Ultima proroga prevista prima della Legge sulla bellezza del territorio pugliese
La V Commissione del Consiglio Regionale ha approvato la proroga del Piano casa Puglia. Le domande per l’ampliamento volumetrico potranno essere presentate fino al 31 dicembre 2020 e slitta al 1° agosto 2019 la data entro la quale gli immobili devono risultare esistenti per usufruire dell’incremento volumetrico.
Rimangono invariate le percentuali di ampliamento che vanno dal 20% fino al 35 % in caso di demolizione e ricostruzione. Inoltre se alla demolizione segue la delocalizzazione dell’edificio e la rigenerazione urbana dell’area su cui sorgeva, il volume utilizzabile sale al 45% di quello esistente.
Il motivo della proroga, secondo il legislatore regionale “consiste nell’assicurare i benefici delle disposizioni normative in discorso anche ai cittadini che per motivi congiunturali (per esempio la mancata disponibilità economica per intraprendere l’iniziativa edilizia) non siano stati nelle condizioni di avanzare la propria istanza progettuale.
In assenza di proroga, oppure con proroghe accompagnate a modifiche restrittive rispetto all’impianto originario della legge, si consoliderebbe la valorizzazione del patrimonio edilizio appartenente ai cittadini la cui disponibilità economica sia stata in grado di intercettare con tempestività (ovvero con le precedenti proroghe) le misure di sostegno all’attività edilizia. E ciò rappresenterebbe un’apprezzabile ingerenza dei poteri pubblici nel normale andamento del mercato, a fronte dell’ancora sussistenti finalità individuate dal legislatore storico.
Secondo il Rapporto Svimez 2019 “L’economia e la società del Mezzogiorno”, anche per il 2018 il settore trainante in Puglia è stato quello delle costruzioni (+ 4,4%) e tale dato è anche ovviamente legato al Piano casa.
Tuttavia si tratterebbe dell’ultima proroga e dal prossimo anno il Piano Casa lascierà spazio alla legge sulla bellezza del territorio pugliese.
“Uno strumento normativo e innovativo – ha commentato Alfonso Pisicchio, Assessore alla Pianificazione territoriale, Urbanistica, Assetto del territorio, Paesaggio, Politiche abitative - che ci permetterà di ripensare e valorizzare il nostro territorio secondo i criteri della qualità della vita e dei bisogni dei cittadini”.
L'obiettivo del disegno di legge, approvato dalla Giunta della seduta del 4 novembre scorso, è lo sviluppo più ordinato ed armonico del territorio, prevedendo la riduzione progressiva di consumo del suolo, la valorizzazione della qualità della progettazione, il risanamento e il recupero di aree degradate e la sostituzione dei tessuti esistenti ovvero la loro riorganizzazione e riqualificazione per migliorarne la qualità e la sostenibilità.
Il ddl assorbirà le premialità del Piano Casa e stabilisce che la variazione della destinazione di zona urbanistica sarà consentita solo previo inserimento dell’intervento in un PAT che ha già scontato la variante urbanistica generale.
A questi incentivi si sommeranno un premio:
- del 5% qualora l’edificio ricostruito sia destinato a edilizia residenziale sociale per una quota minima pari al 20% della sua volumetria, previa stipula di apposita convenzione con il Comune;
- del 5% qualora l’edificio ricostruito acquisisca almeno il punteggio 4 del Protocollo Itaca, previsto dalla legge regionale n. 13/2008, e si doti della certificazione di sostenibilità degli edifici prima della presentazione della segnalazione certificata di agibilità;
- del 5% qualora l’edificio ricostruito sia realizzato ad esito di concorsi di idee o di progettazione;
- del 5% qualora l’edificio ricostruito sia in grado di ridurre il fabbisogno annuo di energia primaria per metro quadrato di superficie utile almeno del 25% rispetto ai limiti stabiliti dalla vigente normativa, applicando criteri progettuali e tecniche di tipo passivo e bioclimatico.
