Modifica dell’assegno di divorzio e applicazione del diritto vivente

Con l’ordinanza n. 1645 del 19 gennaio 2023, la Suprema Corte ha stabilito che la richiesta di modifica dell’assegno divorzile deve essere valutata secondo il diritto vivente. La revisione dell’assegno di divorzio di cui alla Legge n. 898 del 1970, art. 9 postula l’accertamento di una sopravvenuta modifica delle condizioni economiche degli ex coniugi idonea a mutare il pregresso assetto patrimoniale realizzato con il precedente provvedimento attributivo dell’assegno, secondo una valutazione comparativa delle condizioni suddette di entrambe le parti, dovendo in quel caso il giudice verificare se, ed in quale misura, le circostanze, sopravvenute e provate dalle parti, abbiano alterato l’equilibrio così raggiunto e adeguare l’importo, o lo stesso obbligo della contribuzione, alla nuova situazione patrimoniale-reddituale accertata. In ordine al nuovo diritto vivente in materia di assegno divorzile, secondo consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, gli orientamenti del Giudice della nomofilachia non sono assimilabili allo ius superveniens e non soggiacciono al principio di irretroattività, bensì hanno carattere retroattivo, in forza della natura formalmente dichiarativa degli enunciati giurisprudenziali, cessando di esserlo soltanto nel caso in cui si verta in materia di mutamento della giurisprudenza di legittimità su norme regolatrici del processo. Nel seguente modo si sono espressi i giudici Ermellini: “In tema di revisione dell’assegno divorzile, ai sensi della L. n. 898 del 1970, art. 9, una volta accertata, in fatto, la sopravvenienza di circostanze potenzialmente idonee, con riferimento alla fattispecie concreta, ad alterare l’assetto economico stabilito tra gli ex coniugi al momento della pronuncia sulle condizioni del divorzio, quale presupposto necessario per l’instaurazione del giudizio di revisione dell’assegno, il giudice deve procedere alla valutazione, in diritto, dei “giustificati motivi” che ne consentono la revisione sulla base del “diritto vivente”, tenendo conto della interpretazione giurisprudenziale delle norme applicabili corrente al momento della decisione”.
AVV. GIUSEPPINA MARIA ROSARIA SGRO'