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Laboratori ENEA aperti per coinvolgere la popolazione nella ricostruzione post terremoto del centro Italia.

fonte immagine:https://www.agensir.it/territori/2019/11/20/lesempio-virtuoso-degli-abitanti-di-collespada-basta-diatribe-la-ricostruzione-si-puo-fare-solo-collaborando/

ENEA insieme alle università Sapienza e Roma Tre, hanno messo in atto, nell’ambito del Progetto SISMI, un nuovo approccio innovativo per coinvolgere la cittadinanza nella ricostruzione delle località del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016-2017.

“Il nuovo approccio ha previsto da una parte la verifica di tecnologie e metodiche già acquisite a livello scientifico e rese disponibili alle imprese che operano nel settore e dall’altra la comunicazione della loro efficacia attraverso il coinvolgimento dei cittadini alla sperimentazione sia direttamente in laboratorio, sia in collegamento via internet, con la possibilità di dialogare con i ricercatori durante l’esperimento”, spiega l’ingegner Gerardo De Canio che ha condotto fino a dicembre i test sulle “tavole vibranti” del Centro Ricerche ENEA di Casaccia. Studiando il comportamento sismico delle pareti murarie tipiche delle abitazioni dei centri storici dell’Appennino centro-meridionale, i test permettono di sviluppare soluzioni sostenibili per la prevenzione e il rinforzo strutturale del patrimonio edilizio danneggiato dal terremoto. Le prove sismiche sono state sviluppate in due fasi: la prima per determinare il valore di accelerazione al suolo che provoca un danno significativo a cui è seguito l’intervento di rinforzo strutturale; la seconda che ha previsto la ripetizione delle prove per verificare l’efficacia del rinforzo stesso.

I cittadini di Collespada, frazione di Accumoli, sono stati coinvolti nella sperimentazione e hanno condiviso i risultati delle simulazioni sul comportamento sismico delle strutture storiche e i dati sull’efficacia degli interventi effettuati e sulle tecnologie di recupero e miglioramento sismico adottate. Sono stati messi a disposizione della cittadinanza metodi e risultati dei test di verifica sismica effettuati sui materiali e sulle tecniche di intervento per la ricostruzione e il recupero.

Tutta la comunità della frazione di Collespada si è immediatamente mobilitata dopo l’evento sismico, formando un comitato ed attivandosi per cercare soluzioni operative unitarie, non frazionate nei singoli interventi. E' grazie al grande impegno e alla coesione dei proprietari delle abitazioni nel presentare pratiche uniche che è stato possibile avviare la ricostruzione unitaria della località, tra le prime del genere”, conclude De Canio.

Oltre al comitato degli abitanti di Collespada, i soggetti esterni con cui sono stati condivisi i risultati delle prove sperimentali e delle ricerche effettuate, sono stati il Comune di Accumoli, il Centro Operativo Intercomunale, lo studio di progettazione Arking Associati e la società Fibrenet. L’attività sperimentale è tuttora in atto per fornire ulteriori informazioni sull’efficacia degli interventi di consolidamento.


Duomo di Orvieto, basamenti antisismici ENEA per le statue di Mochi.

