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Inaugurato il MÉCA, il nuovo centro culturale di Bordeaux

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La Maison de l’Économie Créative et Culturelle, progettata dallo studio danese BIG, riunisce tre istituzioni culturali francesi in un’unica sede

Situata in posizione centrale tra il fiume Garonna e la stazione ferroviaria di Saint-Jean, il nuovo centro culturale MÉCA – Maison de l’Économie Créative et de la Culture en Aquitaine, ospita nello stesso edificio il FRAC – il Fondo Regionale dell’Aquitania per l’Arte Contemporanea – l’ECLA – L’Agenzia Culturale per la scrittura, la musica, il cinema e la radiodiffusione – e l’OARA – l’Ufficio Artistico della Regione Aquitania per le arti performative, offrendo alla città e alla regione un nuovo fulcro per la promozione artistica e culturale.

Il progetto, firmato dallo studio di architettura Bjarke Ingels Group insieme a FREAKS freearchitects, come descritto dai progettisti è caratterizzato da “giochi geometrici e linee molto forti” che “gli conferiscono un carattere cinetico”, rendendolo così paragonabile a “una creatura vivente”. Gli spazi esterni, infatti, si presentano come un sistema di rampe e gradini creando la cosiddetta “stanza urbana”, impiegabile anche per installazioni artistiche, concerti e spettacoli dal vivo, favorendo un’interessante ibridazione tra lo spazio pubblico cittadino e l’edificio. Il registro cambia negli spazi interni, dove le finiture scelte rispondono a criteri di versatilità, efficienza e funzionalità. All’eterogeneità del programma funzionale i progettisti contrappongono una sostanziale omogeneità a livello di materiali e soluzioni adottate, con un uso marcato del cemento e dell’alluminio.

"La molteplicità dei flussi e delle funzioni di MÉCA, che accoglie sia gli attori dell'ecosistema creativo regionale da un lato e le attività che godono il pubblico dall'altro, rende l'edificio uno strumento dinamico per stimolare la creazione. BIG ha perfettamente compreso la complessità del raggruppamento di tre istituzioni culturali, la circolazione tra professionisti e il pubblico in generale e l'inserimento dell'edificio a Bordeaux. " spiega Alain Rousset, Presidente del Consiglio Regionale della Nouvelle-Aquitania.

Costruito nell’arco di un triennio, l’edificio è lungo 120 metri e alto 37. Una serie di gradini e rampe portano il pubblico direttamente nella stanza urbana di 1.100 metri quadri all'aperto al centro del MÉCA, creando un'entità porosa per i visitatori che vagano liberamente tra la strada e la passeggiata sul fiume. Un cartello MÉCA alto 7 metri illumina lo spazio con luci a LED bianche, come un lampadario moderno alla scala della stanza urbana. *"La stanza urbana è allo stesso tempo una cornice per le opere d'arte, un palcoscenico per le rappresentazioni, una sala di proiezione per le collezioni dei media e, forse, soprattutto, una stanza aperta per la vita urbana di Bordeaux per invadere e impegnarsi con le arti. Le finestre giganti che si affacciano sulla sala urbana offrono vedute della sala da ballo di OARA e, sul lato opposto, uno specchio inclinato riflette la lobby sottostante. I visitatori stanno quasi partecipando a un'installazione, solo stando lì. Inoltre, grandi gradinate su entrambi i lati dell'edificio invitano le persone a rilassarsi e godere di una vista straordinaria sul fiume Garonna e sulla città. " * Jakob Sand, Partner, GRANDE.

Una scultura in bronzo permanente raffigurante una mezza testa di Hermes dell'artista francese Benoît Maire si interseca con l'ingresso sul lungofiume, invitando i visitatori a riflettere sulla cultura contemporanea della regione. Entrando a MÉCA dal piano terra, è presente la hall dovecon la cava a spirale e il ristorante, arredato con mobili rossi e sedie in sughero progettati da BIG in riferimento alla città conosciuta per il vino. Un periscopio gigante vicino al ristorante e agli ascensori consente ai visitatori di vederele attività che si svolgono nella stanza urbana all'aperto e viceversa, creando un dialogo interno-esterno. Sempre al piano terra, è presente il teatro con configurazioni di sedute flessibili e sistemi acustici ottimizzati. Al piano superiore è ubicato il cinema con 80 postazioni e gli uffici di produzione. FRAC occupa i piani superiori con spazi espositivi alti 7 metri, studi di produzione per artisti, magazzini, auditorium da 90 posti e caffetteria.

