultravioletto e spettroscopia Raman, rispettivamente basate sui fenomeni di fluorescenza e diffusione, sono solo alcune delle tecnologie, messe a servizio dell’arte, per l’ottenimento di preziose informazioni: sui materiali, sullo stato di conservazione, su eventuali tracce di restauro passato. Tutte tecnologie che vengono valorizzate dal fatto di non compromettere l’opera oggetto di studio.

Tutte le attività di ENEA, in particolare quelle relative ai beni storici, si basano su un concetto preciso: prendere coscienza dell’importanza della valorizzazione, della tutela e della conservazione dei beni affinché possano essere tramandati al mondo e alle generazioni future.

Oltre al progetto ADAMO, di cui ENEA è coordinatore, l’Agenzia parteciperà a “SISMI” sulle tecnologie per il miglioramento della sicurezza e la ricostruzione dei centri storici in area sismica e a “ECODIGIT” per la creazione di un ecosistema digitale che permetta la fruizione e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.


Da struttura fatiscente a Smart building e gioiello architettonico: la nuova sede di ALD AUTOMOTIVE a Roma

Fonte foto:https://www.casaeclima.com/ar_36461__Un-intelligent-building-nel-cuore-di-Roma.html

Cool Projects, la società romana specializzata in project management e in energy design management ha trasformato una struttura fatiscente in un gioiello architettonico, partendo dallo scheletro in cemento armato è nato uno smart building, grazie alla Building automation e ad un intervento di reingegnerizzazione ed efficientamento energetico.

Architettura e domotica sono state applicate per la realizzazione di questo smart building nel quartiere Eur di Roma, nel cuore della Capitale. Autore della trasformazione in un edificio moderno, di quello che solo fino a pochi anni fa era ancora uno scheletro in cemento armato, è stata Cool Projects, società specializzata in project management e in energy design management, che nel 2016 ha iniziato una profonda ristrutturazione su un primo restyling che già nel 2008 consentì a Saipem, di utilizzarlo per la propria sede romana (fino al 2015). Palazzo ALD Automotive si è convertito in un perfetto Intelligent Building, tra i più avanzati della città. Oggi il palazzo di proprietà Immobilcinque (Gruppo Valle Giulia) è la prestigiosa sede della multinazionale dell’autonoleggio a lungo termine e fleet management ALD Automotive. Il progetto di restyling, portato avanti dall’architetto Jacopo Rizzi e dallo staff tecnico coordinato da Cool Projects, ha riguardato il completamento degli esterni dell’edificio e la riconfigurazione degli spazi interni secondo le esigenze del nuovo locatario e della proprietà. Si è trattato di un lavoro sinergico, durante il quale collaborazione, convergenza di interessi e partecipazione tra i vari attori in causa hanno dato vita ad un progetto di notevole impatto visivo a livello architettonico ed altamente funzionale in termini di impianti e domotica. Alcuni elementi sono rimasti integri come le facciate principali Est e Ovest ritmate da una maglia a moduli quadrati composti da un grande vetro trasparente centrale, che va da solaio a solaio, e da lesene rettangolari orizzontali e verticali in vetro satinato che nascondono i solai e i pilastri che corrono in aderenza. Un modulo, questo, che è stato utilizzato come unità di misura per proporzionare parti del progetto. L’adeguamento alla normativa antincendio ha però “imposto” la realizzare di una seconda scala collocata sul lato Sud e la messa in conformità, innalzandole l’altezza, del solaio di copertura. Ma ciò che ha dato nuova vita all'aspetto esterno è stata la realizzazione di una cornice - curvilinea sul lato Nord e rettangolare a Sud - che, abbracciando l'intero edificio, nasconde le scale antincendio e protegge l’ultimo piano dall'irraggiamento solare e dalle intemperie. L'intera cornice è composta da pannelli compositi di Alucobond, con finitura esterna in alluminio satinato, intervallati e fissati da pressori su cui sono applicate delle ogive in alluminio che sottolineano sia la verticalità che l'orizzontalità dei volumi riconnettendo visivamente le linee maglia che anima i prospetti principali. La scelta dell’Alucobond e della sua finitura in alluminio è stata fatta per inserire il nuovo intervento allineandolo con i materiali già presenti nell'edificio. La cornice che abbraccia la scala antincendio sul lato Nord presenta dei tagli orizzontali come prese d'aria mentre sul versante Sud appare un'unica grande asola verticale ad agire come presa d'aria. Al piano terra, sui due prospetti principali, sono stati realizzati due grandi portali di ingresso che servono a segnalare a dipendenti e ai visitatori i punti di accesso principali all'edificio. I due portali, inseriti e proporzionati seguendo il ritmo delle facciate, sono composti da pannelli in Alucobond con finitura color antracite metallizzato che permette loro di staccarsi e mettersi in evidenza rispetto al resto delle facciate. Sulla sommità di questi portali sono state inserite due grandi lastre in vetro a sbalzo che hanno il compito di proteggere lo spazio sottostante dalle intemperie. Un altro elemento importante del progetto è rappresentato da due pensiline vetrate di connessione tra le quattro scale esterne provenienti dalle autorimesse dei piani sottostanti e i portali di ingresso: un percorso protetto dalla pioggia e ben evidenziato da un effetto galleria trasparente. La sistemazione delle aree perimetrali del lotto, in fase di completamento, prevede la realizzazione di un parco urbano che sarà articolato in più zone immerse in una sistemazione a verde con prato e alberature in cui verranno realizzati dei gazebo, delle tettoie, un teatro all’aperto per la sosta, il pranzo e il lavoro dei dipendenti, ma anche una pista per il running e un’area dove verrà posizionato un macchinario multifunzionale per un completo allenamento fisico. Le facciate Est e Ovest sono state rivestite con pellicola filtrante trasparente per contenere l’irraggiamento solare verso l’interno del fabbricato e abbattere i costi di gestione. Sul prospetto Ovest è stata disegnata e applicata, una pellicola one-way a colori con il logo dell’azienda mentre sui prospetti Nord e Sud sono state posizionate le insegne luminose dell’azienda. L’edificio si sviluppa su 11 piani di cui due interrati adibiti ad autorimessa, un piano terra riservato all’accoglienza e al ristoro, 7 piani destinati a uffici, e l’ultimo piano rivolto ad attività dirigenziale. Tutte le tramezzature interne, ad eccezione dei blocchi destinati ai servizi igienici, sono state demolite secondo la logica dell’open space. L’edificio, inoltre, rappresenta un esempio importante in termini di efficientamento energetico, raggiungendo la più alta classe di riferimento, nonostante le grandi superfici vetrate, dotato di un sistema di Building Automation realizzato da Cool Projects, capace di controllare tutti parametri funzionali dello stabile, consentendo agli utenti l’intuitiva gestione delle condizioni ambientali tramite semplici touch screen. Cool Projects si è occupata anche della progettazione e della direzione dei lavori per gli impianti elettrici, meccanici e speciali e ha sviluppato i sistemi hardware e software di supervisione e controllo.