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Finalmente dopo 120 anni, ritorna nel Duomo di Orvieto il gruppo dell’Annunciazione, composto da due statue realizzate a inizio ‘600 da Francesco Mochi. Il riposizionamento in cattedrale è stato curato dall’Opera del Duomo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro e l’ENEA. Il gruppo dell’Annunciazione è stato ai lati dell’altare maggiore del Duomo di Orvieto per quasi tre secoli, finché a fine ’800 la scuola di restauro ne ordinò la rimozione, insieme alle statue raffiguranti i 12 apostoli e i quattro santi protettori. Da allora l’intero ciclo scultoreo è stato collocato prima nei sotterranei del duomo, poi in temporanea esposizione alla chiesa di Sant’Agostino di Orvieto. Il ritorno dell’opera del Mochi precede quello delle altre sculture, che saranno riposizionate nel Duomo entro fine anno, sorrette da basamenti anch’essi assemblati su progetto ENEA. ENEA ha realizzato due innovativi basamenti antisismici per mettere in sicurezza le statue, similmente a quanto realizzato per i Bronzi di Riace nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Per i Bronzi di Riace le basi antisismiche furono realizzate in marmo di Carrara, ed assicurano il massimo isolamento delle statue nei confronti delle sollecitazioni dei terremoti nelle direzioni orizzontali e verticale. Per ciascuna statua fu realizzata una base costituita da due blocchi di marmo sovrapposti; su entrambe le superfici interne dei due blocchi furono scavate quattro calotte concave speculari, nel mezzo delle quali furono collocate quattro sfere, anch’esse di marmo. Le calotte concave e le sfere di marmo svolgono la funzione antisismica, e la loro dimensione fu definita in fase di progettazione in rapporto al grado di protezione sismica necessaria. Tra i due blocchi furono installati anche elementi dissipativi in acciaio inox per l’isolamento sismico da oscillazioni nella direzione verticale. La realizzazione delle basi in marmo si prestò come la più compatibile con il bronzo delle statue, ed i dispositivi installati richiedono una manutenzione minima. In presenza di un terremoto sarà la parte sottostante della base a subire l’azione sismica, e si potrà muovere con il terreno senza trasmettere alla parte superiore le sollecitazioni, in quanto completamente assorbite dal movimento delle sfere all’interno delle cavità ricavate nel marmo. Il movimento delle sfere rende il sistema di protezione poco rigido e con un attrito molto ridotto, caratteristiche che minimizzano o rendono quasi nulle le sollecitazioni. Il sistema è particolarmente adatto per le statue sviluppate in verticale, come i Bronzi di Riace che hanno una base di appoggio molto ridotta e che quindi presentano nelle gambe il loro punto di maggiore vulnerabilità anche alle minime oscillazioni, che ne possono compromettere l’integrità strutturale e causare il ribaltamento. Le basi antisismiche, sulle quali sono state collocate delle copie in scala reale delle statue dei Bronzi di Riace, furono sottoposte a verifica sperimentale sulle “tavole vibranti” presso i laboratori di “Qualificazione di Materiali e Componenti” del Centro Ricerche ENEA della Casaccia. Le tavole vibranti sono impianti sperimentali in grado di riprodurre i terremoti reali nelle componenti orizzontali e verticale, e che per le prove di qualificazione delle basi hanno simulato terremoti anche superiori al livello massimo previsto per il sito del Museo a Reggio Calabria, senza che le copie delle statue abbiano subito alcuna sollecitazione.

Rispetto ai basamenti dei Bronzi di Riace, dotati di dispositivi ‘passivi’ che massimizzano l’isolamento sismico, per le opere del Mochi abbiamo realizzato dispositivi del tipo ‘semi-passivo’, vale a dire in grado di sbloccare il piedistallo e attivarlo in funzione antisismica al primo segnale di terremoto”, spiega Gerardo De Canio, l’ingegnere ENEA che ha ideato e predisposto i basamenti. “Un’altra differenza sono i materiali che abbiamo utilizzato per i basamenti: in acciaio per Orvieto e in marmo per i Bronzi di Riace, ma entrambi sono del tipo ‘a doppio pendolo’, cioè costituiti da due calotte sferiche che con il loro rotolamento riescono a massimizzare l’isolamento sismico”, aggiunge De Canio.


La Scuola di Danza di Reggiolo : un perfetto connubio tra generosità e innovazione tecnologica e architettonica.

Fonte foto:20-Scuola-di-Danza-Reggiolo-fasi-di-cantiere-©-Geraldina-Bellipario-courtesy-MCA-1000x576.jpg

È stata inaugurata a Febbraio a Reggiolo (RE) la Scuola di Danza progettata da Mario Cucinella Architects in collaborazione con i giovani professionisti selezionati per il Workshop Costruire per ricostruire. Per realizzare il progetto sono stati selezionati sei giovani architetti e ingegneri under 35, residenti nelle aree del sisma, che hanno preso parte alla progettazione. La scuola di danza fa parte di un gruppo di opere realizzate grazie al Fondo di solidarietà istituito da Confindustria, CGIL CISL UIL e Confservizi per far rinascere e ricostruire i territori colpiti dal sisma del 2012 e a cui hanno contribuito lavoratori e imprese di tutta Italia, per oltre 7 milioni di euro. La scuola di danza è il quarto dei cinque progetti emiliani realizzati grazie al Fondo Ricostruzione Emilia; le altre opere sono: la Casa della Musica di Pieve di Cento (Bologna), il Centro di coworking di Quistello (Mantova) e il Centro Polifunzionale Arti e cultura di Bondeno (Ferrara), inaugurate nei mesi scorsi; sono invece ancora in corso i lavori di quello che è l’intervento più complesso: la Residenza per disabili gravi a San Felice sul Panaro (Modena). A dimostrazione dei valori che sottendono al fare impresa nel nostro territorio, il Trust Nuova Polis Onlus ha deciso di donare alle popolazioni colpite dal terremoto nuovi spazi di aggregazione sociale, specie giovanile, di grande qualità architettonica, tecnologica, sostenibile e funzionale, costruiti con tecniche e materiali innovativi. "Lo strumento giuridico utilizzato per questa iniziativa, il Trust - afferma Piero Gnudi, garante del Trust Nuova Polis Onlus - è del tutto innovativo per la realizzazione di opere con finalità di beneficenza. Abbiamo richiesto ed ottenuto, grazie alla sensibilità dell’Agenzia delle Entrate, il riconoscimento del Trust quale Onlus: tutti i fondi donati dai privati sono stati effettivamente ed esclusivamente utilizzati per coprire i costi sostenuti per la realizzazione delle opere".

