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Scuole nZeb: il caso dell’Istituto Alberghiero P.Aretusi

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Un progetto di innovativo per l’ampliamento della scuola nell’ambito del concorso #scuoleinnovative

#scuoleinnovative è il primo concorso internazionale di idee per la progettazione e realizzazione di 51 scuole innovative grazie allo stanziamento di 350 milioni di euro, previsto dalla legge ‘Buona Scuola’. Per l’Istituto Alberghiero P. Artusi di Riolo Terme il bando è stato vinto da Cavejastudio il quale si è occupato della progettazione architettonica. Il gruppo di lavoro coinvolto nel progetto è formato dell’arch Giovanna Garzanti, coordinatrice tecnica della Provincia di Ravenna, il progettista delle opere architettoniche arch. Filippo Pambianco di Cavejastudio, l’ing. Matteo Guidi, progettista degli impianti meccanici di Polistudio A.E.S., l’ing. Alberto Frisoni, progettista degli impianti elettrici di Polistudio A.E.S., nonché il progettista delle opere strutturali Ing. Daniele Cangini di Instudio.

“Un progetto di condivisione, - ha affermato l’arch. Garzanti - abbiamo lavorato e contribuito in tanti, dai tecnici della provincia Ravenna, ai progettisti esterni, ma anche la scuola mediante numerosi incontri con i professori e la preside dell’istituto scolastico… Per questo, speriamo che il risultato sia quello di una scuola innovativa, ma anche di una scuola funzionale e che i ragazzi e i professori possano viverla al cento per cento”. Il concorso mira alla realizzazione di istituti all’avanguardia dal punto di vista architettonico, impiantistico, dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica. Un altro importante aspetto ha inoltre riguardato l’incentivazione di luoghi aperti al territorio caratterizzati da spazi che dialogano con il territorio circostante e con il contesto urbano.

La scuola si presenta come un edificio con una superficie utile di 3040 mq costituito da piano terra, primo piano e secondo piano. Il piano terreno della scuola ospiterà cucine-pasticcerie, sale da pranzo, banco bar e accoglienza, mentre ai piani primo e secondo sono previsti gli altri spazi della didattica tra cui aule di gruppo, agorà, spazi informali e di servizio
L’ampliamento reinterpreta le caratteristiche volumetriche dell’edificio esistente cenando una naturale espansione dell’ultimo ampliamento. L’Istituto, fortemente legato al territorio, grazie agli interventi proposti, diventa uno spazio pubblico, uno spazio di mediazione e dio incontro tra la scuola e la cittadinanza, un luogo di scambio di tradizioni e innovazioni. A tal proposito l’arch. Pambianco Filippo Cavejastudio afferma :“Ritenevamo importante realizzare una scuola che donasse qualcosa alla città e per questo abbiamo pensato di collocare, ad esempio, le cucine al piano terra a vista con vetrate a tutt’altezza, in modo che si possano vedere gli studenti al lavoro”.

Simbolo dell’edificio è infatti lo spazio agorà in cui è racchiuso il concetto di spazio innovativo. “Un luogo di scambio di opinioni, - ha continuato l’arch. Pambianco - una grande gradinata dove possono essere organizzati eventi legati all’attività scolastica ma in orario extrascolastico. Rappresenta l’essenza della nuova didattica, elevando il concetto di scuola a vero e proprio centro civico”. Importante anche il progetto impiantistico che ha accolto la sfida di realizzare impianti “invisibili” e ad alta efficienza. *

“Gli impianti – ha affermato l’ing Matteo Guidi di Polistudio A.E.S. , progettista dei servizi tecnologici- ci sono ma non si vedono, abbiamo cercato di renderli invisibili, seppur siano fortemente presenti. Quando si parla di innovazione si pensa sempre che gli impianti siano l’unica cosa che possa dare efficienza e risparmio energetico ad un fabbricato. È vero, ma non totalmente, nel senso che una precisa progettazione architettonica del fabbricato ci permette già da sola di raggiungere un’ottima efficienza”. Uno studio “partito sulla definizione dell’involucro edilizio, da una progettazione puntuale di quelle che sono le stratigrafie, tenendo conto delle esposizioni delle facciate, dei sistemi ombreggianti e dell’alto affollamento dei locali”. Il nuovo edificio sarà caratterizzato infatti da un involucro edilizio performante e tecnologie efficienti tali da garantire il requisito di edificio NZEB secondo i criteri previsti dalla normativa regionale D.G.R. n. 1715/2016.

