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"Comunità resilienti", ecco il Padiglione Italia per la Biennale Architettura 2021

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“Come il cervello umano, il padiglione sarà una giungla abitata da strane ed affascinanti creature”: così descrive il Padiglione Italia il curatore Alessandro Melis. Sabato 22 maggio si apre la 17esima Biennale di Architettura di Venezia, sospesa a causa dell’emergenza sanitaria, a cura di Hashim Sarkis dal titolo “How we will live toghether?”.

Il progetto del Padiglione Italia prende invece il nome di “Comunità resilienti”, una realtà dall’alto valore esperienziale che gira attorno al tema principe del cambiamento climatico, ma che si abbandona al mondo del gaming e della graphic novel stimolando la creatività dei più giovani in un esplicito stile cyber punk.

Lo scopo è focalizzare l’attenzione sulle dinamiche di resilienza delle comunità, nell’ottica di una sinergia tra spazio urbano, produttivo ed agricolo e i cambiamenti climatici che caratterizzano il nostro territorio. Si promuove dunque un “ripensamento del tessuto urbano, per trasformare le comunità in sistemi aperti, virtuosi e resilienti.” Il messaggio che si vuole veicolare è l’importanza dell’apporto dell’architettura al miglioramento delle condizioni di vita, al passo con i cambiamenti ambientali ed allo stesso tempo sociali, e lo stesso architetto come primo difensore della sostenibilità.

Inoltre, a dimostrazione di una coerente progettazione sia nella teoria che nella pratica, il Padiglione Italia è stato realizzato ad impatto CO2 quasi zero con il recupero e il riuso dei materiali del Padiglione italia 2019 della 58 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

Il curatore Alessandro Melis descrive il Padiglione come una entità corale, al pari di una comunità resiliente, costituita a sua volta da 14 sotto-comunità: “Intese come laboratori operativi, centri di ricerca o casi studio, secondo due fondamentali direttrici: una riflessione sullo stato dell’arte in tema di resilienza urbana in Italia e nel mondo attraverso l’esposizione delle opere di eminenti architetti italiani e un focus su metodologie, innovazione, ricerca con sperimentazioni interdisciplinari a cavallo tra architettura, botanica, agronomia, biologia, arte e medicina. Stephen Jay Gould ed Elizabeth Vrba hanno rivoluzionato la tassonomia della biologia introducendo il termine “exaptation” ovvero il meccanismo non deterministico della selezione naturale: euristicamente, il Padiglione Italia promuoverà l'exaptation architettonica come manifestazione di diversità, variabilità e ridondanza, sfidando l'omogeneità estetica deterministica a favore della diversità delle strutture creative. Come il genoma e il cervello umano, il padiglione sarà una giungla abitata da strane creature dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza".

Le 14 sotto-comunità, in rappresentanza della grande creatività, e più che mai, della resilienza che può generare un pensiero associativo, diventano specchio di una architettura del futuro.


Città verdi e sostenibilità: il cambiamento parte dal Friuli Venezia Giulia

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Al via la strategia Green City per la prima regione italiana

È il Friuli Venezia Giulia la prima regione italiana a dotarsi di uno strumento ad hoc per le green city e per lo sviluppo sostenibile urbano: un documento “green” realizzato dal Green City Network, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, con la collaborazione della Direzione regionale difesa dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia e di Arpa. Per l’Assessore regionale all’ambiente, Fabio Scoccimarro , “la sfida che l’emergenza sanitaria ha posto ai nostri territori dovrà essere affrontata in termini di sviluppo sostenibile, poiché dobbiamo assicurare il soddisfacimento dei bisogni per le generazioni attuali senza compromettere la possibilità delle generazioni future”.

La strategia prende in esame tre ambiti prioritari basati su aspetti decisivi per le green city: la qualità ambientale delle città; l’efficienza e la circolarità delle risorse; il cambiamento climatico. Nel dettaglio, nei tre obiettivi prioritari sono esaminate 12 linee guida. Per la qualità ambientale, la qualità urbana e architettonica, il verde, la qualità dell’aria, la mobilità sostenibile. Per l’utilizzo delle risorse in modo efficiente e circolare, la rigenerazione urbana e la tutela del suolo, la riqualificazione, riuso e manutenzione del patrimonio edilizio esistente, rifiuti ed economia circolare, gestione delle acque. Per il cambiamento climatico, l’abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dei consumi di energia, le fonti rinnovabili, le misure di adattamento al cambiamento climatico.

