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Architettura d’acqua : Il restauro delle fontane della Reggia di Versailles, del Planetario di Amburgo e del quartier generale Smeg a Guastalla.

Fonte foto:https://siviaggia.it/idee-di-viaggio/tour-giardini-di-versailles-parco-reggia-re-sole/196891/

Le fontane accompagnano da sempre la storia dell’umanità, esercitando prima uno scopo funzionale di approvvigionamento dell’acqua e poi, sempre più, un ruolo preponderante nel decoro urbano e in architettura. Queste architetture hanno il loro punto debole nella tenuta all’acqua, campo in cui Triflex, azienda specialista europea leader nel settore degli impermeabilizzanti liquidi e delle plastiche a freddo, ha sviluppato una vasta esperienza sia in fase di costruzione che di manutenzione e ripristino delle stesse. I prodotti Triflex sono stati scelti per il restauro delle fontane della Reggia di Versailles, del quartier generale Smeg a Guastalla e del Planetario di Amburgo, proprio per le loro alte prestazioni: tempi d'indurimento brevi, una superficie finale senza giunti e saldature, resistenza all'idrolisi, possibilità di posa su vecchie impermeabilizzazioni senza la necessità di demolire la struttura. Le soluzioni Triflex si rivelano ideali in quanto, grazie alla loro forma liquida, riescono ad adattarsi perfettamente a qualsiasi disegno architettonico, andando ad impermeabilizzare anche i dettagli più minuti e complessi e rendendo semplice ed immediato qualsiasi intervento futuro di manutenzione. Triflex ProTect è un sistema d'impermeabilizzazione liquido ad alte prestazioni: tempi di indurimento brevissimi, una superficie finale senza giunti e saldature e resistenza all’idrolisi lo rendono perfetto per l'utilizzo su superfici con presenza di acqua per lungo tempo, come appunto le fontane decorative. La possibilità di posa su vecchie impermeabilizzazioni senza la necessità di demolire la struttura preesistente garantisce grandi benefici a livello di tempo e di costi. Questo principio caratterizzante è fondamentale nel momento in cui l’intervento deve essere effettuato su monumenti di una così alta valenza storica, dando la possibilità di agire sulla struttura senza apportare modifiche invasive. Triflex ProDetail è invece l’alleato ideale per impermeabilizzare dei dettagli minuti e complessi così come giunti stretti e difficili.

Il restauro completo delle fontane della Reggia di Versailles è stato deciso nel più ampio contesto del restauro dell’intera Reggia, ad opera dell’architetto Pierre André Lablaude, capo del dipartimento Monumenti Storici, impegnato nella tutela degli edifici storici francesi. A causa della natura e della complessità di questa infrastruttura, è stato necessario uno studio accurato, a cui si sono susseguiti una serie di test volti a valutare come le differenti tipologie di prodotti rispondevano alle differenti condizioni atmosferiche delle architetture d’acqua. La scelta finale è ricaduta sui sistemi Triflex ProTect e Triflex ProDetail.

Nel planetario di Amburgo, ogni anno, oltre 300.000 visitatori intraprendono un viaggio alla scoperta del cosmo. Ad attenderli davanti all’edificio una gigantesca fontana, realizzata nel 1916 dall’architetto Oskar Menzel. Con una superficie totale di 1.700 mq, la fontana incanta i visitatori con giochi d’acqua, creati da un sistema di piani a cascata. L'acqua scorre su tre piccoli bacini in due grandi vasche principali. Il grande afflusso di turisti rende indispensabile un’ottima capacità di carico meccanico sia dei bordi che del fondo delle vasche. In estate infatti i visitatori sostano sui bordi della fontana mentre in inverno, quando l’acqua delle vasche ghiaccia per le basse temperature, queste vengono adibite a pista di pattinaggio. Prima dell'inizio dei lavori di ristrutturazione, le piscine erano in pessime condizioni. La guarnizione bituminosa del substrato in calcestruzzo era ormai presente solo in piccole zone del fondo e grandi quantità di acqua si erano infiltrate nel seminterrato sottostante. Grazie a Triflex ProDetail la struttura è stata ripristinata per garantire una tenuta ottimale in tutte le stagioni.