Il ddl propone inoltre l’abrogazione degli articoli 4 e 10 della LR 18/2019 sulla perequazione e compensazione urbanistica e la sostituzione delle premialità presenti con altri bonus compatibili con l’obiettivo della riduzione del consumo di suolo.
Il muretto a secco diventa patrimonio culturale dell'umanità. Ad annunciarlo è l'Unesco (l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura).
Tra le tecniche costruttive del passato ancora oggi assai diffuse e facili da ritrovare in giro per le nostre campagne c'è la realizzazione di muretti a secco (di confine, di divisione, di sostegno). Una tecnica rintracciabile in quasi tutte le tradizioni culturali del passato e che può essere considerata quale primo tentativo di modificare l'ambiente per la realizzazione di un semplice riparo o delimitare una qualsiasi superficie. La storia dei muretti a secco è più antica di quanto si pensi. Diffusi in tutto il mondo, sono la prima forma di costruzione dell'uomo, che ancora oggi resiste al tempo. Tutte le grandi culture del passato hanno fatto ricorso ai muri a secco, dai Greci ai Romani alle altre popolazioni del bacino mediterraneo fino alle culture del'Europa continentale, dell'America Latina e della Cina.
Nella motivazione dell'organizzazione delle Nazioni Unite si legge: "L'arte dei muri a secco riguarda tutte le conoscenze legate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull'altra, non usando altri elementi se non le pietre stesse e a volte terra a secco. È uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all'agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese". "Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l'ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l'uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l'applicazione concreta alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata", espone ancora l'organizzazione, ricordando che spesso i muretti a secco "svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l'erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l'agricoltura".
In Italia è possibile identificare diverse tipologie di muri a secco non solo per l'utilizzo che se ne fa, ma anche per la tecnica che si utilizza per realizzarli, spesso diversa da regione a regione.
Il Regolamento per la Riqualificazione del Patrimonio Edilizio edito dalla Regione Liguria prescrive che “il ripristino dei muri di sostegno deve attuarsi senza utilizzo di malta ma con l’inserimento, ad opera ultimata, di una eventuale rete geosintetica di rinforzo non visibile, avendo l’accorgimento di convogliare opportunamente le acque meteoriche e di reimpiegare in modo opportuno le pietre pericolanti”. Anche in Sardegna il Piano Paesaggistico Regionale prevede la tutela dei muri a secco esistenti; in Toscana non mancano i bandi per il loro recupero e in Sicilia il nuovo PSR 2014-2020 prevede finanziamenti a loro favore.
La Puglia è una delle regioni italiane in cui la diffusione delle costruzioni a secco ha dato vita a tipologie edilizie uniche (si pensi ad esempio ai trulli) e in cui i muri a secco in particolare sono elemento unico e caratterizzante del paesaggio rurale da centinaia di anni.
La Giunta della Regione Puglia, con la Deliberazione n.1544/2010, ha approvato le indicazioni tecniche per gli interventi di ripristino dei muretti a secco nelle aree naturali protette e nei siti Natura 2000, erogando negli anni, e non da ultimo con una sottomisura ad hoc in vigore, anche dei contributi per il ripristino degli stessi (Sottomisura 4.4 PSR Regione Puglia 2014-2020 - Salvaguardia e recupero di manufatti in pietra (muretti a secco e jazzi) e habitat naturali e seminaturali (siepi, cisterne)). Obiettivo di questa ultima sottomisura è quello di "salvaguardare e migliorare il paesaggio agrario e conservare elementi naturali e seminaturali in grado di promuovere il mantenimento delle capacità di autoregolazione (omeostasi) degli agroecosistemi regionali, quali i muretti a secco, ossia elementi in grado di filtrare, tamponare e conservare le qualità dell'ambiente e, più nel dettaglio, a salvaguardare l'attività degli organismi vegetali e animali che vivono negli agroecosistemi dei muretti a secco, in quanto 'aree rifugio' per i nemici naturali dei parassiti delle colture". Tra le raccomandazioni della delibera, ancora in vigore, vi è quella che prevede che i muretti siano in “uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito”, proprio a significare la loro funzione di elementi ecologici che contribuiscono non solo a scopi antropici ma contribuiscono a non intralciare la normale vita biologica dei terreni. In merito alla loro funzione é stato anche specificato che con gli interventi di ripristino occorre impegnarsi a “rispettare l’originale tipologia costruttiva del muretto a secco senza apportare elementi estranei come reti, malta cementizia, ecc…”.