La cordata Salini-Fincantieri-Italferr ricostruirà il ponte Morandi: il progetto è di Renzo Piano e sarà a forma di nave .

Fonte foto:www.dire.it/07-09-2018/241391-genova-2019-nuovo-ponte-renzo-piano/

Saranno Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr le tre società che realizzeranno il "nuovo" Ponte Morandi, dopo il crollo del 14 agosto che ha causato la morte di 43 persone. La cordata eseguirà un progetto di Renzo Piano e l'opera avrà un costo complessivo di 220/230 milioni di euro. E' stata scartata l'ipotesi di affidare i lavori al gruppo trentino Cimolai, che aveva presentato un'offerta da 175 milioni, 14 dei quali per la demolizione, avvalendosi di un disegno di un'altra archistar Santiago Calatrava. La stessa ditta Cimolai di Pordenone ha dichiarato che non farà ricorso “per spirito di servizio nei confronti del Paese“.

Nel testo del "decreto 19",dedicato alla ricostruzione del viadotto, si legge che l'opera avrà un costo di 202 milioni di euro, Iva esclusa, e che la cordata Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr è "disponibile a costituire un’unica struttura giuridica". Dopo la firma del decreto ha annunciato alla stampa il sindaco di Genova e commissario Bucci che "non si chiamerà più ponte Morandi". Il primo cittadino ha anche sottolineato che alla gara per l’assegnazione dei lavori del viadotto "ha partecipato l’eccellenza italiana e straniera con progetti di altissimo livello". Renzo Piano vestirà il ruolo di supervisore di tutto il progetto affiancato da un team di altissimo livello. Per quanto riguarda invece gli "sconfitti" Bucci ha spiegato che "l’azienda Cimolai e l’architetto Calatrava si sono messi a disposizione per aiutare nel caso ce ne fosse bisogno". Salini Impregilo e Fincantieri hanno spiegato che l'opera "sarà realizzata dalla neocostituita società PerGenova" sulla base di un progetto di Renzo Piano. "Si prevede il completamento dell’opera in 12 mesi, dal momento in cui l’area verrà resa disponibile, dopo il completamento delle attività di demolizione". Il viadotto "sarà costituito da un impalcato d’acciaio, con una travata continua di lunghezza totale pari a 1100 metri, costituita da 20 campate. Il progetto prevede 19 ‘pile' di cemento armato di sezione ellittica posizionate con un passo costante di 50 metri, a eccezione della campata sul torrente Polcevera e di quella sulle linee ferroviarie, dove l’interasse passa da 50 a 100 metri". Nel decreto commissariale poi si legge esplicitamente che è stato scelto un progetto che utilizza “pile” anziché “stralli” "nel rispetto della sensazione di avversione psicologica maturata in città dopo il crollo del Morandi". Tra le ragioni che hanno spinto il commissario a scegliere l’idea di Piano, anche il fatto che "estetica e progettualità sono derivate dalla storia e dall’immagine di Genova, città di mare, in ragione della forma delle “pile” e dell’impalcato, che richiamano la prua e sezione di una nave". Per finire nel decreto si commentano positivamente anche i materiali, con "struttura mista di acciaio e cemento armato", e le modalità esecutive, "in grado di ridurre i tempi di realizzazione e la riduzione delle interferenze con le infrastrutture e i sottoservizi".

