Primo su scala nazionale, è un progetto complesso che dialoga in modo ottimale con il territorio
Quello di Rezzato è il primo edificio in classe A e ad energia quasi zero del territorio comunale e della Diocesi di Brescia ed è il primo oratorio NZEB a livello nazionale. Il nuovo oratorio è un progetto sostenibile, nato per rispondere alle esigenze aggregative e allo stesso tempo raggiungere elevati livelli di qualità architettonica ed efficienza energetica. Il progetto, curato dallo Studio associato di architettura Pietrobelli e Zizioli, è nato perseguendo questi obiettivi, accorpando in un’unica struttura le tre parrocchie presenti sul territorio comunale.
«L’obiettivo era la realizzazione di un oratorio sostenibile, a servizio dei giovani e delle famiglie delle comunità parrocchiali di Rezzato e Virle che prevedesse la realizzazione di uno spazio moderno, flessibile e accogliente per la collettività – sottolinea Zizioli -. La sostenibilità, intesa come somma di aspetti differenti della vita sociale, del territorio e delle esigenze di sviluppo della comunità è stata quindi il filo conduttore che ha guidato ogni scelta progettuale e l’intervento ha potenziato la qualità ecologica complessiva raggiungendo alte prestazioni energetiche. Essendo un edificio ad energia quasi zero, anche la parte impiantistica ha svolto un ruolo fondamentale e la progettazione coordinata sin dalle prime fasi ha permesso la migliore integrazione con le soluzioni architettoniche nel segno della riduzione dei costi di gestione».
Nato dal dialogo tra i vari soggetti della comunità, il progetto ha avuto un’altra vera ambizione, ovvero quella di mettere in luce un nuovo ruolo dell’architetto: quello di essere un «sensore» delle istanze sociali di un territorio, chiamato a ricercare nuovi processi progettuali finalizzati alla riqualificazione dell’esistente nel segno di un’architettura di qualità ed ecosostenibile. “L’approccio sistemico, la progettazione integrata e coordinata e il rapporto continuo e costante con la committenza hanno messo in luce la funzione sociale dell’architetto, chiamato non solo a progettare, ma anche a tradurre le esigenze di fruizione di chi tutti i giorni vive lo spazio oratoriale” – commentano gli architetti Laura Pietrobelli ed Emanuela Zizioli.
Il dato distintivo del nuovo oratorio di Rezzato è quindi la sostenibilità ambientale, ottenuta attraverso scelte di tipo costruttivo, tecnologico e impiantistico che coniugano l’uso di materiali naturali ed ecologici all’utilizzo di dispositivi ad elevate prestazioni e all’avanguardia.
Con una superficie fuori terra di circa 2.700 mq, l’edificio sorge in un’area precedentemente urbanizzata ed ora riqualificata, non ha comportato consumo di suolo e non ha modificato i caratteri tipologici, materici e costruttivi dell’insediamento adiacente ma dialoga con le preesistenze attraverso un linguaggio contemporaneo. Profili, materiali e colori risultano, infatti, congruenti con quelli dei fabbricati adiacenti. I nuovi collegamenti pedonali e ciclabili contribuiscono a valorizzare i beni culturali presenti nelle vicinanze e risolvono molte delle criticità attuali del sito.
Le soluzioni architettoniche derivano da esigenze funzionali o di sostenibilità ambientale e il progetto ha privilegiato una tecnologia costruttiva prefabbricata e a secco che è stata oggetto di una lunga analisi. «La struttura realizzata – spiega Pietrobelli – coniuga due differenti tipologie di prefabbricazione: calcestruzzo armato per il telaio portante e legno per le pareti perimetrali altamente isolate. Tale soluzione risulta idonea a questa destinazione d’uso perché la struttura portante in calcestruzzo ha consentito di realizzare solai con grandi luci e carichi di progetto, liberando gli spazi interni. Il rivestimento esterno della sala ovale, rivestito con listelli di 5 x 10 cm in legno lamellare di abete (Picea Abies) impregnato con 3 mani di finitura protettiva color Wengè, è una “seconda pelle” dell’edificio che cela la fitta rete di canalizzazione impiantistica predisposta all’esterno. Questo secondo involucro permeabile, consente inoltre l’accesso in sicurezza agli addetti della manutenzione senza sottrarre spazio utile all’interno dell’edificio. Inoltre, le pareti leggere a secco raggiungono facilmente le alte performance energetiche di un edificio ad energia quasi zero come questo, in classe A».