La sede del quartier generale SMEG a Guastalla nella provincia di Reggio Emilia nata da un'idea dell'architetto Guido Canali, come espressione della relazione virtuosistica esistente tra industria, architettura e natura. L’architetto ha progettato l’edificio (per il quale ha ricevuto nel 2006 la menzione d'onore del premio "Medaglia d'oro per il Architettura italiana "della Triennale di Milano) basandosi sulla profonda convinzione che l'architettura dovrebbe adattarsi all’ambiente circostante senza creare uno squilibrio con lo stesso. L’edificio, a un piano, ha generose vetrate che si riflettono nello specchio d’acqua che lo circonda e lo separa dall’area verde circostante. È proprio per il risanamento della fontana che entrano in gioco i sistemi Triflex ProTect e ProDetail. Il bacino, originariamente realizzato in cemento sigillato con vernice epossidica, nel tempo si è danneggiato, provocando notevoli infiltrazioni di acqua. Si è così optato per le alte prestazioni dei sistemi di impermeabilizzazione liquida Triflex, molto più elastici rispetto al bituminoso precedente.


Il muretto a secco diventa patrimonio culturale dell'umanità.

fonte immagine:https://www.repubblica.it/cronaca/2018/11/28/news/unesco_muretti_a_secco_patrimonio_dell_umanita_-212865884/

Il muretto a secco diventa patrimonio culturale dell'umanità. Ad annunciarlo è l'Unesco (l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura).

Tra le tecniche costruttive del passato ancora oggi assai diffuse e facili da ritrovare in giro per le nostre campagne c'è la realizzazione di muretti a secco (di confine, di divisione, di sostegno). Una tecnica rintracciabile in quasi tutte le tradizioni culturali del passato e che può essere considerata quale primo tentativo di modificare l'ambiente per la realizzazione di un semplice riparo o delimitare una qualsiasi superficie. La storia dei muretti a secco è più antica di quanto si pensi. Diffusi in tutto il mondo, sono la prima forma di costruzione dell'uomo, che ancora oggi resiste al tempo. Tutte le grandi culture del passato hanno fatto ricorso ai muri a secco, dai Greci ai Romani alle altre popolazioni del bacino mediterraneo fino alle culture del'Europa continentale, dell'America Latina e della Cina.

Nella motivazione dell'organizzazione delle Nazioni Unite si legge: "L'arte dei muri a secco riguarda tutte le conoscenze legate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull'altra, non usando altri elementi se non le pietre stesse e a volte terra a secco. È uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all'agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese". "Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l'ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l'uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l'applicazione concreta alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata", espone ancora l'organizzazione, ricordando che spesso i muretti a secco "svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l'erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l'agricoltura".

In Italia è possibile identificare diverse tipologie di muri a secco non solo per l'utilizzo che se ne fa, ma anche per la tecnica che si utilizza per realizzarli, spesso diversa da regione a regione.

Il Regolamento per la Riqualificazione del Patrimonio Edilizio edito dalla Regione Liguria prescrive che “il ripristino dei muri di sostegno deve attuarsi senza utilizzo di malta ma con l’inserimento, ad opera ultimata, di una eventuale rete geosintetica di rinforzo non visibile, avendo l’accorgimento di convogliare opportunamente le acque meteoriche e di reimpiegare in modo opportuno le pietre pericolanti”. Anche in Sardegna il Piano Paesaggistico Regionale prevede la tutela dei muri a secco esistenti; in Toscana non mancano i bandi per il loro recupero e in Sicilia il nuovo PSR 2014-2020 prevede finanziamenti a loro favore.

La Puglia è una delle regioni italiane in cui la diffusione delle costruzioni a secco ha dato vita a tipologie edilizie uniche (si pensi ad esempio ai trulli) e in cui i muri a secco in particolare sono elemento unico e caratterizzante del paesaggio rurale da centinaia di anni. La Giunta della Regione Puglia, con la Deliberazione n.1544/2010, ha approvato le indicazioni tecniche per gli interventi di ripristino dei muretti a secco nelle aree naturali protette e nei siti Natura 2000, erogando negli anni, e non da ultimo con una sottomisura ad hoc in vigore, anche dei contributi per il ripristino degli stessi (Sottomisura 4.4 PSR Regione Puglia 2014-2020 - Salvaguardia e recupero di manufatti in pietra (muretti a secco e jazzi) e habitat naturali e seminaturali (siepi, cisterne)). Obiettivo di questa ultima sottomisura è quello di "salvaguardare e migliorare il paesaggio agrario e conservare elementi naturali e seminaturali in grado di promuovere il mantenimento delle capacità di autoregolazione (omeostasi) degli agroecosistemi regionali, quali i muretti a secco, ossia elementi in grado di filtrare, tamponare e conservare le qualità dell'ambiente e, più nel dettaglio, a salvaguardare l'attività degli organismi vegetali e animali che vivono negli agroecosistemi dei muretti a secco, in quanto 'aree rifugio' per i nemici naturali dei parassiti delle colture". Tra le raccomandazioni della delibera, ancora in vigore, vi è quella che prevede che i muretti siano in “uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito”, proprio a significare la loro funzione di elementi ecologici che contribuiscono non solo a scopi antropici ma contribuiscono a non intralciare la normale vita biologica dei terreni. In merito alla loro funzione é stato anche specificato che con gli interventi di ripristino occorre impegnarsi a “rispettare l’originale tipologia costruttiva del muretto a secco senza apportare elementi estranei come reti, malta cementizia, ecc…”.

