L’istallazione ideata da Mario Cucinella Architects e realizzata da Eni ed Eni gas e luce è simbolo di circolarità ed efficienza
Approda al Museo delle Scienze di Trento il progetto Circular Evolution di Eni gas e luce, l’ installazione diffusa ideata MC A - Mario Cucinella Architects con SOS - School of Sustainability.
Simbolo di una città ideale fondata su innovazione, efficienza ed economia circolare, le casette illuminate hanno l’obiettivo di dimostrare come sia possibile collaborare e unire gli sforzi per creare un sistema efficiente, scalabile e diffuso sul territorio. Le casette sono installate su steli di metallo grezzo di 5 differenti altezze che si inseriscono all’interno di una fitta vegetazione rappresentata da differenti specie vegetali, per la maggior parte graminacee, scelte perchè in grado di adattarsi e sopravvivere in condizioni climatiche estremamente variabili.
Partendo dal recupero delle casette di SmarTown, realizzate da MC A e SOS, esposte nell’Orto Botanico di Milano in occasione del Fuorisalone 2018, si è proposta un’evoluzione del messaggio: l’installazione intende dare al pubblico la possibilità di immergersi in un ecosistema sostenibile e visualizzare come una serie di possibili comportamenti consapevoli e attenti, generino delle razioni che danno vita ad una concatenazione di effetti.
Ogni singola unità rappresenta un laboratorio continuo di scelte che possono contribuire ad aumentare la consapevolezza energetica. Queste casette, illuminate da luci LED, raccontano il concetto di abitazione “virtuosa” e di prodotti innovativi per l’efficienza energetica, ampliandone il significato in senso collaborativo: da più case si può creare un quartiere, da più quartieri una città fin a raggiungere le dimensioni nazionali.
"Abbiamo bisogno di una maggiore consapevolezza. Sono i piccoli gesti quotidiani che, compiuti da miliardi di persone sul pianeta, possono contribuire ad avere un impatto meno dannoso sulla Terra. La possibilità di dar vita a riflessioni e modalità alternative per riformulare le questioni ambientali, attraverso collaborazioni come quella che ci ha portato a Circular Evolutions, permette di suggerire la via per utilizzare in maniera più sostenibile le risorse del pianeta - racconta l’Architetto Mario Cucinella, fonder di MC A. – Aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica sulle problematiche del cambiamento climatico è un dovere che lo Studio sta portando avanti da anni."
L’opera si inserisce nella più ampia iniziativa di collaborazione avviata tra Eni e MUSE sul tema dell’economia circolare. La scelta del Museo di Trento come nuova sede delle casette Eni gas e luce (rimarranno in mostra fino a marzo 2020) non è casuale. Il progetto MUSE è nato agli inizi degli anni 2000 e fin da subito ha legato alla circolarità parte del suo spirito, essendo stato realizzato dell’area di riqualificazione urbana del Quartiere Le Albere.
Un’attenzione alla sostenibilità e alla comunicazione della stessa, condivisa da Eni che ha stretto quest’anno una partnership con il Museo finalizzata a raccontare i traguardi legati all’innovazione tecnologica e alla realizzazione del nuovo modello di economia circolare.
L’utilizzo intelligente delle risorse, energia in primis, è uno dei principi della circular economy e in questo caso anche una delle chiavi di lettura del progetto.
L’individuo, consapevole e responsabilizzato, è il principale attore del cambiamento, mentre la città si trasforma in un vero e proprio ecosistema formato da differenti livelli di comunicazione e da un ritrovato rapporto simbiotico con gli elementi naturali che la circondano. Nasce così uno scenario dove i concetti dell’economia circolare vengono applicati dalle persone, nei loro gesti quotidiani, e dalle aziende, nelle loro strategie, dando così impulso a un nuovo sistema di sviluppo e crescita sostenibile.
Eni gas e luce vuole trasmettere ai propri clienti questo messaggio sia livello comunicativo che pratico. L’azienda ha infatti realizzato in Italia cinque Flagship Store – a Milano, Bologna, Vicenza, Padova e Treviso – e una rete di 150 Energy Store in grado di offrire una consulenza professionale personalizzata su prodotti e servizi orientati all’efficienza energetica, come ad esempio CappottoMio o la guida intelligente Genius.
Circular Evolutions sarà visibile fino al 15 marzo 2020, MUSE – Museo delle Scienze di Trento.