Un muretto a secco rappresenta un bene paesaggistico e culturale tutto italiano da conservare e tramandare, ed è fondamentale apprezzarne il valore, salvaguardarlo e tramandare le tecniche originarie costruttive per replicarli nel rispetto della tradizione e dell'ambiente.
Pubblicate sul Burp le due delibere della Giunta Regionale
Il 25 settembre 2018 è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, n. 123 la delibera di Giunta regionale n.1398 del 2 agosto 2018 “Norme di attuazione del D.lgs. 19 agosto 2005, n. 192 e dei D.P.R. 16 aprile 2013, n. 74 e n. 75, di recepimento della direttiva 2010/31/UE del 19 maggio 2010 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla “Catasto energetico regionale”. Approvazione provvedimenti attuativi del catasto regionale degli Attestati di Prestazione Energetica.”
La prima delibera approva, in attesa che il catasto degli attestati di prestazione energetica sia attivo, le Linee Guida di accesso al sistema informativo per la trasmissione degli attestati di prestazione energetica, le disposizioni per il controllo della conformità degli attestati di prestazione energetica, le modalità per l’estrazione a campione e le procedure per i controlli ai sensi dell’art. 10 della L.R. n. 36/2016.
La delibera, inoltre, stabilisce che la data di attivazione del catasto telematico sarà individuata con apposita Determinazione del dirigente della Sezione Infrastrutture energetiche e digitali, alla conclusione delle operazioni relative alla realizzazione del sistema informatizzato per la Certificazione energetica e prescrive che gli attestati di prestazione energetica redatti e inviati prima dell’attivazione del catasto telematico continuino ad essere gestiti con le modalità attualmente in essere.
I tecnici iscritti nel precedente elenco istituito ai sensi dell’art. 9 del R.R. n. 10/2010 disponibile sul portale www.sistema.puglia.it e coloro che, avevano presentato istanza di iscrizione saranno direttamente accreditati al Catasto Regionale telematico per le certificazioni senza ulteriori adempimenti.
Infine, per l’accesso al sistema regionale di accreditamento da parte dei soggetti interessati dovrà essere versato un contributo, di 100 euro una tantum e di 10 euro per ciascun attestato, da versare all’atto del rilascio o trasmissione.
Sempre sul Burp n. 123 del 25 settembre 2018 è stata pubblicata anche la deliberazione della giunta regionale 2 agosto 2018, n. 1399 “Norme di attuazione del D.Lgs 19 agosto 2005, n. 192 e dei DPR 16 aprile 2013, n. 74 e n. 75, di recepimento della direttiva 2010/31/UE del 19 maggio 2010 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla “Catasto energetico regionale”. Approvazione delle disposizioni e criteri per l’esercizio, il controllo, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici.”
La seconda delibera definisce i criteri per l’esercizio dell’attività relativa al controllo, alla manutenzione e all’ispezione degli impianti termici, al fine di renderli rispondenti a quanto previsto dal DPR 74/2013, specificando la cadenza dei controlli di efficienza energetica e trasmissione del rapporto, il valore a la cadenza del Bollino verde, la cadenza delle ispezioni e le relative tariffe.
Inoltre dispone di stabilire, in fase transitoria, che la cadenza dei controlli di efficienza energetica e trasmissione del rapporto e il valore del bollino verde siano quelli statuiti da ciascuna Autorità competente, fatta salva la possibilità di revisione degli stessi da parte della Sezione competente, a sistema a regime, sulla base delle verifiche da effettuare entro il primo biennio di operatività del sistema.
La data di attivazione del catasto telematico degli impianti termici sarà individuata con apposita Determinazione del dirigente della Sezione Infrastrutture energetiche e digitali.