Un muretto a secco rappresenta un bene paesaggistico e culturale tutto italiano da conservare e tramandare, ed è fondamentale apprezzarne il valore, salvaguardarlo e tramandare le tecniche originarie costruttive per replicarli nel rispetto della tradizione e dell'ambiente.


Condomini+ 4.0: da Enea un’App per la riqualificazione energetica degli edifici

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L’applicazione gratuita per smartphone e tablet consente di effettuare più rilievi e di salvare sul dispositivo i dati per poter gestire l’indagine in più fasi

Circa la metà del patrimonio edilizio italiano è stato costruito prima del 1970 e ad oggi è rappresentato da edifici vetusti e non più in grado di soddisfare specifici requisiti strutturali ed energetici. Il futuro del mercato immobiliare, pertanto, coincide con la necessità di riqualificare il patrimonio edilizio esistente. Tale necessità è stata colta anche dal governo attraverso le diverse tipologie di incentivi, Ecobonus e Sismabonus, che dal 1° Gennaio 2018 costituiscono, se applicati congiuntamente sui condomini, un Superbonus per la riqualificazione: 80-85% di detrazione fiscale da spalmare i 10 anni fino a un importo massimo di 136 mila euro per unità immobiliare.

Un target preciso da cui partire per la riqualificazione sono quindi i condomini italiani. A tal proposito l’ENEA ha messo a disposizione l’App Condomini+ 4.0 per supportare i professionisti nella diagnosi energetica e strutturale, consentendo di automatizzare la fase di raccolta dati e di ottenere rapidamente una classificazione dell’edificio.

Il nuovo progetto ENEA nasce nell’ambito del Piano triennale di Informazione e Formazione per l’efficienza energetica e mira a promuovere la qualificazione dei soggetti che operano nell'ambito dei servizi energetici e a mettere in sicurezza i condomini italiani.
La procedura, sotto forma di applicazione che opererà su piattaforma Android e iOS, prevede la valutazione indicizzata preventiva dello stato di fatto e l’identificazione delle principali criticità strutturali ed energetiche. Per quanto riguarda la parte energetica, il sistema fornisce soluzioni innovative e pacchetti d’interventi, calibrati secondo specifici budget, rispetto al ciclo di vita ed all’utilizzo dell’edificio. Attraverso una visione integrata, la procedura tiene conto degli aspetti tecnici, tecnologici, sociali, culturali ed economici, favorendo la consapevolezza e il coinvolgimento degli utenti finali.

L’applicazione assegnerà per la parte energetica una serie di soluzioni per ogni criticità/urgenza inseribili ed integrabili nei processi manutentivi che interessano gli immobili residenziali, mentre per la parte strutturale evidenzierà le principali criticità, fornendo indicazioni sulle priorità di intervento. In tal modo potranno essere implementate sia le prestazioni energetico-strutturali dell’edificio e mantenuti gli obiettivi di fruibilità, comfort, sicurezza e conservazione del valore dell'immobile.

La struttura funzionale dell’applicativo è costituita da schede informative raggruppabili in due macro-aree riguardanti la valutazione energetica e la valutazione strutturale. L'applicativo pertanto consentirà al tecnico di gestire il rilievo energetico/strutturale dell’edificio e di valutare le indicazioni di intervento per migliorarne la funzionalità. A tal fine nell'App sono contenute schede di rilievo e di valutazione studiate per svolgere in modo semplice e rapido l’indagine sull’edificio residenziale. Compilati i dati di input richiesti nelle diverse sezioni si ottengono come output: il report del rilievo eseguito, il file di interscambio dati, il livello della prestazione energetica e degli interventi necessari, il livello di intervento atteso e il livello di priorità di intervento e soprsttutto la classificazione strutturale ed energetica dell’edificio. Per la parte strutturale la procedura non costituisce una valutazione di vulnerabilità sismica, che deve sempre essere svolta secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Anche per quanto riguarda la parte energetica, non si potrà prescindere dalla costruzione del modello con la caratterizzazione dell’involucro e degli impianti tecnici al fine di conoscere gli impatti sull’edificio degli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica in termini di riduzione del consumo energetico.