“Il calore generato all’interno delle scuole a volte è sufficiente per riscaldare gli ambienti. È stata posta molta attenzione sulla gestione del carico dell’irraggiamento solare che arriva dall’esterno. Quindi tutte le facciate ed i sistemi verticali di ombreggiatura danno già un’idea di efficienza e innovazione, limitando la presenza degli impianti, strettamente necessari per andare a coprire i fabbisogni. Oggi le tecnologie sono consolidate ed arrivate ad un punto per cui è difficile inventare colpi di scena, ma abbiamo la fortuna di avere tecnologie assolutamente valide, ormai comprovate da tempo”. Inoltre sarà servito da fonti rinnovabili di energia come quella solare prevedendo un impianto fotovoltaico su tutta la copertura della falda inclinata, con una potenza di picco di circa 40 kWp. L’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico è peculiare, considerato che le cucine sono per la grande maggioranza dotate di apparecchiature ad alimentazione elettrica, ed utilizzate principalmente nelle ore diurne. Oltre al fotovoltaico, sarà presente un sistema in pompa di calore affiancato da macchine di trattamento aria dotate di recuperatori di calore ad altissima efficienza, per minimizzare i consumi, riducendo del 32% il consumo di energia rispetto ad una scuola standard. I consumi energetici della scuola per i servizi di riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria ed il raffrescamento di alcune zone vengono coperti per il 66% dalla produzione e sfruttamento delle energie rinnovabili, utilizzando il fotovoltaico e le pompe di calore”.


Approvata la Legge di conversione del D.D.L. n. 123/2019: Decreto Sisma.

fonte immagine:http://www.cngeologi.it/2017/06/30/sisma-centro-italia-nominati-i-componenti-dellosservatorio-nazionale-della-ricostruzione/

Con 160 voti favorevoli, 119 contrari e nessun'astensione, l'Assemblea del Senato ha rinnovato la fiducia al Governo approvando, in via definitiva, il D.D.l. n. 1631 di conversione, con modificazioni, del Decreto-Legge 24 ottobre 2019, n. 123 recante:"Disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici".

Il testo prevede lo slittamento al 31 dicembre 2020 per il ripristino degli immobili pubblici da destinare alle popolazioni dei territori interessati dagli eventi sismici verificatisi in Italia centrale dal 24 agosto 2016. Per quanto concerne gli interventi di immediata esecuzione (art. 8 del D.L. 189/2016), il Commissario potrà posticipare al 31 marzo 2020 la presentazione della documentazione necessaria per l’ottenimento dei contributi per i lavori eseguiti. Inoltre, le Regioni potranno adottare uno o più programmi straordinari di ricostruzione nei territori dei Comuni colpiti dal terremoto.

Vengono confermate le norme per la semplificazione e accelerazione della ricostruzione privata che prevedono il coinvolgimento dei professionisti. In particolare, dopo la definizione di un provvedimento che individui i limiti di importo per interventi di ripristino e ricostruzione degli immobili privati, gli Uffici speciali per la ricostruzione, sempre previa verifica della legittimazione del soggetto richiedente al momento della presentazione della domanda di contributo, adottano il provvedimento di concessione del contributo sulla base del progetto e della documentazione allegata alla domanda di contributo presentata dal professionista, che ne certifica la completezza e la regolarità amministrativa e tecnica, compresa la conformità edilizia e urbanistica, nonché sulla base dell’importo del contributo concedibile determinato dallo stesso professionista nei limiti del costo ammissibile. Se gli interventi necessitano dell’acquisizione di pareri ambientali, paesaggistici, di tutela dei beni culturali il professionista, nella domanda di contributo, chiede la convocazione della Conferenza regionale, convocata dall’Ufficio Speciale per la ricostruzione, oltre che in esito alla predetta richiesta, anche al fine di acquisire, nel caso della mancata richiesta di convocazione di detta Conferenza da parte del professionista ai sensi del precedente periodo, i pareri ambientali e paesaggistici, ove occorrano per gli interventi riguardanti aree o beni tutelati ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio o i pareri degli enti competenti al fine del rilascio del permesso di costruire o del titolo unico.

