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Progetto Value CE-IN, coordinato da ENEA: soluzioni hi-tech per depurare le acque reflue.

fonte immagine:http://www.greenreport.it/rubriche/scarichi-e-acque-reflue-quando-e-applicabile-il-parametro-escherichia-coli/

L’obiettivo del progetto Value CE-IN, coordinato da ENEA e finanziato dalla Regione Emilia Romagna, al quale partecipano anche CNR, Università di Bologna e Ferrara, Politecnico di Milano e le aziende Hera, Caviro Distillerie, Agrosistemi, Irritec, Alga&Zyme Factory e Promosagri; è quello di creare soluzioni hi-tech, ma anche biotecnologie innovative e nuovi modelli di business per valorizzare l’intera catena del trattamento depurativo delle acque reflue municipali e industriali, in linea con i principi dell’economia circolare.

Le tre tipologie di acque di scarico delineate dal D.L.vo 152/06 ripropongono quelle precedenti previste dal D.L.vo 152/99, ovvero le acque reflue domestiche, le acque reflue industriali, le acque reflue urbane. Le “acque reflue domestiche” sono le “acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche” (art. 74, c. 1, lett. g). La seconda importante definizione riguarda lo scarico di “acque reflue industriali”. La norma, come modificata dal D.L.vo 4/2008, recita che tale scarico è caratterizzato da “qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diversi dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento …” (art. 74, comma 1, lett. h). Infine le “acque reflue urbane”, le quali, dopo la modifica di cui al D.L.vo 4/2008, vengono definite come “acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato” (art. 74, c. 1, lett. i). Trattasi, in pratica, delle acque delle pubbliche fognature e dei depuratori comunali.

Nello specifico, presso l’impianto Hera di Cesena, ENEA in collaborazione con l’Università di Bologna, implementerà un prototipo per il monitoraggio della qualità delle acque reflue trattate ad uso irriguo, che verranno fatte affluire, tramite sistemi di irrigazione di precisione innovativi, verso una parcella pilota sperimentale coltivata ad ortaggi e ne valuteremo gli impatti agronomici ed ambientali”, precisa Luigi Petta dell’ENEA. “Inoltre abbiamo previsto, in collaborazione con CNR, lo sviluppo di metodiche di monitoraggio e di tecnologie per il trattamento di contaminanti emergenti, tra cui le microplastiche, argomenti attuali e di crescente interesse per la comunità scientifica e la società visti gli impatti sulla salute dell’uomo e l’ambiente”. Il progetto prevede lo sviluppo di sistemi smart in scala reale con elevato TRL (Technology Readiness Level o livello di maturità tecnologica) per testare e validare biotecnologie innovative per il reimpiego delle materie prime risultanti dal trattamento delle acque reflue (alghe, carboni vegetali o bio-char e bio-oli).


Nuovi modelli ENEA per previsioni hi-res di onde e maree nel Mediterraneo.

fonte immagine:https://www.qualenergia.it/articoli/20180105-energia-dal-mare-le-prospettive-per-il-mediterraneo/

ENEA ha messo a punto due innovativi modelli in grado di stimare la produzione di energia dal mare grazie alle previsioni ad alta risoluzione di onde e correnti di marea nel Mediterraneo. Il primo modello MITO è in grado di fornire previsioni su temperatura, salinità e velocità delle correnti marine con un dettaglio spaziale che va da 2 km fino a poche centinaia di metri come nel caso degli stretti di Gibilterra, dei Dardanelli e del Bosforo; il secondo WAVES è un sistema di previsione delle onde che garantisce una risoluzione fino a 800 metri in aree marine e costiere ad alto potenziale energetico.