Lo sviluppo della App Condomini+4.0 è stata affidata a Logical Soft, software house italiana con una lunga esperienza nello sviluppo di software tecnico e applicazioni dedicate all’edilizia.


Ponte Morandi, le proposte operative del CNI per la sicurezza delle infrastrutture esistenti

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All’indomani della tragedia del Ponte Morandi di Genova, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ribadisce la priorità circa la manutenzione e il monitoraggio delle infrastrutture.

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha inviato al Presidente del consiglio prof. Giuseppe Conte una lettera contenente alcune proposte concrete che sottolineano, alla luce del crollo del ponte Morandi, la priorità quanto mai necessaria della manutenzione e della prevenzione come impegno costante e permanente. Dopo aver espresso il cordoglio e la partecipazione al dolore delle famiglie colpite da questo tremendo lutto, il CNI ha ricordato che gli ingegneri italiani hanno più volte richiamato l’attenzione delle forze politiche sullo stato delle costruzioni pubbliche e private in Italia, fornendo proposte accolte con interesse, ma recepite ed attuate solo raramente.

“I numeri delle infrastrutture lineari di trasporto, relativamente alle reti autostradali, sono molto importanti, con 1.608 ponti e viadotti per una lunghezza di 1.013 km, su un totale di circa 6.000 km di rete. Rappresentano tuttavia solo una parte dei circa 61.000 ponti e viadotti lungo i 255.000 km totali che compongono la rete autostradale italiana fatta da autostrade, strade statali, regionali, provinciali e comunali per una lunghezza complessiva di 38.000 km. Dati molto importanti, segnale delle problematicità poste dalla complessità dell’orografia del nostro Paese, che impongono di rendere organiche e sistematiche le proposte già avanzate da più soggetti sul tema della manutenzione".

Nella lettera gli ingegneri italiani hanno sottoposto al Presidente del Consiglio le seguenti proposte:

- Piano nazionale di manutenzione infrastrutture: elaborazione di un Piano nazionale di conoscenza dello stato di sicurezza delle opere d’arte infrastrutturali (ponti, viadotti, gallerie, opere di sostegno etc.), con un’anagrafe delle opere d’arte importanti, basata su dati messi obbligatoriamente a disposizione dagli enti proprietari o concessionari. Su questa base di conoscenza, che dovrà essere pubblica e trasparente, sarà possibile programmare un piano complessivo degli interventi, a carico degli enti proprietari/gestori, la cui verifica, magari attraverso una Struttura di missione dedicata, dovrà rimanere in capo allo Stato che avrà il compito di raccordare i ministeri competenti e gli altri enti coinvolti.

- Indirizzi per interventi di rifacimento delle infrastrutture: elaborazione di un protocollo tra il mondo scientifico, quello tecnico-professionale e quello tecnico-amministrativo che definisca linee guida di riferimento, da consegnare al Governo per la sua attuazione.

- Semplificazione delle procedure: data l’urgenza, definire procedure semplificate per gli interventi di manutenzione, sia per l’affidamento dei servizi che delle forniture e dei lavori, puntando su conoscenze, competenze, tecnologie.

- Piano nazionale delle infrastrutture: dare avvio ad un progetto generale delle infrastrutture in Italia, che rilanci fortemente l’economia e contribuisca a superare il gap con il resto d’Europa e tra le diverse aree del Paese (con particolare riferimento al nostro Mezzogiorno) diventando priorità nazionale. Da rivedere è anche la gestione ed il controllo sull’attività svolta dalle Società concessionarie, con particolare riferimento agli investimenti in manutenzione e ammodernamento delle tratte affidate.

- Competenze tecniche della P.A. : occorre colmare la gravissima carenza di tecnici, in particolare ingegneri, nella pubblica amministrazione, negli organi di pianificazione e controllo, e, spesso, anche nei soggetti concessionari; senza un adeguato numero di tecnici e di ingegneri che rafforzino gli organici delle pubbliche amministrazioni e delle Società concessionarie, qualunque intervento normativo e amministrativo, pur meritorio ed “ispirato”, rischia di restare, ancora una volta, inattuabile.