Il decreto estende da tre a sei anni la durata dell’intervento del Fondo di garanzia in favore delle micro, piccole e medie imprese. Altro capitolo, l’allargamento ai Comuni del cratere della misura a favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno “Resto al Sud”. In questo caso, ne possono beneficiare le realtà locali che presentano una percentuale superiore al 50% di edifici dichiarati inagibili con esito “E”. Altra importante novità: per quanto concerne l’esecuzione dei lavori per danni lievi, possono essere ammesse varianti fino al 30% del contributo concesso.

Nasce un nuovo piano di ricostruzione, redatto dalla Regione Campania, per la riparazione e la ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma di Ischia del 21 agosto 2017, nonché la riqualificazione ambientale e urbanistica dei territori colpiti.

Il decreto proroga al 2021 la sospensione degli oneri relativi al pagamento delle rate dei mutui, da corrispondere nel 2020, concessi dalla Cassa depositi e prestiti Spa e trasferiti al Ministero dell’Economia e delle finanze agli enti locali colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 in Emilia. Prorogata anche l’esenzione IMU fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati interessati e comunque non oltre il 31 dicembre 2020. La sospensione dei mutui dei privati su immobili inagibili slitta al 31 dicembre 2020. La decisione coinvolge anche i soggetti residenti nei comuni interessati dagli eventi alluvionali del 17 e 19 gennaio 2014, dagli eccezionali eventi atmosferici del 30 gennaio e del 18 febbraio 2014.


A Milano inaugurato il nuovo campus dell’Università Bocconi firmato SANAA

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Da Ex Centrale del Latte ad architettura aperta alla città con verde, facciate trasparenti e cortili.

Il nuovo anno accademico dell’Università Bocconi si apre parlando di architettura: il campus della prestigiosa scuola di economia milanese si amplia grazie all’apertura del nuovo complesso progettato da Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa e inaugurato lo scorso 25 novembre. I due architetti giapponesi, con il loro studio Sanaa si erano aggiudicati il concorso ad invito organizzato dall’ateneo milanese nel 2012 grazie un progetto capace “di ridefinire il concetto di campus come elemento integrante del tessuto urbano, con un insieme di edifici unitario, organico, non invasivo e contemporaneamente aperto – fisicamente e visivamente – al contesto” come recita la motivazione della giuria presieduta da Sir Peter Cook. Al concorso parteciparono anche David Chipperfield, Mario Cucinella, Odile Decq, Massimiliano Fuksas, OMA, Sauerbruch Hutton, Benedetta Tagliabue e Cino Zucchi.

L’intervento complessivo interessa un lotto di circa 35.000 metri quadri di terreno, nell’area dell’ex Centrale del Latte di Milano che oggi ospita la nuova sede SDA School of Management. Il campus comprende quattro edifici destinati a 2400 studenti con ristorante, caffetteria e due sale conferenze oltre alla residenza studentesca con 300 posti letto già funzionante da più di un anno. Al motto di “we are open” il complesso prevede inoltre 17.000mq di verde aperto al pubblico (da gennaio 2020) e un centro sportivo polifunzionale con due piscine, un’area fitness, un’arena sportiva con campo da basket e pallavolo e una running track al coperto.

"ll complesso che oggi si inaugura risponde, con armonia estetica, ai più avanzati requisiti di efficienza e sostenibilità ambientale" ha dichiarato Mario Monti, presidente della Bocconi. "D’ora in poi, da questo Campus verrà offerto a generazioni di giovani e di manager del mondo intero – che già oggi vengono da 99 Paesi per formarsi alla Bocconi – il nutrimento di conoscenza, di curiosità, di pensiero critico, di senso di responsabilità necessari per immaginare e realizzare lo sviluppo sostenibile dei nostri Paesi, delle nostre società e la loro fruttuosa collaborazione".

Il progetto rappresenta un vero e proprio intervento paesaggistico trasformando il campus in un parco urbano aperto alla città. "Abbiamo cercato di integrare l’università con il parco utilizzando la forma architettonica della corte", hanno spiegato gli architetti di Tokyo. Sejima e Nishizawa descrivono infatti gli spazi aperti all’interno del lotto come un omaggio alla città di Milano con sequenze di corti che rievocano quelle dei palazzi storici milanesi, qui rielaborate in chiave organica e circondate da pensiline eredi degli antichi porticati. L’idea di apertura è tradotta inoltre mediante facciate trasparenti dalle linee curve che creano continuità tra spazi interni ed esterni. In continuità con il profilo degli edifici, anche il parco è caratterizzato da un sistema di portici e pensiline dalla forma organica, che guida e protegge i percorsi pedonali interni. Punto focale del progetto è il tema della sostenibilità: numerose le soluzioni innovative impiegate, che garantiscono l’autosufficienza energetica su base annua e l’assenza di emissioni nocive. Le coperture sono dotate di pannelli fotovoltaici ad alta efficienza e le facciate sono realizzate in un doppio strato di lamiera stirata in alluminio anodizzato e vetro e alluminio a taglio termico che conferisce all’involucro esterno un effetto semi-trasparente.