La facciata di MÉCA è composta quasi interamente da 4.800 pannelli prefabbricati in calcestruzzo intervallati da finestre di varie dimensioni per controllare la quantità di luce che penetra all'interno e creare un senso di trasparenza. Le lastre di cemento, che pesano fino a 1,6 tonnellate, sono sabbiate con l'arenaria locale di Bordeaux. I granuli gialli per luminosità e calore irradiano l'edificio sotto il sole integrandolo alla città.

L’investimento di 60 milioni di Euro – sostenuto al 94% dalla Région Nouvelle-Aquitaine e per il resto dal Ministère de la Culture – ha dotato la città di un “edificio-icona” che pone in stretta relazione la Garonna con l’intera città. La struttura è la “casa viva e feconda” di tre distinte istituzioni francesi, pronte a fare la loro parte per rafforzare la varietà dell’offerta culturale di Bordeaux. E, di conseguenza, per attrarre visitatori.


L’Albero Bianco di Sou Fujimoto è la nuova architettura folle di Montpellier

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Un progetto internazionale per rinnovare lo skyline della città

L’Arbre Blanc Residential Tower è frutto di un concorso internazionale denominato "La Folie architecturale de Richter” indetto dal consiglio comunale di Montpellier nel 2013 con lo scopo di rinnovare e arricchire il patrimonio architettonico dell’omonimo quartiere della città francese. L’obiettivo della competizione era quello di realizzare un progetto audace che si adattasse all’ambiente circostante e comprendesse abitazioni e negozi.

Il gruppo di architetti coinvolti nella progettazione, vincitori del concorso, è formato da Dimitri Roussel, Manal Rachdi OXO architects, Nicolas Laisné, e Sou Fujimoto Architect; un team che rappresenta il connubio tra due differenti generazioni e l’ibridazione delle culture tipica delle cittadine mediterranee: la giovane generazione francese è rappresentata da Manal Rachdi (Oxo) e Nicolas Laisné Associés, mentre il coinvolgimento del giapponese Sou Fujimoto dimostra l’internazionalità dell’opera e un portato teorico non indifferente. Nella progettazione gli architetti si sono soffermati sull’accessibilità e sulla dimensione umana realizzando gli spazi pubblici nella parte inferiore e superiore dell’edificio. Al piano terra è presente una galleria d’arte con pareti di vetro che si aprono sulla strada, mentre sul tetto è presente un public bar e un'area comune per i residenti, appositamente pensata in modo che anche i proprietari degli appartamenti ai piani più bassi possano godere della vista panoramica.

L’elemento interessante dell’edificio è rappresentato dal suo design: ispirata ad un albero, l’architettura è composta da balconi che si dipartono da un tronco centrale e coperture in acciaio bianco che proteggono la facciata e rendono dinamiche le superfici esterne. Le proporzioni dei balconi sottolineano tale scopo abbracciando l'esterno, così come le foglie che si piegano alla ricerca della luce del sole. I numerosi balconi e pergolati promuovono la vita all'aria aperta e consentono un nuovo tipo di relazione tra i residenti. Ogni appartamento ha uno spazio esterno di almeno 7 m² (il più grande è di 35 m²), con diversi livelli di privacy e layout. Affinché tutti gli appartamenti abbiano viste panoramiche, gli architetti hanno modellato il progetto realizzando una serie di esperimenti spaziali con modelli fisici 3D. Gli spazi esterni, così pensati, sono veri e propri salotti collegati alle abitazioni che permettono ai residenti di vivere simultaneamente l’interno e l’esterno. I balconi inoltre creano un efficace velo protettivo per la facciata, forniscono l'ombra necessaria e interrompono i venti per aiutare l'aria a circolare in modo più armonioso. L’edificio, composto da diciassette piani, parteciperà attivamente alla vita della città grazie alla presenza di numerosi spazi pubblici e alla capacità di inserirsi perfettamente nel sito, diventando al contempo anche un’attrazione.


A Shanghai realizzato il ponte pedonale più lungo stampato in 3D.

fonte immagine:https://buildingcue.it/a-shanghai-il-ponte-pedonale-piu-lungo-stampato-in-3d/12175/

Il 12 gennaio 2019 è stato inaugurato a Shanghai, nel distretto di Baoshan, il più grande ponte pedonale in cemento stampato in 3D del mondo. Il progetto è stato sviluppato dal team del professor Xu Weiguo della Tsinghua University (School of Architecture), il Centro di ricerca congiunto Zoina Land per l’architettura digitale, ed è stato realizzato in collaborazione con la Shanghai Investment Company di Wisdom Bay.