Una spinta all’innovazione nel riciclo dei materiali firmata Enea e Università della Calabria permetterà al settore delle costruzioni di chiudere il cerchio produttivo
Nascono dalla collaborazione tra Enea, l’Università della Calabria e due aziende calabresi i due nuovi progetti denominati PFU PREDECORE e PVC UpCycling che permetteranno di realizzare nuovi prodotti ecosostenibili per l’edilizia a partire da pneumatici in disuso e vecchi cavi elettrici.
Le due iniziative, del valore complessivo di oltre 1,1 milioni di euro, applicano il concetto di upcycling, versione potenziata delle moderne pratiche di riciclo, che trasformano i rifiuti e gli scarti in prodotti con un valore più alto del materiale originale.
Il progetto PFU PREDECORE (PRemiscelati per l’EDilizia ECOcompatibili e a Risparmio Energetico) prevede la realizzazione di prodotti edilizi sostenibili come intonaci, malte e colle con premiscelati a base di pneumatici fuori uso (PFU) in sostituzione di un materiale aggregante tradizionale come la sabbia. Questo rifiuto viene trattato meccanicamente riducendolo polverino o granuli che sono poi utilizzati in sostituzione parziale o totale all’aggregato tradizionale. Le attività di ricerca consisteranno nella caratterizzazione fisica, chimica e meccanica dei manufatti, valutazione di durabilità e proprietà isolanti e allestimento di un impianto pilota su scala semi-industriale.
“L’importanza di questo progetto è duplice: da una parte consente di ottenere prodotti a basso impatto ambientale, caratterizzati da una matrice ad elevate prestazioni. Dall’altra offre la possibilità di incrementare notevolmente il valore economico del materiale PFU, aumentando di conseguenza la domanda e, quindi, valorizzando l’intera filiera che si occupa del recupero/trattamento”, sottolinea la responsabile ENEA del progetto Maria Bruna Alba.
L’obiettivo è quello di realizzare materiali performanti dal punto di vista delle caratteristiche di conducibilità termica e di isolamento acustico. “Le caratteristiche termoacustiche dei manufatti realizzati con PFU sono risultate ampiamente soddisfacenti. Per quanto riguarda la capacità di isolamento termico, i campioni analizzati sono risultati di pari caratteristiche rispetto ad analoghi intonaci e malte isolanti presenti sul mercato. Dal punto di vista dell’isolamento acustico, invece, i manufatti realizzati con PFU si sono dimostrati più performanti, migliorando l’abbattimento acustico del 9%”, aggiunge Maria Bruna Alba.
Il secondo progetto, denominato PVC UpCycling, prevede la realizzazione di prodotti edili a basso impatto ambientale a partire dal PVC di vecchi cavi elettrici provenienti dalla dismissione di impianti energetici. Gli ambiti di applicazione sono rivestimenti per pavimentazioni esterne (piastrelle in PVC su massetto esistente), i piazzali carrabili (massetto armato con malta miscelata con granuli di PVC) e green parking (blocchi a spessore in PVC riciclato e giunti strutturali in PLA stampati in 3D).
Gli obiettivi sono quelli di ottenere un’innovazione di processo tramite un modello circolare in cui l’intera parte degli scarti (PVC, alluminio e rame) provenienti dalla dismissione dei cavi elettrici degli impianti industriali è avviata al riciclo e realizzare nuovi manufatti ecosostenibili. “In questo progetto – spiega il ricercatore ENEA Corradino Sposato – mettiamo in campo le linee programmatiche prioritarie di ENEA, quali la valorizzazione, gestione e salvaguardia dell’ambiente, il recupero e riutilizzo di materiali in processi ecosostenibili e l’efficienza energetica, supportando aziende come R.ED.EL. che si prefiggono il triplice obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema produttivo, ampliare il proprio mercato con nuovi prodotti e potenziare la propria competitività sul lungo periodo”.
Un progetto di innovativo per l’ampliamento della scuola nell’ambito del concorso #scuoleinnovative
#scuoleinnovative è il primo concorso internazionale di idee per la progettazione e realizzazione di 51 scuole innovative grazie allo stanziamento di 350 milioni di euro, previsto dalla legge ‘Buona Scuola’. Per l’Istituto Alberghiero P. Artusi di Riolo Terme il bando è stato vinto da Cavejastudio il quale si è occupato della progettazione architettonica. Il gruppo di lavoro coinvolto nel progetto è formato dell’arch Giovanna Garzanti, coordinatrice tecnica della Provincia di Ravenna, il progettista delle opere architettoniche arch. Filippo Pambianco di Cavejastudio, l’ing. Matteo Guidi, progettista degli impianti meccanici di Polistudio A.E.S., l’ing. Alberto Frisoni, progettista degli impianti elettrici di Polistudio A.E.S., nonché il progettista delle opere strutturali Ing. Daniele Cangini di Instudio.