Il documento esamina inoltre tutte le azioni ulteriori da attivare per promuovere l’applicazione dell’approccio delle green city allo sviluppo sostenibile e potrà essere adottato anche da altre Regioni per rafforzare il green city approach. Il percorso prende in considerazione tutte le misure e le iniziative in corso sul territorio, le problematiche ancora aperte, suggerendo le azioni da perseguire, ponendo degli obiettivi per rendere più sostenibili le città, migliorare la qualità ecologica, il benessere dei cittadini, l’inclusione sociale, promuovere sviluppo locale e nuova occupazione.

“Questo documento - specifica Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – mette a disposizione della Regione una vera e propria cassetta degli attrezzi per rendere le sue città, grandi e piccole, più resilienti, meno vulnerabili, più capaci di affrontare i cambiamenti climatici, più proattive nel promuovere meccanismi di economia circolare, più attente a preservare tutti i valori ambientali. Essa integra gli strumenti e gli interventi già adottati e vigenti ed è importante perché affronta e vuole risolvere il problema in un’ottica sistemica e in un quadro strategico coerente”. In questo quadro, significative sono le azioni già avviate da Arpa e Regione. Arpa, infatti, coordina il gruppo di lavoro regionale per lo sviluppo sostenibile e supporta la Regione con le sue strutture dedicate, in particolare il Laboratorio regionale di educazione allo sviluppo sostenibile (Larea) e l’Osservatorio meteo regionale, per quanto riguarda i cambiamenti climatici.


Approvata la Legge di conversione del DL semplificazioni

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In vigore dal 15 settembre la legge 11 settembre 2020, n. 120 recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”

Sul supplemento ordinario n. 33/L alla Gazzetta ufficiale n, 228 del 14 settembre 2020 è stata pubblicata la legge 11 settembre 2020, n. 120, di conversione del DL Semplificazioni. Il testo è passato senza ulteriori modifiche.

Le disposizioni del provvedimento, recante “Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale”, prevedo alcune modifiche al D.P.R. 380/2001 (T.U. edilizia) e procedure semplificate per l’affidamento degli incarichi di progettazione e dei lavori.

Nello specifico, fino al 31 dicembre 2021, negli appalti di servizi e forniture, compresi i servizi di ingegneria e architettura e l’attività di progettazione, è consentito l’affidamento diretto fino a 75mila euro. Al di sopra di questo importo, e fino alle soglie comunitarie (214mila euro per i servizi affidati dagli enti locali e 139mila euro per i servizi affidati dalle amministrazioni centrali), si utilizza la procedura negoziata con invito ad almeno 5 operatori economici. Per gli appalti di lavori, inoltre, è consentito l’utilizzo dell’affidamento diretto per importi al di sotto dei 150mila euro, fino a dicembre 2021.

Per accelerare la realizzazione di grandi opere infrastrutturali e di architettura di particolare interesse pubblico e rilevanza sociale, aventi impatto sull'ambiente, sulle città o sull'assetto del territorio, fino al 31 dicembre 2023 le amministrazioni aggiudicatrici possono bypassare la procedura di dibattito pubblico (prevista dall’articolo 22, comma 2, del Codice Appalti D.lgs. 50/2016) e procedere direttamente agli studi di fattibilità tecnico-economica nonché alle successive fasi progettuali. La deroga deve essere richiesta dalle amministrazioni aggiudicatrici e autorizzata dalle Regioni dopo aver ottenuto il parere favorevole della maggioranza delle Amministrazioni provinciali e comunali interessate.

Sempre il relazione al Codice degli appalti pubblici, la verifica preventiva della progettazione, prevista dall’articolo 26 del Dlgs 50/2016, deve accertare anche la conformità dei progetti alle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) o alle norme tecniche per la progettazione, la costruzione e l'adeguamento, anche sismico ed idraulico, delle dighe di ritenuta, dei ponti e delle opere di fondazione e sostegno dei terreni contenute nel DM 26 giugno 2014.

Per le modifiche concernenti il T.U. edilizia, la legge prevede che gli interventi di demolizione e ricostruzione possono essere realizzati nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti nelle aree in cui non è consentita la modifica dell’area di sedime per il rispetto delle distanze minime. Gli ampliamenti volumetrici eventualmente consentiti, possono essere realizzati fuori sagoma o con il superamento dell'altezza massima dell'edificio demolito, nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti.

Inoltre , gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversa sagoma, prospetti, sedime, caratteristiche planivo¬lumetriche e tipologiche e le modifiche necessarie all’adozione di misure antisismiche, a garantire l’accessibilità, all’istallazione di impianti tecnologici, all’efficientemente energetico e alla rigenerazione urbana, sono considerati ristrutturazioni edilizie . Tuttavia l'ampliamento del concetto di ristrutturazione edilizia trova un limite nelle zone A in quanto in queste aree, per classificare l’intervento come ristrutturazione edilizia, è necessario rispettare la sagoma, i prospetti, l’area di sedime e le caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente.