Nel Mediterraneo le aree con il più alto potenziale di energia dalle onde sono le coste occidentali della Sardegna e della Corsica, ma anche il Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia, dove il flusso medio di energia oscilla tra i 10 e i 13 kW/m. Oltre alle onde nel nostro modello ora abbiamo introdotto una novità: abbiamo incluso le maree locali e quelle trasmesse dall’Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Questo ci permetterà di conoscere più in dettaglio lo stato del mare e della sua circolazione per migliorare le nostre previsioni sulla produzione di energia e per misurare l’impatto su alcuni settori economici come quello del turismo, dei trasporti e del commercio marittimo”, spiega Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio ENEA di Modellistica Climatica e Impatti. Lo Stretto di Messina insieme allo Stretto di Gibilterra rappresentano un'area di particolare interesse per l'estrazione dell'energia dalle maree, infatti, in questo tratto di zona, vi sono correnti che raggiungono velocità superiore a 2 metri al secondo, con una stima di produzione di energia che potrebbe arrivare a 125 GW/h l’anno, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di città come la stessa Messina.

Attualmente in Europa sono installati solo poche decine di MW di impianti sperimentali per la produzione di energia dal mare. Entro il 2050 il 10% del fabbisogno energetico dell’Unione europea sarà coperto da questa nuova fonte di energia grazie a una produzione di 100GW. Per raggiungere questo obiettivo, il programma Ue per il settore energetico, SET Plan, ha fissato al 2025 lo sviluppo di tecnologie commerciali per lo sfruttamento delle correnti e al 2030 quelle per le onde con una previsione di abbattimento dei costi del kWh. Il Piano Strategico per le Tecnologie Energetiche (Set Plan) ha identificato le azioni prioritarie per la promozione del settore dell’energia dal mare, sottolineando la necessità di concentrarsi sulle tecnologie promettenti, con l’obiettivo di ridurre il Levelized Cost of Energy (LCoE) a 15 c/kWh entro il 2025 e a 10 c/kWh entro il 2030 per la produzione da correnti di marea, mentre quello per l’energia da moto ondoso andrebbe contenuto entro i 20 c/kWh al 2025, entro i 15 c/kWh al 2030 ed entro i 10 c/kWh al 2035. I rapporti del Joint Research Centre (Jrc) sullo stato dell’energia dal mare in Europa (Jrc Ocean Energy Status Reports 2014 and 2016), così come la Ocean Energy Strategic Road Map del 2016, riconoscono i progressi tecnologici compiuti e la realizzabilità degli obbiettivi fissati, sottolineando i fattori che ostacolano industrializzazione e commercializzazione dei convertitori migliori. Tra questi, la limitata possibilità di contare su finanziamenti certi a lungo termine, la ridotta presenza di grandi investitori privati, procedure autorizzative complesse e non sempre coerenti, preoccupazioni sull’impatto ambientale delle installazioni.

Per accelerare tale piano di sviluppo tecnologico, la Commissione europea ha finanziato con 1 milione di euro il progetto “OceanSet” che vedrà la collaborazione di 8 partner Ue, tra cui ENEA, che presenteranno questa nuova iniziativa allo “Ocean Energy Europe Conference & Exhibition” di Dublino dal 30 settembre al 1° ottobre. “In Europa ci sono Paesi come la Scozia e l’Irlanda all’avanguardia nello sfruttamento dell’energia dal mare. Con questa nuova iniziativa faremo il punto sulle tecnologie e sui meccanismi di finanziamento attivi in ogni Stato per promuovere una conoscenza condivisa su questa nuova fonte di energia pulita, su cui l’Europa potrebbe guadagnare la leadership a livello mondiale con un giro d’affari potenziale di oltre 50 miliardi di euro l’anno e la creazione di 400mila nuovi posti di lavoro. Nel Mediterraneo è l’Italia il Paese più all’avanguardia sul fronte tecnologico. Diversi dispositivi sono oggi in fase di sperimentazione avanzata; la maggior parte di questi prototipi sono stati progettati per sfruttare appieno il ‘giacimento’ energetico del Mediterraneo, dove le onde sono di piccola altezza e alta frequenza, e per rispettare il suo delicato ecosistema marino”, conclude Sannino, che rappresenta l’Italia nel progetto OceanSET ed è responsabile del settore “energia dal mare” nel SET Plan.