“Un progetto di condivisione, - ha affermato l’arch. Garzanti - abbiamo lavorato e contribuito in tanti, dai tecnici della provincia Ravenna, ai progettisti esterni, ma anche la scuola mediante numerosi incontri con i professori e la preside dell’istituto scolastico… Per questo, speriamo che il risultato sia quello di una scuola innovativa, ma anche di una scuola funzionale e che i ragazzi e i professori possano viverla al cento per cento”.
Il concorso mira alla realizzazione di istituti all’avanguardia dal punto di vista architettonico, impiantistico, dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica. Un altro importante aspetto ha inoltre riguardato l’incentivazione di luoghi aperti al territorio caratterizzati da spazi che dialogano con il territorio circostante e con il contesto urbano.
La scuola si presenta come un edificio con una superficie utile di 3040 mq costituito da piano terra, primo piano e secondo piano. Il piano terreno della scuola ospiterà cucine-pasticcerie, sale da pranzo, banco bar e accoglienza, mentre ai piani primo e secondo sono previsti gli altri spazi della didattica tra cui aule di gruppo, agorà, spazi informali e di servizio
L’ampliamento reinterpreta le caratteristiche volumetriche dell’edificio esistente cenando una naturale espansione dell’ultimo ampliamento. L’Istituto, fortemente legato al territorio, grazie agli interventi proposti, diventa uno spazio pubblico, uno spazio di mediazione e dio incontro tra la scuola e la cittadinanza, un luogo di scambio di tradizioni e innovazioni.
A tal proposito l’arch. Pambianco Filippo Cavejastudio afferma :“Ritenevamo importante realizzare una scuola che donasse qualcosa alla città e per questo abbiamo pensato di collocare, ad esempio, le cucine al piano terra a vista con vetrate a tutt’altezza, in modo che si possano vedere gli studenti al lavoro”.
Simbolo dell’edificio è infatti lo spazio agorà in cui è racchiuso il concetto di spazio innovativo. “Un luogo di scambio di opinioni, - ha continuato l’arch. Pambianco - una grande gradinata dove possono essere organizzati eventi legati all’attività scolastica ma in orario extrascolastico. Rappresenta l’essenza della nuova didattica, elevando il concetto di scuola a vero e proprio centro civico”.
Importante anche il progetto impiantistico che ha accolto la sfida di realizzare impianti “invisibili” e ad alta efficienza. *
“Gli impianti – ha affermato l’ing Matteo Guidi di Polistudio A.E.S. , progettista dei servizi tecnologici- ci sono ma non si vedono, abbiamo cercato di renderli invisibili, seppur siano fortemente presenti. Quando si parla di innovazione si pensa sempre che gli impianti siano l’unica cosa che possa dare efficienza e risparmio energetico ad un fabbricato. È vero, ma non totalmente, nel senso che una precisa progettazione architettonica del fabbricato ci permette già da sola di raggiungere un’ottima efficienza”. Uno studio “partito sulla definizione dell’involucro edilizio, da una progettazione puntuale di quelle che sono le stratigrafie, tenendo conto delle esposizioni delle facciate, dei sistemi ombreggianti e dell’alto affollamento dei locali”. Il nuovo edificio sarà caratterizzato infatti da un involucro edilizio performante e tecnologie efficienti tali da garantire il requisito di edificio NZEB secondo i criteri previsti dalla normativa regionale D.G.R. n. 1715/2016.
“Il calore generato all’interno delle scuole a volte è sufficiente per riscaldare gli ambienti. È stata posta molta attenzione sulla gestione del carico dell’irraggiamento solare che arriva dall’esterno. Quindi tutte le facciate ed i sistemi verticali di ombreggiatura danno già un’idea di efficienza e innovazione, limitando la presenza degli impianti, strettamente necessari per andare a coprire i fabbisogni. Oggi le tecnologie sono consolidate ed arrivate ad un punto per cui è difficile inventare colpi di scena, ma abbiamo la fortuna di avere tecnologie assolutamente valide, ormai comprovate da tempo”.
