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Audrey Irmas Pavilion, il tempio ebraico nel cuore di Los Angeles si estende sotto il nome dello studio OMA

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Si tratta del primo edificio a destinazione religiosa progettato dal prestigioso studio olandese e risultato vincitore del concorso del 2015, l’edificio costituirà l’ampliamento del Wilshire Boulevard Temple.

Il nome dell’edificio si deve alla sua finanziatrice, collezionista d’arte e nota filantropa, e costituisce una sorta di completamento contemporaneo da 30 milioni di dollari. La sua facciata scandita da blocchi esagonali in pietra si contrappone al santuario bizantino-rinascimentale risalente al 1929 e luogo di ritrovo principale della comunità ebraica. Il concorso infatti venne bandito proprio per far fronte all’esigenza di nuovi spazi espressa dai fruitori del santuario.

Il progetto è stato anche seguito da uno dei partner dello studio Shohei Shigematsu insieme con l'Associato Jake Forster e l'architetto Jesse Catalano, e vede un chiaro tentativo da parte dei progettisti di rispettare il contesto attraverso le pareti inclinate che non lambiscono visivamente gli edifici esistenti ed allo stesso tempo la volontà di rendere gli spazi flessibili. Così lo descrive infatti l’architetto Shohei Shigematsu:

“Una costellazione di spazi distinti per forma, scala e aura racchiusa in un edificio a forma di trapezio la cui origine nasce da un approccio tanto semplice quanto rispettoso del contesto. All'interno dell'edificio, una serie di spazi per riunioni interconnessi su più scale offre la massima flessibilità per l'assemblaggio, mantenendo allo stesso tempo connessioni visive che stabiliscono porosità esterno-interno e momenti di incontri a sorpresa.”

Il volume presenta una forma trapezoidale rastremata, sul lato ovest viene realizzato un cortile che funge da connessione tra l’esistente edificio e il nuovo, si sporge piuttosto sul lato sud, facendo sì che la luce penetri attraverso una corte interna, e si sporge sulla via principale del Koreatown/Wilshire Center. La continuità ideologica è osservabile anche nella trama della facciata, che come già detto presenta pannelli esagonali forati ma che riprende la trama della cupola del santuario adiacente. Sono stati utilizzati 1230 pannelli GFRC in conglomerato che alleggerisce la facciata, i pannelli inoltre discretizzano la massa dell’edificio.

L’edificio in sé consta di tre spazi principali per oltre 5.000 mq: una grande aula a pianta libera che costituisce anche l’ingresso, una cappella più piccola, e un giardino. Questi sono sovrapposti tra di loro in modo da tale da mantenere dei rapporti tra le varie aree, il giardino estendendosi dal terzo livello fino alla copertura in senso verticale garantisce il rapporto con l’esterno.

A Rem Koolhaas è stato dato invece il compito di progetta il mezuzah, un contenitore cilindrico con all’interno i primi due brani dello Shema, che ha così dichiarato:

“ Sono rimasto molto incuriosito dalla sfida lanciatami per progettare le mezuzah per le porte del Padiglione. È un oggetto religioso che risponde a precise direttive religiose, leggi e regole che ai miei occhi lo hanno reso affascinante. Un’ottimo compito da svolgere a questo punto della mia vita.”


Lo studio olandese OMA per il centro commerciale coreano Galleria

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Un simbolo della lenta ripresa di uno dei primi Paesi colpiti della pandemia di Covid 19

Appare come un minerale roccioso che emerge dal terreno il nuovo Department Store Galleria, l’ultimo progetto firmato dallo studio olandese OMA e sesta filiale del più grande franchising di grandi magazzini in Corea. Il nuovo landmark della Corea del Sud è stato inaugurato lo scorso 25 marzo a Gwanggyo, cittadina a sud di Seoul, centro giovane aperto al nuovo sviluppo urbano della città. Il progetto rappresenta oggi un simbolo di speranza e di ripresa per la Corea, uno dei primi paesi trovatosi a fronteggiare lo stato di emergenza causato dall’epidemia da Coronavirus.

Con una superficie per piano di circa 74.000 mq, Galleria rappresenta un punto gravitazionale nella vita pubblica della città. Circondato da torri residenziali, lo shopping centre, con il suo aspetto roccioso, crea un incrocio tra natura e spazio urbano. Il volume cubico scolpito è sagomato al piano terra nei due angoli per creare l’ingresso al parcheggio e l’ingresso ai clienti. Sono presenti inoltre delle aperture per gli ingressi ai vari negozi che simulano una strada porticata.
L’edificio si sviluppa per dieci piani e al suo interno include, oltre agli spazi di vendita, un centro culturale, un giardino pensile, strutture per il tempo libero e spazi per performance, distribuiti lungo la “public route”. Il percorso taglia la facciata principale e corre tutto intorno all’edificio come un tunnel di vetro iridescente contrastando l’opacità del prospetto. "Attraverso il vetro, le attività commerciali e culturali all'interno vengono rivelate ai passanti della città, mentre i visitatori all'interno acquisiscono nuovi punti panoramici per sperimentare Gwanggyo. Formato con una sequenza di terrazze a cascata, il circuito pubblico offre spazi per mostre ed esibizioni.", spiega Rem Koolhaas di OMA.

Con un circuito pubblico deliberatamente progettato per l’offerta culturale,” afferma Chris van Duijn, partner di OMA e responsabile del progetto “la Galleria di Gwanggyo è un luogo dove i visitatori si confrontano con l’architettura e la cultura mentre fanno acquisti. Il luogo offre un’esperienza di vendita unica, che si fonde con piacevoli sorprese dopo ogni visita”. "Un luogo in cui vendita al dettaglio e cultura, città e natura si scontrano, la Galleria di Gwanggyo offre una fuga dalla prevedibilità dello shopping".