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Stefano Boeri Architetti per la nuova stazione di Matera

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Situata a ridosso del nucleo storico materano, la nuova stazione centrale sarà “una porta d’accesso al mondo”

Inaugurata ieri 13 novembre 2019, la nuova Stazione Centrale di Matera vede il taglio del nastro alla presenza delle massime autorità locali. La stazione, in realtà, è già entrata parzialmente in attività a disposizione di residenti e turisti per il raggiungimento della Capitale della Cultura 2019 dalla stazione di Bari mediante la linea delle Ferrovie Appulo Lucane.

I lavori di realizzazione dell’intervento sono stati avviati nel luglio 2018. Il progetto, firmato dallo studio guidato dall’architetto Stefano Boeri, prevedeva la ristrutturazione edilizia dell’esistente stazione di Matera centrale delle Ferrovie Appulo Lucane, una delle tre stazioni della tratta Bari – Matera che servono la città.

A tal proposito il progettista aveva dichiarato : "Il progetto intende restituire maggiore visibilità alla Stazione di Matera Centrale FAL, che è ripensata non più come un edificio di servizio necessario e sufficiente al collegamento ferroviario, ma un vero e proprio “landmark” urbano importante, adeguato alla primaria funzione urbana e territoriale che il nuovo servizio aspira ad assolvere, al passo con il ruolo importante che la città di Matera va a rappresentare in Europa"

Una grande apertura ricavata nel solaio di copertura della galleria interrata, di forma rettangolare e per un’estensione di circa 440 metri quadrati, mette in relazione diretta le due parti della stazione, fuori terra e dentro terra, portando luce naturale ed aria al tunnel sottostante completamente riqualificato.

Collocata, come la precedente fermata Matera Centrale, nelle immediate vicinanze del nucleo storico materano, la nuova stazione sorge a ridosso dell’esistente manufatto ferroviario, risalente agli anni Ottanta del Novecento e riconvertito a infopoint. All’esterno un’ampia copertura monumentale realizzata in pannelli metallici riflettenti contraddistingue questo importante intervento di rinnovo. Grazie alla sua geometria “diamantata”,i pannelli restituiscono una visione frammentata dello spazio urbano circostante, fatta di nuove prospettive, giochi di luci e riflessi sorprendenti. Le dodici sottili colonne in acciaio attraversano l'intera altezza della galleria ipogea per circa 6 m, fino a salire di ulteriori 12 m rispetto al livello terra, per sorreggere la pensilina come un grande tempio contemporaneo trasformando lo spazio esterno in una piazza coperta fruibile.

La stazione comprende un nuovo edificio che assolve le funzioni di accoglienza, biglietteria, collegamenti e servizi. Il nuovo volume presenta una finitura esterna realizzata con pietra locale ispirata ai classici ipogei materani. Il sistema costruttivo si basa su pannelli multistrato ottenuti dall’accoppiamento di un rivestimento lapideo di 12 mm con un layer di materiale alleggerito dello stesso spessore. Il disegno della parete è così definito dalla trama dei pannelli, intervallata da alcune fughe di raccordo enfatizzate nello spessore, e da una serie di moduli vetrati retroilluminato a tutta altezza. La facciata sud è in perfetta continuità con quella sottostante affacciata sulla banchina, a filo dell’apertura nel solaio. La galleria ferroviaria sotterranea è illuminata naturalmente grazie ad un’apertura di circa 440 mq realizzata nel solaio del tunnel stesso. In questo modo è stato possibile superare lo standard dei sottopassi angusti e illuminati artificialmente.

“La Nuova Stazione – sottolinea l’architetto Boeri – è pensata per divenire uno spazio pubblico riconoscibile, parte integrante della piazza pedonale che va a riconfigurare e riqualificare, direttamente collegata ai principali assi di accesso alla città storica situata a pochi passi”. “Quello che abbiamo fatto è creare un luogo, non solo un’infrastruttura. In un’area che era vuota e abbandonata, come in effetti era piazza della Visitazione”, racconta derante l'inaugurazione l’archistar milanese, il cui “Bosco Verticale” di Milano è entrato nell’elenco dei "50 grattacieli più iconici del mondo".