Inoltre sarà servito da fonti rinnovabili di energia come quella solare prevedendo un impianto fotovoltaico su tutta la copertura della falda inclinata, con una potenza di picco di circa 40 kWp. L’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico è peculiare, considerato che le cucine sono per la grande maggioranza dotate di apparecchiature ad alimentazione elettrica, ed utilizzate principalmente nelle ore diurne. Oltre al fotovoltaico, sarà presente un sistema in pompa di calore affiancato da macchine di trattamento aria dotate di recuperatori di calore ad altissima efficienza, per minimizzare i consumi, riducendo del 32% il consumo di energia rispetto ad una scuola standard.
I consumi energetici della scuola per i servizi di riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria ed il raffrescamento di alcune zone vengono coperti per il 66% dalla produzione e sfruttamento delle energie rinnovabili, utilizzando il fotovoltaico e le pompe di calore”.
La Repubblica di San Marino annuncia una mini rivoluzione urbanistica con il nuovo piano regolatore firmato da Stefano Boeri. Stop al consumo di suolo e a nuove espansioni edilizie, bisogna partire dal recupero dell’esistente, valorizzare i percorsi culturali, "delineare un processo che sia un modello europeo di biodiversità culturale, produttiva, faunistica e vegetale e smettere di pensare che tutto si riduca a una specie di centro commerciale diffuso, monoculturale, con finte armature e finte monete, di livello piuttosto basso".
La Repubblica di San Marino ha incaricato nel 2016 l'archistar Stefano Boeri della redazione del nuovo Piano Regolatore Generale di sviluppo territoriale e urbano. Il programma di intervento ha previsto un continuo scambio partecipativo tra i vari soggetti coinvolti: sia i cittadini, sia i soggetti portatori di interesse. Nella fase iniziale sono state organizzate delle passeggiate sul territorio che hanno coinvolto diverse fasce di popolazione, con l’obiettivo di far emergere le principali opportunità e criticità. Articolato in un orizzonte temporale esteso fino al 2030, il Piano parte dalla valorizzazione delle importanti risorse ambientali e del paesaggio agricolo della Repubblica, immaginando uno sviluppo orientato alla visione di “Giardino d’Europa” e “Microcosmo della biodiversità”. Nonostante le dimensioni ridotte, il paesaggio di San Marino è ricco di elementi di biodiversità: termine che fa riferimento alle sue qualità ambientali, ma soprattutto ai valori visibili e invisibili, culturali, sociali, economici e naturali che lo caratterizzano.
Partendo dalla visione di dissolvere i confini amministrativi della Repubblica, puntando a generare nuove relazioni in un più vasto contesto, formato da varie condizioni territoriali, per trasformare San Marino nel “Giardino d’Europa”, SM 2030 si compone di tre livelli: un “Affresco Urbano”, fondato su dieci grandi temi, un “Atlante dei Progetti”, composto da 10 azioni progettuali che strutturano il territorio, e una “Carta delle Regole”, elaborata per veicolare e indirizzare le trasformazioni nel tempo.
La Complementarietà tra poli urbani e Castelli prevede uno sviluppo di San Marino come territorio policentrico basato su una serie di azioni atte a generare, riconsolidare e valorizzare il patrimonio edilizio esistente. Il patrimonio immobiliare della Repubblica attualmente sottoutilizzato o vuoto si stima, infatti, in circa il 30% del totale. Una simile antropizzazione del suolo, dall’altra parte, ha modificato profondamente l’assetto naturale: le superfici boschive (ridotte al 10% del totale) sono così estremamente frammentate e la qualità delle acque dei torrenti è fortemente compromessa da scarichi urbani e industriali. SM2030 propone quindi un rafforzamento del sistema ecologico-territoriale, che agisce innanzi tutto attraverso la messa in rete dei suoi elementi di pregio.
Il piano prevede, tra le altre cose, la piantumazione di centomila nuovi alberi che circonderanno l’area urbanizzata, la riattivazione della vecchia ferrovia interna, la realizzazione di una nuova funivia che permetterà di raggiungere la Rocca anche dal lato opposto all’attuale. E, inoltre, nuovi sistemi di trasporto ecologici ed eco-compatibili, percorsi museali e iniziative culturali per promuovere le eccellenze del design e i tesori archeologici di una delle più antiche Repubbliche della storia, dal 2008 anche patrimonio dell’Unesco. Ideato dallo studio Boeri con la direzione di progetto affidata all’architetto Corrado Longa, il nuovo Prg s’ispira ai criteri di sostenibilità definiti dalle Nazioni Unite con le direttive «2030 ONU Sustainable Development Goals» e dedica un’attenzione particolare alla salvaguardia del paesaggio di San Marino.
