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Comunità energetiche in Italia

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Cosa sono, come funzionano e perché potrebbero rivoluzionare l’economia sostenibile del nostro Paese

Il mercato energetico europeo sta vivendo una transizione fondamentale da un sistema basato sull’energia fossile e nucleare verso uno basato interamente sull’energia rinnovabile, efficiente e sostenibile. Anche il mercato si trasforma, da centralizzato, dominato da grandi impianti ad uno distribuito, con milioni di cittadini attivi sul fronte dell’energia. In Italia il Decreto Milleproroghe 2020 ha introdotto quanto già previsto nella Direttiva EU RED II del 2018 riguardo l’autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili; il decreto permetterà la condivisione di energia da fonti rinnovabili nei condomini e tra le imprese, grazie alla creazione delle comunità energetiche. Tuttavia, riguardo la loro applicabilità ed il quadro normativo che dovrebbe regolarle abbiamo solo ipotesi.

Ma cosa si intende per “autoconsumo collettivo” e “Comunità energetica”? L'autoconsumo collettivo permette a un gruppo di cittadini o agli abitanti dei condomini di consumare, immagazzinare e vendere energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, risparmiando così sulla bolletta. Riprendendo la direttiva RED II, nota anche come direttiva rinnovabili (2018/2001), per essere considerati autoconsumatori che agiscono collettivamente è sufficiente un gruppo di almeno due autoconsumatori. Per far ciò la normativa europea prevede la possibilità di dar vita a forme di autoconsumo collettivo di energia rinnovabile definendo due tipologie di soggetti giuridici: la Renewable Energy Community (REC) e la Citizen Energy Community (CEC) rispettivamente introdotte con la Direttiva RED II e la Direttiva Elettrica (Direttiva 2019/944). In particolare le REC sono entità giuridiche basate sulla partecipazione aperta e volontaria da parte degli utenti pubblici o privati con l’obiettivo fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari mediante attività di produzione e condivisione dell’energia rinnovabile anche a mezzo di accumulo. Tale attività non contempla la distribuzione dell’energia. Le CEC sono soggetti autonomi molto simili alle REC da punto di vista della partecipazione e missione sociale, ma, in questo caso, si prescinde dal carattere rinnovabile dell’energia. Esso può includere il possesso e la gestione della rete elettrica interna alla comunità e può prevedere servizi di efficienza energetica per i membri della comunità.

In Italia, la Legge Nazionale 221/2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, all’art. 71 istituisce le Oil free zone" al fine di promuovere su base sperimentale e sussidiaria la progressiva fuoriuscita dall’economia basata sul ciclo del carbonio e di raggiungere gli standard europei in materia di sostenibilità ambientale”.
Sulla scia di tale legge, negli anni passati, l’iniziativa locale e regionale ha cominciato a sviluppare i primi, interessanti progetti. In prima fila c’è sicuramente il Piemonte che nel 2018, con una legge regionale ha avviato la promozione e istituzione delle comunità energetiche ; nella zona del pinerolese – in un’area di 1.350 km quadrati, con una popolazione di 150mila abitanti – un gruppo di Comuni ha ufficialmente sottoscritto un protocollo di intesa per creare la prima Oil Free Zone in Italia per la progressiva sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili, fino a raggiungere la completa indipendenza. Anche la Regione Puglia si è mossa per velocizzare il passaggio alle energie rinnovabili sostenendo la formazione di comunità energetiche con la Legge Regionale 9 agosto 2019, n. 45 che fornisce indicazioni ai Comuni che intendono procedere alla costituzione di una comunità energetica attraverso criteri che saranno specificati da un futuro provvedimento regionale.