Novità sulla cessione del credito nel Bonus Ristrutturazioni

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Dall’Agenzia delle Entrate l’aggiornamento alla guida sulla cessione ai fornitori per interventi di riqualificazione energetica

Con l’entrata in vigore della Legge di conversione del cosiddetto “Decreto Crescita” (D.lgs. 34 del 2019), vengono modificate le modalità di cessione del credito del Bonus Ristrutturazioni. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate ha aggiornato la guida “Ristrutturazioni edilizie: le agevolazioni fiscali” introducendo le novità previste a partire dal 30 giugno 2019.
Per quanto riguarda la cessione del Bonus, la legge di conversione ha introdotto novità piuttosto rilevanti rispetto al passato. In particolare, i contribuenti che beneficiano della detrazione spettante per gli interventi effettuati per il conseguimento di risparmi energetici possono scegliere di cedere il corrispondente credito in favore del fornitore dei beni e servizi necessari alla loro realizzazione, ottenendo così un sostanzioso sconto sul totale dei lavori. A sua volta, il fornitore ha facoltà di cedere il credito d’imposta ricevuto ai suoi fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi. Non è prevista, in ogni caso, la cessione a istituti di credito e a intermediari finanziari.

Le modalità di erogazione del bonus, come noto, prevedono una detrazione Irpef del 50% dei costi sostenuti per i lavori (comprensivi dell’acquisto dei materiali, della progettazione dell’intervento e della posa in opera), fino al 31 dicembre 2019. L’agevolazione fiscale è da dividere in 10 rate annuali di pari importo. Salvo che non intervenga una nuova proroga, dal 1° gennaio 2020 la detrazione tornerà alla misura ordinaria del 36% e con il limite di 48.000 euro.

Se il committente optasse per la cessione del cedito, sarebbe la ditta appaltatrice a godere dello sgravio fiscale con le stesse modalità del privato. Quest’ultimo, come previsto dal Decreto Crescita e dalla legge di conversione, otterrebbe quindi uno sconto immediato del 50% delle spese preventivate e fatturate dalla ditta o dal fornitore di materiali o servizi. I pagamenti dovranno avvenire, come sempre, con bonifico bancario o postale da cui risulti la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione e il codice fiscale o il numero di partita Iva del beneficiario del pagamento. Sono detraibili le spese sostenute per lavori di: manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia effettuati sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali e sulle loro pertinenze.

Oltre alle spese per i lavori, sono incentivate anche quelle per la progettazione, l’acquisto dei materiali, la gestione delle pratiche, le perizie e gli oneri di urbanizzazione.

Tra i diversi adempimenti, dal 2018 è stato introdotto l’obbligo di trasmettere all’Enea le informazioni sui lavori effettuati, analogamente a quanto già previsto per la riqualificazione energetica degli edifici. Questa nuova comunicazione è necessaria per monitorare e valutare il risparmio energetico conseguito con la realizzazione degli interventi di recupero edilizio.

L’Agenzia delle Entrate, però, ha chiarito che la mancata o tardiva trasmissione della comunicazione all’Enea non implica la perdita del diritto alle detrazioni.


Dall’ ENEA il vademecum per l'uso efficiente dei climatizzatori

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L’elenco riporta i consigli per ridurre i consumi e i costi in bolletta, riducendo le emissioni e preservando l’ambiente

Con l’arrivo dell’estate l’utilizzo dei condizionatori diventa sempre più intenso. A tal proposito, l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha stilato una lista di consigli pratici per promuovere un uso efficiente e sostenibile dei climatizzatori in modo da ottimizzare il raffrescamento degli ambienti e ridurre le spese in bolletta.
I suggerimenti sono a cura degli esperti ENEA e consentono un risparmio fino al 7% sul totale della bolletta elettrica, oltre ad ottenere benefici per l’ambiente.