Per la realizzazione del nuovo ponte si è utilizzato un materiale certamente non nuovo, ma in maniera innovativa e sfruttando una tecnologia nuova. Si è realizzato così un ponte che si ispira al passato della Cina e ad antiche e storiche tecniche costruttive. L’attraversamento ispira i suoi lineamenti al ponte di Anji, il più antico ponte di pietra ad arco ogivale, costruito a cavallo del 600 d.C. nella provincia dello Hebei, oggi ancora perfettamente preservato. Per loro costituzione i ponti ad arco rappresentano una delle prime tipologie di ponti mai realizzati nella storia, grazie soprattutto alla loro semplicità costruttiva e alla facilità di reperire materiali adatti alla sua costruzione. L’arco è infatti uno degli schemi statici più semplici ed efficaci, funziona principalmente in compressione, e per questo viene realizzato con materiali che ne esaltano il funzionamento, come la muratura o il calcestruzzo. Riproducendo in una scala minore il suo modello (l’originale è lungo 50 m, largo 9 m e alto 7,3 m ed è sorretto da un grande arco affiancato ai lati da due archi più piccoli), il nuovo si compone di un unico arco e sviluppa il suo impalcato per una la lunghezza complessiva di 26,3 m per una larghezza di 3,6 m. L’arco si imposta su spalle distanti 14,4 m. La sua struttura è composta di tre parti: l’arco, i parapetti e l’impalcato. L’arco è formato dall’unione di file di un totale di 44 unità cave di calcestruzzo stampato 3D di dimensioni pari a 90x90x160 cm che, posate al di sopra di una centina metallica sfruttando lo stesso principio statico dell’arco, non hanno richiesto il posizionamento di barre metalliche di rinforzo (la cui assenza sembra influire positivamente anche sul costo finale, valutato in due terzi del costo di un ponte tradizionale di simili dimensioni). L’impalcato e i parapetti sono costituiti rispettivamente da 64 e 68 elementi realizzati anch’essi con disegni di diverse trame tridimensionali, il primo riproducendo quasi il corallo del cervello e il secondo nella foggia di un nastro appoggiato sull’arco. Utilizza lo stesso tipo di calcestruzzo: definito nella composizione dal gruppo di lavoro di Xu Weiguo, è un cemento con fibre di polietilene variamente additivato che nei laboratori ha dimostrato di raggiungere una resistenza a compressione di 65 MPa e una resistenza a flessione di 15 MPa.

Non utilizzando tecniche costruttive collaudate e calcolabili con i modelli oggi ampiamente a disposizione prima del processo di stampa del ponte, è stato costruito un modello fisico in scala 1: 4 per eseguire vari test sulla struttura, i quali hanno dimostrato che la resistenza del ponte può soddisfare i requisiti di carico da folla. Tutti i componenti in calcestruzzo di questo ponte sono stati stampati utilizzando due sistemi di stampa 3D a braccio robotico in circa 450 ore. Per quanto riguarda le spese, i progettisti affermano che il ponte in 3D ha un costo di circa due terzi rispetto a un ponte convenzionale di dimensioni simili. Ciò è dovuto principalmente al fatto che la stampa e la costruzione del corpo principale del ponte non necessitano di barre d’armatura, risparmiando in modo significativo sui costi. Una volta messo in opera, il ponte è stato dotato di una serie di sistemi di controllo che, attraverso sensori e rilevatori, daranno informazioni precise e in tempo reale sulle deformazioni conseguenti alle sollecitazioni, le vibrazioni che il passaggio di pedoni e biciclette produce e il comportamento generale del materiale e di tutta la struttura.


Presentato in Campania il disegno di legge per la qualità dell'architettura

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L’obiettivo è incentivare Concorsi di Idee e di Progettazione e premiare i Comuni virtuosi

In attesa della nascita della prima Casa del Design, una Biennale dell’architettura e premialità per i Comuni virtuosi, è stato presentato il 4 giugno scorso a Napoli il disegno di legge per la promozione della qualità dell'architettura approvato lo scorso 7 maggio dalla Giunta regionale.

Presenti al tavolo il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, l'assessore al Governo del territorio Bruno Discepolo e associazioni e istituzioni che hanno contribuito alla stesura del disegno, tra cui rappresentanti regionali degli Ordini professionali degli architetti e degli ingegneri, dell'ANIAI, dell'IN-ARCH, dei dipartimenti di architettura della Federico II e dell'Università Vanvitelli, del DO.CO.MO.MO..