I benefici che derivano dalla costituzione di una comunità energetica non sono però solo diretti solo alle utenze strettamente interessate, ma verrebbero estesi alla qualità e alla fornitura stessa di energia in tutto il Paese: a livello energetico e ambientale si avrebbero meno sprechi, grazie a una miglior gestione, e meno emissioni prodotte; a livello economico, una minor dipendenza dall’importazione estera e una maggiore sicurezza energetica; infine si avrebbero vantaggi anche a livello sociale perché i vantaggi delle comunità energetiche verrebbero percepiti anche dai cittadini che ne ricaverebbero benefici economici. I numeri infatti non sono banali: secondo una ricerca realizzata da Studio Ambrosetti e dal Politecnico di Milano, infatti, il volume d’affari delle comunità energetiche potrebbe toccare i 29 miliardi di euro – due punti di Pil. Risparmio in bolletta e minore impatto ambientale possono davvero scardinare un sistema – quello della distribuzione energetica – sin qui rimasto invariato da decenni. Chi non vorrebbe approfittare della doppia combinazione benefica? Non ancora la maggioranza degli italiani ma, secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli, il 37% degli intervistati “potrebbe essere interessato a partecipare a un progetto di comunità energetica“.

Attualmente con il decreto Milleproroghe è possibile attivare l'autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili e realizzare comunità energetiche rinnovabili. I clienti finali possono associarsi per diventare autoconsumatori che agiscono collettivamente o dare vita a comunità energetiche, a condizione che siano rispettati una serie di requisiti. Sarà possibile condividere l’energia prodotta da impianti rinnovabili per potenza complessiva inferiore ai 200 kW ed effettuare autoconsumo utilizzando la linea di distribuzione elettrica esistente. Un sistema sperimentale, che si aggiunge ai primissimi progetti appena avviati dall’RSE, in attesa del recepimento della direttiva europea RED 2, la 2018/2001/UE, previsto per giugno 2021.
La novità della proposta sta soprattutto nell’utilizzo della rete esistente con il pagamento degli oneri di sistema sia per l’energia prelevata dalla rete sia per l’energia condivisa. Gli impianti realizzati in comunità energetiche non potranno accedere agli incentivi previsti dal decreto FER1, ma avranno un nuovo incentivo il cui funzionamento sarà individuato dal Ministero dello Sviluppo e il cui valore verrà definito da Arera. L’energia prodotta dalle comunità energetiche sarà autoconsumata nelle immediate vicinanze dell’impianto; questo farà diminuire i costi di gestione di tali reti, che oggi si trovano a gestire i fenomeni di sbilanciamento e che rappresentano un costo poi pagato in bolletta agli italiani.


Ecobonus 2020 al 110%: requisiti minimi, APE, asseverazione tecnica, sanzioni al tecnico e decadenza del beneficio .

fonte immagine:https://it.blastingnews.com/economia/2020/05/ecobonus-al-110-si-potra-ristrutturare-casa-gratis-la-proposta-nel-decreto-maggio-003132533.html

Per la fruizione del nuovo superbonus al 110% previsto nel D.L. n. 34/2020 (c.d. Decreto Rilancio) per gli interventi di miglioramento energetico (c.d. ecobonus), in particolare, nell'art. 119 del Decreto Rilancio si prevede una serie di condizioni minime da rispettare, alcune delle quali sono oggetto di forte discussione di natura tecnica. Per quanto riguarda gli interventi di efficientamento energetico, il Decreto Rilancio ha previsto la possibilità di portare in detrazione il 110% delle spese sostenute dall'1 luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo.

In riferimento alla sola parte che riguarda l'efficientamento energetico, il Decreto Rilancio definisce dettagliatamente anche gli interventi che possono beneficiare del nuovo superbonus al 110%:

• gli interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali e orizzontali che interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio medesimo - Tetto massimo: la detrazione è calcolata su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 60.000 moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l'edificio;

interventi sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione (non integrazione) degli impianti di riscaldamento esistenti con impianti centralizzati a condensazione, a pompa di calore, ibridi, geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, microcogenerazione - Tetto massimo: la detrazione è calcolata su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 30.000 moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l'edificio ed è riconosciuta anche per le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dell'impianto sostituito;

interventi sugli edifici unifamiliari per la sostituzione (non integrazione) degli impianti di riscaldamento esistenti con impianti a pompa di calore, ibridi, geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, di microcogenerazione - Tetto massimo: la detrazione è calcolata su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 30.000 ed è riconosciuta anche per le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dell'impianto sostituito;

tutti gli altri interventi di efficientamento energetico previsti all’articolo 14 del Decreto-Legge n. 63/2013, a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi descritti nei punti precedenti - Tetto di spesa: la detrazione è calcolata su un ammontare complessivo previsto dai limiti di spesa previsti per ciascun intervento.