Occhio alla classe energetica – Il primo suggerimento riguarda la scelta del condizionatore: da preferire nell’acquisto i modelli che abbiano una classe energetica A o superiore in quanto consentono un risparmio di energia e una riduzione delle amissioni di CO2 in atmosfera. I condizionatori in classe A, infatti, hanno un consumo del 30% inferiore rispetto a quelli di classe C.

Preferire una tecnologia inverter – I modelli dotati di questa tecnologia permettono di adeguare la potenza in funzione dell’effettiva necessità e riducono i cicli di accensione e spegnimento. Questo tipo di climatizzatori dovrebbe essere scelto soprattutto quando si prevede di tenere accesa l’aria condizionata per molte ore di seguito.

Sfruttare gli incentivi all'acquisto – Per l’acquisto di un climatizzatore a pompa di calore, se destinato a sostituire integralmente o parzialmente il vecchio impianto termico, si può usufruire del Bonus casa, dell’Ecobonus, ovvero la detrazione dall’IRPEF valida fino al 31 dicembre 2019, o del Conto termico 2.0, un incentivo monetario che varia in funzione della dimensione dell’impianto.

Importante la posizione di installazione – Il climatizzatore dovrà essere collocato nella parte alta della parete in quanto l’aria fredda che tende a scendere si mescolerà più facilmente con quella calda che invece tende a salire. Da evitare assolutamente il posizionamento del climatizzatore dietro divani o tende: l’effetto-barriera blocca la diffusione dell’aria fresca.

Attenzione a non raffreddare troppo l’ambiente – È sufficiente avere una differenza di temperatura tra l’esterno e l’interno di due o tre gradi. Spesso per scongiurare la sensazione di caldo opprimente può essere sufficiente l’attivazione della funzione “deumidificazione”, perché l’umidità presente nell’aria fa percepire una temperatura molto più elevata di quella reale.

Un climatizzatore per ogni stanza– Non è utile installare un condizionatore potente in corridoio sperando che rinfreschi tutta casa: l’unico risultato sarà quello di prendersi un colpo di freddo ogni volta che si passa per il corridoio andando da una stanza all’altra, perché sarà l’unico locale ad essere raffrescato.

Non lasciare porte e finestre aperte - Sembra banale, ma l’ingresso nella stanza di “nuova” aria calda obbliga l’apparecchiatura a compiere un lavoro supplementare per riportare la temperatura e l’umidità ai livelli richiesti, con un conseguente dispendio di energia.

Coibentare i tubi del circuito refrigerante all’esterno dell’abitazione – I tubi esposti direttamente alla radiazione solare possono danneggiarsi. Anche l’unità esterna del climatizzatore dovrà essere protetta da sole e intemperie.

Usare il timer e la funzione ‘notte’ – In questo modo si evita di lasciare il climatizzatore acceso per l’intera notte, riducendo al minimo il tempo di accensione dell’apparecchio.

Pulizia e corretta manutenzione – I filtri dell’aria e le ventole devono essere puliti alla prima accensione stagionale e almeno ogni due settimane perché facilmente attaccabili da muffe e batteri dannosi per la salute, quale il batterio della legionella che può essere mortale.Se sono deteriorati vanno sostituiti. È importante anche controllare la tenuta del circuito del gas.