Ulteriori novità si hanno in materia di autorizzazione antisismica con silenzio assenso e Permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici; in particolare, i Consigli comunali possono deliberare il rilascio del permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici per gli interventi di interesse pubblico, con finalità di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo del suolo, di recupero sociale e urbano dell'insediamento.

Gli interventi di riqualificazione degli edifici da destinare infrastrutture sociali, strutture scolastiche e universitarie, residenze per studenti, strutture e residenze sanitarie o assistenziali, ostelli, strutture sportive di quartiere ed edilizia residenziale sociale iniziati entro il 31 dicembre 2022, possono essere realizzati con SCIA; inoltre per attivare processi di rigenerazione urbana e favorire lo sviluppo di iniziative economiche, sociali, culturali o di recupero ambientale, il Comune può consentire l'utilizzazione temporanea di edifici ed aree per usi diversi da quelli previsti dallo strumento urbanistico. Viene infine introdotto lo stato legittimo degli immobili, dato dal titolo abilitativo che ne ha previsto o legittimato la costruzione e da quelli che hanno disciplinato gli ultimi interventi edilizi.


Cascina Boldinasco: al via il progetto di riqualificazione del Borgo.

fonte immagine:https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/07/19/foto/cascina_boldinasco_housing_sociale_milano-262390555/1/#1

Cascina Boldinasco, a via De Lemene a Gallarate, sarà riqualificata e diventerà il primo spazio di Milano dedicato al co-housing. Il nuovo borgo avrà 45 spazi abitativi privati e degli spazi sociali destinati all’uso collettivo come orti, pub, parchi e aree dove poter lavorare e studiare. Cascina Boldinasco oggi è di proprietà comunale, in passato, però, era un borgo, costruito proprio attorno alla Cascina. Col tempo questo spazio è diventato inagibile e abbandonato. Grazie al bando “Abitare in Borgo”, il Borgo riprenderà vita e diventerà un centro abitato con appartamenti ad affitto calmierato per le situazioni di emergenza abitativa, dotato di servizi pubblici innovativi e attrezzature utili alla vita di una nuova parte di città.

Il processo di trasformazione si è avviato a seguito di un bando che ne prevedeva la concessione, e che è stato vinto tramite procedura negoziata dall’associazione temporanea di imprese guidata da Giuppi srl e Campesi Impianti srl, ed è anche composta dall’immobiliare Tao 88, MTA Associati e VI+M, Consult Engineering, le cooperative sociali Spazio Pensiero Onlus e lo studio Collectibus. La gara fa parte delle azioni ricomprese all’interno del Piano Operativo Nazionale “Città metropolitane” 2010-2014 (PON Metro). Comprende due distinti assi integrati di intervento da realizzarsi tramite l’attivazione di un partenariato pubblico e privato. Il partenariato è co-finanziato da fondi pubblici in cambio di un diritto di superficie di 40 anni. Il recupero immobiliare prevede la realizzazione di alloggi in co-housing e sarà supportato da un contributo pubblico di 2.498.250 euro. Lo sviluppo di nuovi servizi per il quartiere e la costruzione di una nuova comunità potrà invece contare su 281.250 euro di cofinanziamento. L’importo complessivo dei lavori di trasformazione è stimato in 7 milioni di euro.

Il futuro del complesso prevede la realizzazione di 45 nuovi alloggi in co-housing sociale. 17 saranno ospitati all’interno di un nuovo edificio a due piani fuori terra che sorgerà accanto ai volumi della cascina, che sarà sottoposta ad un forte restauro.

I servizi per gli abitanti in programma comprendono un centro di smistamento per un Gruppo di acquisto solidale, una sala prove musicale e una lavanderia a gettone. Molti spazi sono destinati a laboratori, sia per la didattica che a piccoli lavori di manutenzione, allo studio ed al lavoro. Sei monolocali collocati nella parte meridionale della cascina costituiscono la Locanda solidale, che sarà gestita da persone con fragilità, affiancate da supervisori. Un pub musicale completa il programma di funzioni previste.

Le aree verdi, in prossimità e continuità con il vicinissimo parco Monte Stella, saranno recuperate e parzialmente destinate a orti urbani. Due terzi saranno a disposizione degli abitanti del complesso, il restante terzo degli altri cittadini del quartiere. Barriere antirumore saranno installate lungo l’asse di viale De Gasepri.