Per quanto riguarda gli interventi di isolamento termico delle superfici opache è previsto che per i materiali isolanti utilizzati il rispetto dei criteri ambientali minimi di cui al decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 11 ottobre 2017.

Tutti gli interventi che accedono all'ecobonus del 110% devono:

• rispettare i requisiti minimi previsti dai decreti di cui al comma 3-ter dell'articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63;

• assicurare, anche congiuntamente agli interventi di installazione di impianti solari fotovoltaici e sistemi di accumulo, il miglioramento di almeno due classi energetiche dell'edificio o, se non possibile, il conseguimento della classe energetica più alta, da dimostrare mediante l'attestato di prestazione energetica (A.P.E), ante e post intervento, rilasciato da tecnico abilitato nella forma della dichiarazione asseverata.

Aspetto molto importante riguarda la possibilità di optare:

• ad uno sconto in fattura fino a un importo massimo pari al corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest'ultimo recuperato sotto forma di credito d'imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, ivi inclusi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari;

• alla trasformazione della detrazione in credito di imposta con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari.

Ai fini dell'opzione per la cessione o per lo sconto, sarà però necessaria la relazione di un tecnico abilitato che dovrà asseverare il rispetto dei requisiti minimi suddetti e la corrispondente congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati (una copia dell'asseverazione dovrà essere trasmessa esclusivamente per via telematica all'Enea e un decreto del Ministro dello sviluppo economico da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto Rilancio, dovrà stabilire le modalità di trasmissione della suddetta asseverazione e le relative modalità attuative). Ferma l'applicazione delle sanzioni penali ove il fatto costituisca reato, ai soggetti che rilasciano attestazioni e asseverazioni infedeli si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.000 a euro 15.000 per ciascuna attestazione o asseverazione infedele resa. I soggetti stipulano una polizza di assicurazione della responsabilità civile, con massimale adeguato al numero delle attestazioni o asseverazioni rilasciate e agli importi degli interventi oggetto delle predette attestazioni o asseverazioni e, comunque, non inferiore a 500 mila euro, al fine di garantire ai propri clienti e al bilancio dello Stato il risarcimento dei danni eventualmente provocati dall'attività prestata. La non veridicità delle attestazioni o asseverazioni comporta la decadenza dal beneficio.


Un oratorio a Energia Quasi Zero (nZEB): il caso di Brescia

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Primo su scala nazionale, è un progetto complesso che dialoga in modo ottimale con il territorio

Quello di Rezzato è il primo edificio in classe A e ad energia quasi zero del territorio comunale e della Diocesi di Brescia ed è il primo oratorio NZEB a livello nazionale. Il nuovo oratorio è un progetto sostenibile, nato per rispondere alle esigenze aggregative e allo stesso tempo raggiungere elevati livelli di qualità architettonica ed efficienza energetica. Il progetto, curato dallo Studio associato di architettura Pietrobelli e Zizioli, è nato perseguendo questi obiettivi, accorpando in un’unica struttura le tre parrocchie presenti sul territorio comunale.

«L’obiettivo era la realizzazione di un oratorio sostenibile, a servizio dei giovani e delle famiglie delle comunità parrocchiali di Rezzato e Virle che prevedesse la realizzazione di uno spazio moderno, flessibile e accogliente per la collettività – sottolinea Zizioli -. La sostenibilità, intesa come somma di aspetti differenti della vita sociale, del territorio e delle esigenze di sviluppo della comunità è stata quindi il filo conduttore che ha guidato ogni scelta progettuale e l’intervento ha potenziato la qualità ecologica complessiva raggiungendo alte prestazioni energetiche. Essendo un edificio ad energia quasi zero, anche la parte impiantistica ha svolto un ruolo fondamentale e la progettazione coordinata sin dalle prime fasi ha permesso la migliore integrazione con le soluzioni architettoniche nel segno della riduzione dei costi di gestione». Nato dal dialogo tra i vari soggetti della comunità, il progetto ha avuto un’altra vera ambizione, ovvero quella di mettere in luce un nuovo ruolo dell’architetto: quello di essere un «sensore» delle istanze sociali di un territorio, chiamato a ricercare nuovi processi progettuali finalizzati alla riqualificazione dell’esistente nel segno di un’architettura di qualità ed ecosostenibile. “L’approccio sistemico, la progettazione integrata e coordinata e il rapporto continuo e costante con la committenza hanno messo in luce la funzione sociale dell’architetto, chiamato non solo a progettare, ma anche a tradurre le esigenze di fruizione di chi tutti i giorni vive lo spazio oratoriale” – commentano gli architetti Laura Pietrobelli ed Emanuela Zizioli.