"Un microcosmo straordinariamente vario e unico, che va tutelato e messo in sicurezza come dimostra il problema, noto a tutti, dei calanchi. A tale proposito, abbiamo individuato aree di nuova localizzazione per gli edifici che risultano a più alto rischio" dichiara Boeri, "Questo piano mette finalmente in sicurezza un territorio fragile, blocca il consumo di suolo, propone un grande corridoio forestale, ridisegna la mobilità e gli accessi al centro storico, riconosce il ruolo trainante di un’agricoltura biologica e innovativa, trasforma la Rocca in un percorso di arte e cultura, sottraendola al solo commercio mordi e fuggi".
In cantiere c’è anche l’idea di una Scuola Foresta nella zona di Fonte dell’Ovo, che è il manifesto architettonico degli obiettivi del nuovo piano e dovrebbe ospitare scuole medie e istituti superiori diventando un polo della ricerca e della formazione. Sarà coperto da giardini didattici e vigneti per sperimentare nuovi sistemi di coltivazione.
Il Bosco Verticale, orgoglio e simbolo della nuova Milano, si prepara a diventare landmark anche in Egitto, nel deserto del Cairo, a 45 chilometri dal centro della capitale egiziana. Un concept che, dopo Milano, ha affascinato il mondo, con numerose varianti dalle dimensioni e forme sempre più imponenti, da Losanna a Utrecht, da Parigi alla Cina. La Nuova Capitale Amministrativa d’Egitto, città ancora senza nome destinata a ospitare ministeri e ambasciate, ospiterà presto Cairo Vertical Forest. La Nuova Capitale sarà uno dei più importanti hub terziari e amministrativi del paese, in cui saranno realizzate residenze e servizi per una popolazione stimata di 6,5 milioni di abitanti distribuiti in 21 nuovi distretti residenziali collegati da 650 km di nuove strade. New Cairo ha una importanza rilevante per i geologi, facendo parte dell'area protetta della Foresta pietrificata. Un sito desertico che ha almeno 35 milioni di anni, che farà da scenografia al nuovo complesso.
Il progetto della prima versione desertica della foresta verticale vede collaborare Boeri con il local architect Shimaa Shalash. Il Bosco Verticale di New Cairo sarà formato da tre torri da 7 piani ciascuna,una destinata a hotel, le altre due a uffici e appartamenti, alte 30 metri, e dovrebbe essere completato entro il 2023. In ogni appartamento ci saranno ampie terrazze private. I fronti degli edifici saranno ricoperti di verde, alloggiato in vasche posizionate sulle terrazze. Il fondamentale progetto del verde è definito insieme all’agronoma paesaggista Laura Gatti, che curò la progettazione del verde del Bosco Verticale. L’idea progettuale prevede la presenza di 350 alberi e oltre 14.000 arbusti e cespugli appartenenti a 100 specie differenti che giocheranno un ruolo importante nel mantenimento delle condizioni climatiche interne grazie alla naturale ombra che sono in grado di produrre.
“L’idea che si possa realizzare al Cairo, che ha un alto tasso di inquinamento, un Bosco Verticale, rappresenta sicuramente una sfida”, ha detto all’ANSA l’architetto Stefano Boeri. “Ma ci sono tanti altri progetti da poter realizzare. Per esempio far diventare i tetti della città tutti verdi. Oppure, creare una foresta orbitale attorno al Cairo con dei corridoi verdi che entrano in città. E ancora, sostituire gli edifici degradati con strutture verdi. Ci sono molti modi in cui si fanno le città verdi, questo del Bosco Verticale è un modo più economico e veloce per affrontare il cambiamento climatico. L’obiettivo del Bosco Verticale è proprio quello di limitare l’inquinamento”.
Le tre torri fungeranno da giganteschi filtri d’aria, consumando otto tonnellate di CO2 ogni anno e restituendo sette tonnellate di ossigeno.
Il nuovo Bosco Verticale di Stefano Boeri in Egitto sarà realizzato con un investimento di Misr Italia Properties di 900 milioni di euro, pari a 16 miliardi di sterline egiziane.
"Quando ho visto per la prima volta il Bosco verticale mi è piaciuto molto e ho voluto subito incontrare Stefano per parlagliene. L'intesa è stata immediata", afferma l'amministratore delegato di Misr Italia Properties. "Qui al Cairo siamo i primi ad aver avviato un progetto ecosostenibile e ci auguriamo di poter continuare magari coinvolgendo anche il governo".