Con il disegno di legge presentato, la Regione Campania intende riconoscere alla progettazione e alla realizzazione di opere di architettura contemporanea il carattere di pubblico interesse, consapevole della necessità di restituire all'architettura il ruolo che le compete nelle politiche di governo del territorio. Una legge che, spiega l'assessore Bruno Discepolo, "si differenzia da precedenti testi normativi, elaborati in questi anni già da Regioni quali Marche, Puglia, Umbria e Calabria, perché in maniera ancora più incisiva prevede una pluralità di azioni e strumenti per la diffusione di una cultura degli ambienti di vita, la qualità delle trasformazioni fisiche del territorio, delle infrastrutture, delle città, del paesaggio e dell'ambiente e l'affermazione della centralità del progetto di architettura".

Il disegno di legge individua come procedure più appropriate per perseguire l'obiettivo della migliore qualità degli interventi di architettura e di trasformazione del territorio, il Concorso di Idee e il Concorso di Progettazione; inoltre si prevede l'istituzione di un Elenco regionale dei Comuni vìrtuosi per la qualità architettonica. "Saranno riconosciuti come vìrtuosi - spiega Discepolo - tutti i Comuni presenti sul territorio regionale che avranno avviato azioni, iniziative e progetti caratterizzati dal rispetto delle leggi regionali in materia di governo del territorio, da interventi all’interno dei tessuti urbani storìci, dall'espletamento di procedure concorsuali, dalla misurazione dei risultati ottenuti anche in termini di sostenibilità e innovazione". Per questi comuni si prevede anche l'introduzione di una clausola di premialità nell'erogazione dei contributi regionali ed europei.

Importante anche la funzione che avrà I'Osservatorio regionale per la qualità della progettazione architettonica e urbana, un organo consultivo dell'Amministrazione Regionale in materia di qualità architettonica e urbana che avrà alcuni compiti specifici come, ad esempio, la diffusìone dei Concorsi di ldee e di Progettazione, la predisposizione dell'Elenco regionale dei Comuni vìrtuosi, la predisposizione ogni due anni di un Rapporto sullo Stato dell’Architettura in Campania e un Premio di Architettura e di Design che sarà bandito ogni due anni per attività e interventi realizzati sul territorio regionale.

Infine il testo prevede l'istituzione di Case dell'Architettura e del design nelle città campane. La prima nascerà a Napoli e sarà realizzata all'interno di Palazzo Penne, edificio storico di proprietà della Regione, esempio tra i più significativi dell'architettura rinascimentale napoletana, di cui si prevede il recupero. "A questa legge crediamo molto - ha detto De Luca - essendo convinti che la trasformazione urbana sia uno dei settori economici su cui si può reggere un'economia dinamica ma anche l'attività che può dare nuova identità alle realtà moderne. Quando negli anni scorsi mi chiedevano di trasformazione urbana mi permettervo di ricordare una delle città invisibili di Italo Calvino, Zora, che era obbligata a restare immobile e uguale a se stessa per essere meglio ricordata. Zora languì, si disfece e scomparve, la terra la dimenticò. Un modo letterario per descrivere quello che potrebbe essere il rapporto tra trasfromazione urbana, qualità architettonica, salvaguardia del patrimonio storico e ambientale. Purtroppo è andata crescendo sull'onda di un comitatismo sgangherato l'idea che la trasformazione urbana in sé sia un dato negativo. E questa per me è stata sempre una cosa sconvolgente, tanto più che in italia c'è un comparto fermo, quello della trasformazione urbana. Sono convinto che uno dei motivi ritardi del nostro Paese rispetto ad altri dipenda proprio da questo."


Progetto "KidZEnergy": a Palermo primo laboratorio multimediale ENEA-GSE sull'efficienza energetica.

fonte immagine:http://www.enea.it/it/Stampa/news/sostenibilita-a-palermo-primo-laboratorio-multimediale-enea-gse-sullefficienza-energetica