Al via il Cluster nazionale "Energia" per smart grid e solare a concentrazione.

fonte immagine:https://www.ecologiaoggi.it/classificazione-dei-rifiuti-pericolosi-ai-fini-del-loro-smaltimento-2-2/

Prende operativamente inizio il Cluster Tecnologico Nazionale “Energia” che riunisce 72 differenti organismi tra imprese, università, centri di ricerca ed enti territoriali, tutti con lo stesso obiettivo di generare opportunità di sviluppo tecnologico per il sistema energetico nazionale. Il Consiglio Direttivo è composto da Eni, Enel con e-distribuzione, General Electric-Nuovo Pignone, Terna, CNR, RSE, EnSiEL, Lombardy Energy Cleantech Cluster ed ENEA, ed è presieduto dall’ing. Gian Piero Celata, direttore del dipartimento Tecnologie energetiche. Il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico è l’ing. Giorgio Graditi, responsabile della divisione Solare Termico, Termodinamico e Smart Network dell’ENEA. Gli organi statutari sono stati approvati dall’Assemblea riunita il 15 Maggio a Roma presso la sede ENEA; inoltre, il Cluster ha ottenuto il riconoscimento del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) e il supporto di 15 Regioni e della Provincia Autonoma di Trento.

I primi due progetti-pilota approvati e finanziati con circa 2 milioni di euro complessivi riguardano lo sviluppo di tecnologie per smart grid e accumulo energetico da un lato e la produzione di energia elettrica e termica da solare a concentrazione dall’altro.

Si tratta di un risultato molto positivo perché nel Cluster ricerca pubblica e privata possono lavorare fianco a fianco, in stretta sinergia e con l’obiettivo comune di fare dell’innovazione tecnologica una leva strategica per ridurre i costi e accrescere la competitività delle nostre imprese, a cominciare dalle PMI che soffrono di un elevato divario sui prezzi dell’energia con il resto Europa”, afferma il presidente dell’ENEA Federico Testa che rimarca l’importanza di “rafforzare la collaborazione e il coordinamento tra imprese di settore, incluso l’indotto, le università e il mondo della ricerca per favorire lo sviluppo di una filiera nazionale dell’innovazione tecnologica”.

Uno degli obiettivi prioritari è di realizzare progetti pilota su tutte le tematiche dell’innovazione nel campo dell’energia su scala metropolitana/regionale, sostenere la ricerca scientifica e tecnologica e consolidare le infrastrutture della ricerca e del trasferimento tecnologico per rispondere al meglio alle necessità e aspettative delle filiere produttive nazionali”, dichiara Gian Piero Celata, presidente del Cluster e direttore del dipartimento Tecnologie energetiche dell’ENEA.

La finalità ultima è di ricercare, sviluppare e maturare la prossima generazione di tecnologie, prodotti e servizi innovativi per l’energia a supporto del processo di decarbonizzazione del sistema energetico, riducendone i costi ed incrementandone sicurezza e resilienza. Il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi energetici per la comunità rappresentano una priorità, nonché una opportunità di sviluppo sostenibile e crescita economica” afferma Giorgio Graditi, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico del Cluster e responsabile della divisione Solare Termico, Termodinamico e Smart Network dell’ENEA.

I Cluster Tecnologici Nazionali sono reti aperte e inclusive formate da differenti soggetti pubblici e privati che operano sul territorio nazionale nella ricerca industriale e tecnologica: imprese, università, istituzioni pubbliche e private di ricerca, incubatori di start-up e altri soggetti attivi nel campo dell'innovazione. Ogni aggregazione si occupa di un ambito tecnologico e applicativo ritenuto strategico per il nostro Paese, e ne rappresenta l’interlocutore più autorevole per competenze, conoscenze, strutture, reti e potenzialità. Il Cluster “Energia” è uno dei dodici lanciati in Italia dal 2012 a presidio di differenti ambiti tecnologici prioritari sui quali il Governo intende concentrare gli sforzi di politica di ricerca industriale. Gli altri Cluster Tecnologici Nazionali (CTN) sono: Aerospazio; Agrifood; Chimica verde; Fabbrica intelligente; Mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina; Scienze della Vita; Tecnologie per gli ambienti di vita; TecnologCluster ENERGIAie per le Smart Communities; Tecnologie per il Patrimonio Culturale; Design, creatività e Made in Italy; Economia del Mare.