Il dato distintivo del nuovo oratorio di Rezzato è quindi la sostenibilità ambientale, ottenuta attraverso scelte di tipo costruttivo, tecnologico e impiantistico che coniugano l’uso di materiali naturali ed ecologici all’utilizzo di dispositivi ad elevate prestazioni e all’avanguardia. Con una superficie fuori terra di circa 2.700 mq, l’edificio sorge in un’area precedentemente urbanizzata ed ora riqualificata, non ha comportato consumo di suolo e non ha modificato i caratteri tipologici, materici e costruttivi dell’insediamento adiacente ma dialoga con le preesistenze attraverso un linguaggio contemporaneo. Profili, materiali e colori risultano, infatti, congruenti con quelli dei fabbricati adiacenti. I nuovi collegamenti pedonali e ciclabili contribuiscono a valorizzare i beni culturali presenti nelle vicinanze e risolvono molte delle criticità attuali del sito. Le soluzioni architettoniche derivano da esigenze funzionali o di sostenibilità ambientale e il progetto ha privilegiato una tecnologia costruttiva prefabbricata e a secco che è stata oggetto di una lunga analisi. «La struttura realizzata – spiega Pietrobelli – coniuga due differenti tipologie di prefabbricazione: calcestruzzo armato per il telaio portante e legno per le pareti perimetrali altamente isolate. Tale soluzione risulta idonea a questa destinazione d’uso perché la struttura portante in calcestruzzo ha consentito di realizzare solai con grandi luci e carichi di progetto, liberando gli spazi interni. Il rivestimento esterno della sala ovale, rivestito con listelli di 5 x 10 cm in legno lamellare di abete (Picea Abies) impregnato con 3 mani di finitura protettiva color Wengè, è una “seconda pelle” dell’edificio che cela la fitta rete di canalizzazione impiantistica predisposta all’esterno. Questo secondo involucro permeabile, consente inoltre l’accesso in sicurezza agli addetti della manutenzione senza sottrarre spazio utile all’interno dell’edificio. Inoltre, le pareti leggere a secco raggiungono facilmente le alte performance energetiche di un edificio ad energia quasi zero come questo, in classe A».

La produzione di energia termica avviene tramite due pompe di calore geotermiche alimentate ad acqua di falda, in grado in regime estivo di produrre acqua calda e fredda contemporaneamente. Sono inoltre in grado di recuperare, in modalità di raffrescamento, il calore di condensazione per la produzione gratuita di acqua calda da destinare alla produzione di acqua calda sanitaria e all’alimentazione delle batterie di post-riscaldamento estivo delle UTA. Il riscaldamento e il raffrescamento sono realizzati tramite impianto a pannelli radianti a pavimento. L’impianto radiante è integrato da un impianto di aria primaria che garantisce un ricambio d’aria ambiente in conformità al regolamento di igiene tipo e alla norma UNI10339 in base al massimo affollamento ipotizzato.

La produzione dell’acqua calda sanitaria avviene in modo istantaneo tramite scambiatore di calore collegato a un serbatoio in cui sarà accumulata acqua calda tecnica prodotta con la pompa di calore. La rete antincendio a protezione dell’edificio è collegata a una stazione di pompaggio e riserva idrica. Il sistema di building automation KNX consente di gestire in modo semplice ed automatico localmente o da remoto l’illuminazione di ogni singolo locale accensione/spegnimento, regolazione della luminosità per mezzo di pulsanti; le schermature delle finestre in automatico condizionato da stazione meteo; la visualizzazione e gestione degli allarmi tecnici e la gestione controllo carichi.