La produzione di energia termica avviene tramite due pompe di calore geotermiche alimentate ad acqua di falda, in grado in regime estivo di produrre acqua calda e fredda contemporaneamente. Sono inoltre in grado di recuperare, in modalità di raffrescamento, il calore di condensazione per la produzione gratuita di acqua calda da destinare alla produzione di acqua calda sanitaria e all’alimentazione delle batterie di post-riscaldamento estivo delle UTA. Il riscaldamento e il raffrescamento sono realizzati tramite impianto a pannelli radianti a pavimento. L’impianto radiante è integrato da un impianto di aria primaria che garantisce un ricambio d’aria ambiente in conformità al regolamento di igiene tipo e alla norma UNI10339 in base al massimo affollamento ipotizzato.
La produzione dell’acqua calda sanitaria avviene in modo istantaneo tramite scambiatore di calore collegato a un serbatoio in cui sarà accumulata acqua calda tecnica prodotta con la pompa di calore. La rete antincendio a protezione dell’edificio è collegata a una stazione di pompaggio e riserva idrica. Il sistema di building automation KNX consente di gestire in modo semplice ed automatico localmente o da remoto l’illuminazione di ogni singolo locale accensione/spegnimento, regolazione della luminosità per mezzo di pulsanti; le schermature delle finestre in automatico condizionato da stazione meteo; la visualizzazione e gestione degli allarmi tecnici e la gestione controllo carichi.
L’edificio è alimentato da un impianto fotovoltaico per complessivi 72 kWp. La tipologia dei pannelli fotovoltaici è del tipo policristallino. Gli inverter e quadri di protezione saranno posizionati in locali tecnici dedicati. La produzione annuale prevista dovrebbe essere presumibilmente di circa 79.000 kWh.
Fondamentale è la presenza di un sistema di controllo BMS che gestisce tutti gli impianti tecnologici da un’unica postazione: regolazione impianti meccanici, KNX (illuminazioni interne ed esterne, luci campi, luci di sicurezza autonome e non, schermature vasistas e lucernari elettrici, stazione meteo, ecc.), TVCC, allarmi tecnici e cumulativi antintrusione, allarmi tecnici e cumulativi rivelazione e allarme incendio, fotovoltaico, gestione carichi, apertura ingressi. Il monitoraggio costante delle varie parti di impianto consente di controllare in tempo reale lo stato delle apparecchiature anticipando possibili anomalie. Il sistema permette inoltre di impostare la programmazione dei cicli di manutenzione degli apparati per una corretta economia di gestione degli impianti.
Una riflessione su cambiamenti dei consumi ai tempi del Coronavirus e sul futuro dell’abitare in chiave green
Presentato il 9 aprile in diretta su Facebook, a circa un mese dall’inizio delle misure di distanziamento sociale, il Dossier “Pandemia e sfide green del nostro tempo”. La web conference organizzata dal Green City Network e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile in partnership con Ecomondo – Key Energy, ha aperto una riflessione su come gestire le nostre abitazioni, gli spazi intermedi e le nostre città dopo la pandemia. L’emergenza sanitaria in atto, infatti, sta sconvolgendo abitudini e stili di vita, causando una riduzione delle emissioni di gas serra, del traffico e mettendo in discussione modelli di consumo e di gestione dei rifiuti, dimostrando, tra le altre cose, che il tema del cambiamento climatico è strettamente connesso alle attività umane.
Questo periodo così difficile può essere quindi un’occasione per ripensare gli stili di vita e la gestione delle città in chiave green. La pandemia apre anche una riflessione su come ripensare le abitazioni e gli spazi intermedi (terrazzi, balconi, giardini condominiali ecc). Sul tema si sono confrontati Fabrizio Tucci, Professore della Sapienza di Roma e Coordinatore del Gruppo Internazionale di Esperti del Green City Network, affiancato da Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile.
“Durante questa pandemia i consumi sono calati, l’attenzione sui consumi alimentari è cresciuta – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – ma dopo si tornerà al punto di partenza precedente, come se niente fosse accaduto, o avremo fatto qualche passo avanti per capire meglio le sfide del nostro tempo? Di quanto siano importanti e delicati i consumi alimentari, caratterizzati da alti sprechi e alti impatti e come la quantità di materiali che consumiamo sia enormemente cresciuta e ormai insostenibile. Stiamo avendo difficoltà nella gestione dei rifiuti e nel riciclo. Vi presteremo maggiore attenzione e trarremo una spinta maggiore per l’economia circolare, o metteremo in crisi i passi avanti compiuti prima della pandemia? Le emissioni di gas serra stanno calando, ma non dobbiamo trascurare la crisi climatica e le misure di decarbonizzazione perché dopo la crisi le emissioni torneranno a crescere se non si cambia. Il traffico in città è crollato, ma dopo riprenderà come prima o possiamo riflettere su come rendere la nostra mobilità nelle città meno inquinante e meno congestionata?”