“È un momento molto importante. A una grande azienda privata si affianca l’eccellenza ingegneristica e costruttrice pubblica italiana. Parlo naturalmente di Fincantieri, ma anche di Italferr, impegnata già nella progettazione di viadotti importanti in Italia e nel mondo”. Così il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, commenta l’affidamento dei lavori della ricostruzione di Ponte Morandi a Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr. “Il ponte di Genova sarà un ponte verso il futuro, quel futuro di riscatto e prosperità in cui il governo vuole portare tutta l’Italia”, chiosa il ministro.


Ponte Genova: come sarà il nuovo ponte progettato da Renzo Piano e costruito da Salini Impregilo con Fincantieri e Italferr

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1.100 metri, 20 campate e 202 milioni di euro per il ponte che sarà costruito in 12 mesi

Inizia oggi la demolizione del vecchio ponte Morandi. Il nuovo ponte sul Polcevera sarà ricostruito da Salini - Impregilo, Fincantieri e ItalFerr (per la parte progettuale) sulla base del progetto che l'architetto genovese Renzo Piano ha regalato alla città “per spirito civico e gratuitamente."

Lo ha ufficializzato ieri il sindaco di Genova e commissario straordinario per la ricostruzione Marco Bucci che ha dichiarato: “la struttura commissariale è molto contenta”. Abbiamo scelto il ponte di Renzo Piano basandoci su diversi criteri: costi, estetica, facilità di ricostruzione, tempi, rischi e manutenzione. Entrambi i progetti erano buoni, non c'è stato un confronto o una gara, ma una scelta”. Il concorrente era il re dei ponti Santiago Calatrava, con l’impresa edile Cimolai, punto di riferimento per le grandi costruzioni. Il nuovo ponte di Renzo Piano costerà 202 milioni di euro, mentre i lavori di demolizione costeranno 19 milioni. E sarà, nelle parole dell'architetto e senatore a vita, "Un ponte bello, bello com’è intesa la bellezza a Genova. Un ponte molto genovese. Semplice ma non banale. Un ponte di acciaio, sicuro e durevole. Perché i ponti non devono crollare." Il nuovo Ponte sarà costituito da un impalcato in acciaio con una travata continua; prevede 19 pile in cemento armato di sezione ellittica posizionate con un passo costante di 50 metri, ad eccezione della campata sul torrente Polcevera e di quella sulle linee ferroviarie, dove l’interasse passa da 50 a 100 metri. Tale soluzione consentito l’ottimizzazione delle strutture e delle fondazioni, limitando le dimensioni delle stesse in un contesto fortemente urbanizzato ed antropizzato. La lunghezza totale sarà pari a 1.100 m distribuiti su 20 campate.

Il progetto rappresenta il frutto della collaborazione tra tre grandi aziende del settore: Italferr si occuperà della progettazione esecutiva basandosi sul progetto architettonico elaborato da Renzo Piano; la neocostituita società PERGENOVA, creata da Salini Impregilo e Fincantieri, si occuperà della realizzazione: si prevede il completamento dell'opera in 12 mesi, dal momento in cui l’area viene resa disponibile, dopo il completamento delle attività di demolizione.

Bucci ha affermato che l’azienda Cimolai e l’architetto Santiago Calatrava (il cui progetto non è stato scelto) hanno espresso la "disponibilità alla collaborazione per lavorare allo sviluppo del nuovo viadotto per il bene della città di Genova e dell’Italia”.

Le strutture in acciaio verranno realizzate utilizzando il cantiere di Genova - Sestri Ponente, lo stabilimento di Valeggio sul Mincio (Verona) e, se necessario, altri stabilimenti del gruppo Fincantieri in Italia. La produzione dell’impalcato metallico sarà realizzata in macro elementi strutturali che verranno trasportati a piè d’opera, assemblati e saldati, completando a terra le lavorazioni di ogni singola campata. In questo modo gli interventi in quota saranno ridotti al minimo. Il sollevamento invece verrà effettuato utilizzando prevalentemente speciali apparati, denominati “strand jacks”, che permetteranno di allineare l’impalcato all’elemento principale in acciaio collocato preventivamente in sommità alle pile, con l’utilizzo di autogru.

In collaborazione con Cetena, la società di ricerca del gruppo Fincantieri basata a Genova, verrà fornito e installato anche un sistema integrato di monitoraggio, controllo e ispezione del ponte.

L’architetto Renzo Piano, su richiesta del Commisario Marco Bucci, sovraintenderà il progetto, "per garantire l’aderenza all’idea originale e la qualità di realizzazione della stessa”.