“Siamo molto soddisfatti,ill contesto è stato interpretato come un modello carico di memoria da un lato ma dall’altro pronto a intercettare le sfide della città di domani. È una proposta composita, ricca di spunti e di funzioni: differenti forme dell’abitare si alternano all’educazione verso lo sviluppo sostenibile, agli spazi per nuovi mestieri e professioni a laboratori per il tempo libero in una cornice tenuta insieme dalla voglia di includere e di integrare” dichiara Gabriele Rabaiotti, assessore alle Politiche sociali e abitative.


Un nuovo waterfront per la città di Taranto

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Una cerniera tra porto e città storica

Dopo decenni di storia incentrata sull’acciaieria, Taranto riparte da un nuovo waterfront, primo passo per la rinascita della città. L’intervento, frutto di un accordo siglato tra il Comune di Taranto e l'Autorità Portuale del Mar Ionio - Porto di Taranto, che prevede la condivisione dei percorsi progettuali e operativi, punta al dialogo fra l’infrastruttura e la città storica. Da questo è nata la volontà di candidare congiuntamente un progetto a un bando del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) per il finanziamento di progetti strategici tra i quali figura il “Recupero waterfront”.

Il progetto candidato dal Comune e dall’Authority è stato curato dalla società di architettura e ingegneria MAS - Modern Apulia Style di Taranto e ha visto il coinvolgimento di numerosi professionisti tra cui lo studio Peluffo & Partners, da anni impegnato nella ricerca sul territorio tarantino e in particolare sul rapporto tra città e mare.

Come afferma Giuseppe Fanelli, Amministratore unico di MAS: “Taranto è tra le più belle città del mondo, unica nella sua conformazione geografica che la vede incastonata tra due specchi d’acqua. Siamo stati davvero onorati di lavorare sul corpo della nostra città, lo abbiamo fatto con delicatezza, sfiorandola con rispetto. MAS ha voluto coinvolgere altri professionisti tra cui lo studio Peluffo & Partners che ormai da anni fa ricerca insieme a noi sul territorio tarantino ed in particolare sul rapporto tra città e mare, tra Taranto e Mediterraneo”.

“Immagino Taranto – racconta Francesco Lasigna, Direttore tecnico di MAS e team leader di progetto – una città creativa lungo i margini d’acqua. L’auspicio è che la Taranto contemporanea, attraverso la qualità progettuale, non tenda più all’espansione territoriale incontrollata, ma alla rigenerazione delle aree marginali, specialmente quelle ricche di risorse e potenzialità come i waterfront che sono proprio quegli spazi che trasferiscono alla città la possibilità di un continuo cambiamento e miglioramento dell’intero tessuto urbano”.

L’intervento è stato articolato in diversi ambiti: realizzazione del nuovo varco Est; interventi di difesa costiera e percorsi pedonali nella darsena adiacente alla Calata 1 del Porto di Taranto; interventi di difesa costiera e percorsi pedonali nelle aree demaniali antistanti le mura della Città Vecchia; waterfront del Lungomare Giardini – Pontile Rota.

Il progetto Waterfront Porto-Città rappresenta uno strumento di rivitalizzazione del centro storico e di valorizzazione del patrimonio architettonico, archeologico, culturale, ambientale e naturalistico della città. Si parte dalla zona di Porta Napoli, sede oggi di un terminal bus, dove nascerà un nuovo parco che degradando verso il mare formerà un anfiteatro che consentirà di ammirare la città da un nuovo punto di vista. Seguirà poi una passeggiata verso il Ponte di Pietra e poi sul Molo Sant'Eligio, fino a raggiungere la nuova passerella sul mare al di sotto delle mura aragonesi della città vecchia, realizzata su pali con tecnologie reversibili e distaccate dal bene monumentale che si aprirà in ampi piazzali per creare nuovi spazi per il tempo libero la cultura e i servizi per cittadini e turisti. In vari punti saranno collocati degli ascensori per consentire l’accesso ai diversamente abili ed anche per servire le uscite dagli ipogei e collegare l’infrastruttura ai luoghi storici ed archeologici della città. La passeggiata culminerà nei pressi del Castello aragonese dove si ricercherà un collegamento con i suoi giardini e dove a livello del mare sarà creato un prolungamento di Piazza Castello. Inoltre, in vista dei Giochi del Mediterraneo del 2026 e della prossima Biennale del Mediterraneo, il progetto potrà essere funzionale ai grandi eventi, divenendo approdo per le imbarcazioni per le gare, e luogo di esposizioni artistiche a cielo aperto.