L’intervento di Reggiolo ha previsto la realizzazione di un edificio composto da 3 corpi di fabbrica differenti, rispettivamente: 1) corpo 1: spogliatoi con struttura in calcestruzzo armato a telaio, ad un unico piano fuori terra, con solaio piano in latero-cemento avente spessore 20+5 cm e in pendenza, dotato di tamponamenti in laterizio; in pianta presenta una geometria di tipo trapezoidale; 2) corpo 2: sala di danza ad un piano fuori terra, composta da colonne, pareti, travi e solai di copertura lignei; 3) corpo 3: ingresso/reception coperto, con struttura lignea. Il progetto di Reggiolo ha riguardato la costruzione di una sala per i corsi di danza, per sostituire quella danneggiata dal sisma e demolita. La nuova sala di danza è un edificio a pianta rettangolare, realizzato in legno di abete, collegato agli spogliatoi attraverso un volume completamente vetrato sui lati est e ovest. Nel volume di collegamento tra sala e spogliatoi sono inseriti l’ingresso, l’area di attesa e l’ufficio amministrativo. L'edificio presenta una forma geometrica semplice e compatta, con l'involucro a prevalenza opaco per ridurre le dispersioni termiche nei mesi invernali e minimizzare il consumo energetico degli impianti meccanici di riscaldamento. L'involucro esterno è costituito da un sistema schermante curvo esterno che delimita due piccoli patii scoperti. I giardini interni ai patii, visibili dalla sala di danza, assolvono a diverse funzioni: sono uno schermo naturale per le vetrate e mitigano l'irraggiamento solare. Gli architetti si sono ispirati alla tecnica di intreccio dei cesti di vimini per realizzare gli intrecci del sistema schermante, un chiaro richiamo alle tradizioni artigianali del territorio che si lega alla posizione della scuola di danza in un'area al limite tra il centro urbano e le campagne a sud. Di notte il sistema schermante si illumina come una lanterna, e diventa un landmark urbano attrattivo e simbolico per l’intera comunità. Il progetto è stato sviluppato secondo i principi della sostenibilità ambientale, per ridurre la domanda di energia per il funzionamento dell’edificio e ottimizzare i livelli di comfort nelle aree interne ed esterne. La forma compatta dell'edificio e la presenza di un involucro a prevalenza opaco riducono le dispersioni termiche nei mesi invernali e minimizzano il ricorso agli impianti meccanici di riscaldamento, garantendo un ambiente interno confortevole.

“Nel dramma di queste terre e di quelle del Centro Italia, colpite dagli eventi sismici – ha affermato Mario Cucinella – noi architetti dobbiamo a queste comunità tutto il nostro sforzo creativo. L’esempio della ricostruzione dell’Emilia-Romagna dimostra come la forza di una collettività si sia rappresentata con l’architettura di nuove scuole e nuove opere al servizio dei cittadini. Non solo com’era, dov’era, ma soprattutto come sarà. Dobbiamo immaginare che da questa grande sofferenza Ri-costruiremo meglio, con più attenzione, senza compromessi su sicurezza sismica e sicurezza ambientale. L’architettura di qualità promuove valori importanti come la bellezza, il design, l’ecologia, la qualità ambientale, l’innovazione, la sostenibilità e contribuisce a dare valore al territorio creando una nuova empatia con il paesaggio. La bellezza è contagiosa!”