L’edificio è alimentato da un impianto fotovoltaico per complessivi 72 kWp. La tipologia dei pannelli fotovoltaici è del tipo policristallino. Gli inverter e quadri di protezione saranno posizionati in locali tecnici dedicati. La produzione annuale prevista dovrebbe essere presumibilmente di circa 79.000 kWh.

Fondamentale è la presenza di un sistema di controllo BMS che gestisce tutti gli impianti tecnologici da un’unica postazione: regolazione impianti meccanici, KNX (illuminazioni interne ed esterne, luci campi, luci di sicurezza autonome e non, schermature vasistas e lucernari elettrici, stazione meteo, ecc.), TVCC, allarmi tecnici e cumulativi antintrusione, allarmi tecnici e cumulativi rivelazione e allarme incendio, fotovoltaico, gestione carichi, apertura ingressi. Il monitoraggio costante delle varie parti di impianto consente di controllare in tempo reale lo stato delle apparecchiature anticipando possibili anomalie. Il sistema permette inoltre di impostare la programmazione dei cicli di manutenzione degli apparati per una corretta economia di gestione degli impianti.


Copenhagen, capitale mondiale dell’Architettura 2023

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La città punta alla neutralità climatica e a zero emissioni entro il 2025

La Capitale mondiale dell’Architettura per il 2023 sarà Copenhagen. La capitale danese, meta molto ambita per gli appassionati di architettura contemporanea, ha ricevuto il titolo lo scorso 5 maggio dall’UIA/UNESCO, in contemporanea con il Congresso Mondiale degli Architetti dell’UIA. Come altre capitali europee, ha un suo aspetto unico basato sulla storia e sul carattere portuale del luogo, arricchito però da uno spirito contemporaneo frutto di interventi sostenibili e all’avanguardia. L’audace pianificazione urbana, legata alla definizione di spazi interconnessi, combina elementi come acqua, spazio pubblico, sostenibilità e mobilità dolce creando un mix architettonico che, nell’ultimo ventennio, ha attirato sia architetti di fama internazionale (come Norman Foster, Jean Nouvel e Rem Koolhaas) che architetti danesi di successo (tra i quali Henning Larsen, Schmidt Hammer Lassen, 3XN, Cobe, Dorte Mandrup, C.F. Møller, Bjarke Ingels e tanti altri).

Il titolo è assegnato alla città ospitante del Congresso mondiale UIA dell'Associazione internazionale di architettura che si tiene una volta ogni 3 anni (il prossimo sarà dal 2 al 7 luglio 2023). Copenaghen sarà solo la seconda città a portare il titolo, la prima è Rio de Janeiro nel 2020. In occasione del Congresso Mondiale degli Architetti, ci si aspetta l’arrivo di 10-15.000 professionisti. ”Vogliamo riunire gli architetti e i designer e speriamo che il titolo di Copenhagen come Capitale Mondiale dell’Architettura apra un dialogo e che i professionisti che partecipano al congresso UIA lo ascoltino. Vogliamo democratizzare l’architettura e rispondere alle esigenze sociali, proteggendo il pianeta” sottolinea Natalie Mossin, Presidente di UIA 2023 CPH e co-presidente della Commissione UIA sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU.

La città danese ha vinto la gara dopo aver presentato nel 2017 un tema ambizioso dal titolo ‘Sustainable futures – Leave no one behind’. Culla di numerosi studi di architettura devoti al tema della sostenibilià tra cui BIG - Bjarke Ingels Group, Nissen e Gehl, C.F. Møller Architects, 3XN Architects e molti altri, Copenhagen punta alla neutralità climatica (in inglese carbon-neutrality) e a zero emissioni entro il 2025. La capitale della Danimarca è infatti da tempo impegnata in un piano per l'incentivazione dell’uso delle biciclette, la realizzazione di interventi di efficientamento energetico e la produzione energetica esclusivamente da rinnovabili.

"Siamo entusiasti che Copenaghen sia pronta a diventare la capitale mondiale dell'architettura UNESCO / UIA del 2023 e ora non vediamo l'ora di elaborare i dettagli", ha affermato Thomas Vonier, presidente della UIA. "Copenaghen è la città ideale per seguire Rio de Janeiro, offrendo al mondo un fantastico contrasto nel modo in cui l'architettura aiuta le principali città globali ad affrontare le diverse sfide della vita urbana del 21 ° secolo", ha aggiunto.