“Probabilmente, anche attenuata o passata l’emergenza – ha detto Fabrizio Tucci, Professore ordinario della Sapienza Università di Roma e Coordinatore del Gruppo internazionale degli esperti del Green City Network – rimarrà intaccato e mutato nella sua natura e nelle sue modalità il modo di vivere ed “abitare”. Potremmo vivere questo incredibile periodo di forzata sperimentazione collettiva come occasione da cogliere per decidere di produrre nuove forme e nuovi spazi dell’Abitare, migliori per la collettività, più giusti e più inclusivi per le fasce più deboli, e più in linea con gli obiettivi propri di quello che definiamo green city approach”.
La riduzione delle emissioni dovute alla chiusura delle attività produttive, di industrie e servizi, e del trasporto, prevedibilmente non durerà dopo la crisi e non dovrebbe portare a sottovalutare l’impegno necessario e di lungo termine per contrastare il riscaldamento globale. Il trend delle emissioni globali, prima della pandemia da coronavirus era ben lontano dalla drastica riduzione necessaria prevista dall’Accordo di Parigi del 2015. In questo quadro la decarbonizzazione del settore civile resta una priorità. I consumi medi di una abitazione italiana normalizzati rispetto alle condizioni climatiche medie europee, sono alti, 1,91 tep/anno, contro, ad esempio, i 1,66 tep/anno della Germania. Nel dossier vengono proposte buone pratiche green nel settore residenziale per contrastare i cambiamenti climatici, aumentando l’efficienza e riducendo i consumi di energia, aumentando la produzione e l’uso nel settore residenziale delle fonti rinnovabili per elettricità e usi termici.
Per quanto riguarda i trasporti, si dovrà evitare che a crisi finita si ritorni al traffico inquinante delle nostre città. Sarà importante aprire una riflessione sulla modifica del modello di mobilità urbana dopo il Coronavirus. Le misure di confinamento spingono anche a riflettere sui fattori che determinano le scelte di mobilità, come ad esempio l’utilità dello spostamento, la scelta tra diverse possibili modalità in base all’efficienza, le alternative allo spostamento. Aver dovuto limitare il raggio di azione a qualche centinaio di metri intorno alla propria abitazione ha fortemente ridotto il ricorso all’auto, interrompendo un’abitudine. Il dossier indica anche buone pratiche green per rendere più sostenibile la mobilità nelle città, per ridurre gli spostamenti non necessari, per ridurre l’uso dell’auto nelle città e per promuovere l’uso di mezzi più ecologici.
La seconda parte del Dossier è dedicata all’abitare. La riflessione parte da come la pandemia ha cambiato l’utilizzo degli spazi nelle abitazioni per pensare a come questi cambiamenti possono influire sulla nostra visione e progettazione dell’Abitare anche dopo la pandemia. Gli spazi attrezzati per lo smart working all’interno dell’abitazione, l’abitazione concepita non più come solo dormitorio, ma anche luogo di lavoro, di studio e di cultura, di svago e di socialità. La pandemia ha insegnato degli spazi aperti, dei balconi, terrazzi, cortili e giardini anche condominiali, tutti gli spazi intermedi in generale che possono svolgere ruoli importanti, anche dal punto di vista ambientale, con il green building approach. L’ emergenza coronavirus ha fatto anche ripensare all’importanza dello spazio urbano, ad una struttura urbanistica che assicuri prossimità delle residenze ai servizi, alle strutture lavorative e ricreative, così da ridurre gli spostamenti da una zona all’altra della città e i pendolarismi.
Dal 2020 finanziamenti per i progetti di lotta al cambiamento climatico e mitigazione dei rischi
È stato approvato lo scorso 14 gennaio il Green New Deal, pacchetto finanziario lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Il progetto per gli investimenti sostenibili proposto dalla Commissione lo scorso dicembre, dovrebbe fare dell’Europa un continente “verde” entro il 2050.