Il 28 Marzo a Palermo, presso il Teatro Garibaldi, è stato inaugurato il laboratorio multimediale sull’efficienza energetica, realizzato da ENEA e GSE, rimasto aperto fino al 3 Aprile, ed ha visto una forte ed interessata partecipazione di giovani e studenti. Sono intervenuti alla cerimonia il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il Presidente dell’ENEA Federico Testa e l’Amministratore delegato del GSE Roberto Moneta. La manifestazione di Palermo è stata realizzata con il supporto di Associazione DinamoLab, Accademia di Belle Arti di Palermo e Istituto Comprensivo Statale “Maredolce”. L’iniziativa consisteva in una mostra multimediale denominata “La Casa del Sogno, dell’Ascolto e dell’Energia”, realizzata nell’ambito del progetto KDZENERGY di ENEA e GSE per trasmettere alle nuove generazioni comportamenti virtuosi nel campo della sostenibilità ambientale e della transizione energetica verso un’economia "carbon-free". E' stato proposto un nuovo approccio didattico-comunicativo per interagire direttamente con gli studenti, anche attraverso un “E-prof” che ha proposto consigli, giochi e quiz. A disposizione dei visitatori erano presenti aree dove poter effettuare esercizi personali connessi con la sensazione, il sogno e il benessere e, nell’area antistante il Teatro Garibaldi, l’EnergyBUS per coinvolgere gli studenti in attività di ricerca e sperimentazione.

L'ENEA, nel suo ruolo di Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica, in questi anni ha realizzato numerose iniziative per promuovere una cultura dell’efficienza energetica nel nostro Paese, anche attraverso attività di comunicazione e sensibilizzazione. Con questo nuovo laboratorio multimediale vogliamo offrire la possibilità di sperimentare nuove modalità per coinvolgere i consumatori di domani in un percorso culturale inclusivo nel campo dell’efficienza energetica, dove poter ‘toccare con mano’ l’efficacia dei propri comportamenti e comprenderne l’importanza”, ha evidenziato il Presidente dell’ENEA Federico Testa. “Per realizzare la transizione energetica, la prima cosa da fare è rimettere i cittadini al centro del nostro sistema energetico, includendo tutte le fasce sociali e soprattutto d’età, a partire dai bambini, i soggetti più fragili e allo stesso tempo più interessati a un futuro a zero emissioni. È con questo spirito che il GSE ha deciso di sostenere con entusiasmo il progetto KidZEnergy, convinto che proprio dall’educazione delle generazioni future possa arrivare la risposta concreta ai cambiamenti climatici e al percorso tracciato dal Piano Energia e Clima”, ha affermato l’Amministratore delegato del GSE, Roberto Moneta. “A conferma del fatto che i cambiamenti più sono importanti e profondi più richiedono tempo, questa manifestazione pone al centro i bambini, con la loro curiosità e con la loro attenzione al mondo. Costruire un futuro più sostenibile è oggi un imperativo per noi adulti che abbiamo il dovere di lasciare un mondo migliore ai più piccoli, ma altrettanto importante è il ruolo dei bambini e delle bambine, che possono essere a loro volta agenti di un cambiamento profondo della società. Farlo con lo strumento del gioco, del sogno, dell’esperienza laboratoriale è un modo intelligente per rendere questo percorso ancora più coinvolgente, quindi ancora più efficace”, ha dichiarato il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Questa iniziativa è stata realizzata nell'ambito del progetto KDZENERGY, ne sono state realizzate altre anche a Genova nel 2018 e a Milano nel febbraio 2019; sempre con il coinvolgimento attivo della cittadinanza. L' idea è nata ed implementa il format KIDZDREAM dell’Associazione DinamoLab, che raccoglie attraverso una mappa multimediale online i sogni notturni raccontati e disegnati dai bambini di diverse parti del mondo. KidzDream lancia nel 2017-2018 "Dreamtelling for a Better World" una campagna sull’accoglienza, l’eguaglianza, e contro tutti i muri fisici e culturali, dove i bambini con i loro sogni diventano testimoni dell’iniziativa, per arrivare a realizzare a Palermo la prima Casa del Sogno e dell’Energia: un padiglione espositivo multimediale che integra laboratori ed eventi formativi sui temi dell’efficienza energetica dedicati a bambini, famiglie e cittadinanza; in una nuova formula espressiva che nasce dal confronto con gli studenti e le famiglie, attraverso un nuovo approccio comunicativo sul tema della sostenibilità energetica. L’incontro con ENEA ha creato una sinergia comunicativa che sposa il concetto di Sviluppo e Sostenibilità. L’obiettivo condiviso di dare a tutti gli esseri umani le stesse possibilità accomuna ENEA, KdzDream, Palermo, Milano e Genova. Le parole chiave su cui si fonda tale partnership sono: Inclusione, Eguaglianza, Rigenerazione Urbana e Accesso Universale all’Energia. I destinatari e attori sono stati i bambini e gli studenti, con il coinvolgimento di tutta la cittadinanza e delle Istituzioni.