Riqualificazione delle scuole in 365 giorni: a Torino si può

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Edilizia scolastica sostenibile e innovativa grazie al doppio concorso lanciato da Fondazione Agnelli e Compagnia di San Paolo

È giunto al termine il cantiere durato un solo anno delle due scuole medie Giovanni Pascoli e Enrico Fermi, i due istituti di “Torino fa scuola”. Le due scuole, al centro di procedure gemelle promosse nel 2016 da Fondazione Agnelli e Compagnia di San Paolo con la collaborazione dell’Assessorato all’Istruzione e all’Edilizia Scolastica della Città di Torino, hanno partecipato ad un progetto condiviso per ripensare nuovi spazi didattici in maniera sostenibile, secondo gli orientamenti della pedagogia innovativa. L’iniziativa intrapresa tre anni fa tramite il Concorso “Torino fa scuola” si poneva l’obiettivo di avviare una riqualificazione incentrata su un’idea di scuola che guarda ad un futuro più sostenibile e flessibile, attraverso il rinnovo e la riqualificazione degli ambienti scolastici. Inoltre la trasformazione doveva riguardare due scuole medie cittadine differenti a livello tipologico, nella collocazione e per periodo di costruzione. Queste differenze hanno reso i due istituti potenziali “modelli” di riferimento, diventando laboratori di sperimentazione.

Nel progetto dell’istituto Enrico Fermi, tipico edificio scolastico della seconda metà del ‘900 situato nel cuore dei quartieri storici della città, gli architetti vincitori, Alberto Botter e Simona della Rocca, hanno ridisegnato lo stato di fatto proponendo sul fronte due nuovi volumi dai quali si innescano gli spazi all’aperto. Grande attenzione è stata posta allo studio dell’involucro e al paesaggio esterno come prosecuzione del programma didattico interno, organizzato in sezioni diverse al cui interno è possibile ammirare un giardino con un elevato numero di piantumazioni (superiori agli alberi abbattuti). Il progetto è stato sviluppato grazie alla partecipazione dell’intera comunità scolastica, sviluppando competenze didattiche innovative utili al processo di digitalizzazione della scuola italiana che coinvolge inevitabilmente lo spazio fisico di apprendimento. La riqualificazione dell’istituto diventa anche occasione per offrire nuovi servizi ad uso pubblico, rendendoli fruibili alla collettività. Nel giardino difatti vi è un’area dedicata alla ristorazione con una biblioteca che può trasformarsi, all’occorrenza, in un auditorium a servizio della città di Torino.

L’edificio dell’istituto Giovanni Pascoli, invece, di proprietà di Fondazione per la Scuola, ma nelle disponibilità del Comune e risalente al 1890, non ha subito modifiche agli esterni essendo un di un complesso storico sottoposto a tutela. Il vincitore, poi progettista, è il gruppo guidato dallo studio torinese Archisbang (Silvia Minutolo e Marco Giai Via) che è stato affiancato da Area Progetti e supportato, nella fase esecutiva e nel cantiere, da Consorzio Compagnia di San Paolo-Sistema Torino. Alla base del progetto vi è un lavoro di condivisione delle idee, durato circa un anno, un processo di partecipazione che ha coinvolto presidi, famiglie, insegnanti e alunni per comprendere le esigenze di ciascuno ed elaborare un’idea di scuola e di didattica da mettere a punto attraverso la co-progettazione. Gli Archisbang e Area Progetti hanno formulato un concept basato su dei cardini principali, attorno ai quali si sviluppano degli spazi flessibili, tra cui l’atrio, trasformato in uno spazio relax per gli studenti e al contempo in un nuovo foyer che si apre al contesto urbano. La biblioteca a diversi piani rappresenta il perno del nuovo istituto, con un’emeroteca aperta alla collettività sin dalle prime ore del mattino. In linea con il concetto di una scuola del futuro sorgono spazi tecnologici e confortevoli, in cui gli insegnanti hanno a disposizione uffici con angolo cottura e aree destinate al ricevimento dei genitori. Infine, la presenza di un terrazzo coperto consente la creazione di laboratori sperimentali e orti per favorire un processo di sensibilizzazione al green sin da giovani.