“L'architettura è lo specchio della società. L'attuale pandemia di COVID-19 ci mostra come l'architettura e il design possano aiutarci ad adattarci in tempi di crisi e a cambiare il futuro in meglio. L'architettura può aiutare le comunità a recuperare e ricostruire, applicando lezioni che aiutano a evitare future catastrofi sanitarie e ambientali. L'architettura è una grande forza per il bene sociale quando progettiamo e costruiamo responsabilmente ”, ha concluso Vonier.


Decreto Maggio : Super Ecobonus al 110 per cento

fonte immagine:https://it.blastingnews.com/economia/2020/05/ecobonus-al-110-si-potra-ristrutturare-casa-gratis-la-proposta-nel-decreto-maggio-003132533.html

Si tratta di un incentivo senza precedenti per l’edilizia privata. Il governo l’ha predisposto per inserirlo nel “Decreto Maggio”: un credito di imposta al 110% dell’investimento sostenuto dai proprietari di casa per interventi di risparmio energetico, di realizzazione di pannelli fotovoltaici o di adeguamento antisismico.

Diciotto mesi per rendere le nostre case più green e più sicure senza spendere nulla. Sulla carta, quella offerta dal decreto rilancio con il super ecobonus, che prevede un vantaggio fiscale del 110% sotto forma di detrazioni Irpef spalmate in cinque anni, è un’occasione da non perdere, al punto che secondo una stima non ufficiale potrebbe muovere già entro fine anno investimenti per 7 miliardi di euro. É opportuno conoscere le regole stringenti da rispettare per poterne usufruire e che comunque il bonus non è per tutti gli immobili né per tutti i contribuenti. I diciotto mesi cui ci riferiamo sono quelli che intercorrono tra il 1° luglio prossimo, data di entrata in vigore del decreto Rilancio a quel punto per forza di cose approvato, al 31 dicembre 2021.

Le opere devono riguardare condomini o unità immobiliari indipendenti, non in costruzione, che siano prima casa e potranno usufruire del bonus le persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni: fanno eccezione gli interventi compiuti dagli Iacp o da imprese e cooperative che hanno finalità sociale. L’esclusione delle persone giuridiche o di chi comunque possiede uno studio, un negozio, un laboratorio pone un problema di non poco conto: che cosa succede quando l’unità immobiliare è in un condominio? Ai fini del bonus ristrutturazione, anch’esso riservato alle persone fisiche, gli interventi sulle parti comuni condominiali danno diritto allo sconto fiscale anche a chi possiede immobili strumentali, l’Agenzia delle Entrate chiarirà se questa interpretazione si applica anche alle nuove disposizioni. Per l’ecobonus ora in vigore il problema non si pone proprio perché si applica a tutti gli immobili e a tutti contribuenti. Per ottenere il bonus è necessario che i lavori apportino un miglioramento di almeno due classi energetiche o che in alternativa il miglioramento sia il massimo tecnicamente raggiungibile.

Ci sarà anche un credito di imposta al 90% per le polizze anticalamità collegate agli interventi di adeguamento antisismico. Nel tentativo di far partire il Sismabonus per ora rimasto un po’ in sordina si sta cercando di realizzare una norma che consenta una detrazione non più del 19% ma del 90% per la spesa sostenuta per acquistare una polizza anticalamità sulla casa, se contemporaneamente si sarà fatto un intervento antisismico per il quale il credito di imposta del 110% sarà ceduto alla compagnia assicurativa.

Le fatture andranno pagate con bonifico parlante, con l’indicazione del soggetto percipiente e del committente. Per i lavori di efficientamento energetico bisognerà inviare la documentazione tecnica che certifichi la rispondenza delle opere alle specifiche normative. I tecnici abilitati dovranno asseverare, con responsabilità penale, anche che i lavori sono stati pagati a un prezzo congruo con verifica dell‘Agenzia delle Entrate. Questo passaggio è obbligatorio anche per il sismabonus. E‘ prevista la possibilità di cedere il credito o all’impresa che effettua i lavori o fornisce le apparecchiature o anche alle banche.