L’obiettivo è quello di dimezzare l’impatto inquinante europeo in dieci anni e azzerare le emissioni nette di CO2 in trenta. Per far ciò la Commissione guidata da Ursula von der Leyen proporrà una legge europea sul clima in modo tale da stimolare gli investimenti e fare in modo che il piano non resti un mero impegno politico.
La transazione verde interesserà diversi settori: la decarbonizzazione del settore energetico, la ristrutturazione degli edifici, la trasformazione dell’industria verso un processo di economia verde e la riduzione di emissioni derivanti dai trasporti.
Anche l'Italia, prepara un 2020 "verde" di riforme e investimenti. Già la Legge di Bilancio 2020, prevede l'istituzione di un fondo verde, per finanziare gli investimenti sostenibili. Inoltre ai Comuni saranno destinate risorse da spendere, a esempio, per l’efficientamento energetico degli edifici e dell’illuminazione pubblica, una mobilità non inquinante, l’adeguamento e la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici.
La ministra della funzione pubblica, Fabiana Dadone, a tal proposito ha incontrato i ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico per definire la strategia che porterà, nei prossimi mesi, a norme più semplici.
"Energia, Sportello unico per le attività produttive, bonifiche, rifiuti e altri temi di grande rilievo: green new deal e sostenibilità hanno nelle semplificazioni normative e procedurali una precondizione essenziale" ha scritto la ministra in un post su Facebook.
Il presidente dell’Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) Gabriele Buia ha anch’egli ribadito l'importanza del piano verde nel panorama italiano:
"Nell'ultima legge di Bilancio il Governo ha dato un indirizzo ben preciso, ma abbiamo bisogno di misure attinenti al mondo delle costruzioni, a esempio, quelle sulla rigenerazione urbana, senza le quali non sarà mai possibile centrare l’obiettivo del Green Deal. Servono norme che ci permettano di intervenire sul tessuto edificato esistente perché solo così si possono ottemperare le condizioni richieste sia dall’Onu che dall’Europa. Su questo stiamo preparando un pacchetto di proposte per il legislatore che prevede una fase normativa e un grande supporto fiscale. Inoltre deve esserci più sensibilizzazione, una cultura dell’innovazione e del cambiamento".
Il Green New Deal rappresenta infatti una grande opportunità per la filiera delle costruzioni che rappresenta il 20 per cento del PIL, a patto che il legislatore fornisca i supporti senza i quali non è possibile essere operativi.
Il piano verde europeo e italiano rappresentano una sfida anche per il mondo della progettazione. Il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini spiega quali potrebbero essere le opportunità le azioni per rendere sempre più sostenibili le città, gli edifici e la mobilità.
"Parigi, Barcellona, le grandi città europee stanno puntando a una mobilità sempre più incentrata sul trasporto pubblico elettrico - ha detto Zanchini nella video intervista - in Italia, tra il 2018 e il 2019, abbiamo costruito un chilometro di linee metro, è troppo poco. Il rilancio infrastrutturale del nostro Paese deve partire anche dalle città, tra l'altro nei prossimi mesi cominceremo a sperimentare le Comunità Energetiche e dovremo ripensare anche al patrimonio edilizio".
Legambiente ha pubblicato un dossier con una lista di 170 opere pubbliche che potrebbero essere finanziate con le risorse derivanti dal Green New Deal. A queste si aggiungono 11 emergenze climatiche: gli interventi riguarderebbero il miglioramento della sicurezza sismica e idrogeologica, la bonifica dei territori, innovazione nei trasporti e nelle infrastrutture, che consentirebbero agli italiani di vivere meglio.
Presentato il nuovo sistema costruttivo della start up made in Italy RiceHouse
In occasione di Klimahouse 2020, RiceHouse, la startup che trasformagli scarti derivanti dalla lavorazione del riso in materiali per la bioedilizia, ha presentato “Risorsa”, il nuovo sistema costruttivo per l’involucro prefabbricato.
La start up di Tiziana Monterisi ha festeggiato così i primi quattro anni di successi e continua la sua crescita nel mercato italiano con la realizzazione di una nuova parete a elevate prestazioni termiche e acustiche, priva di sostanze nocive per la salute delle persone, altamente traspirante che permette di regolare l’umidità degli ambienti indoor purificandone le concentrazioni di inquinanti grazie alle proprietà dell’argilla.
Risorsa nasce dalla collaborazione tra RiceHouse e Novellocase. Attraverso il marchio Risorsa, la start up intende “promuovere lo sviluppo e la diffusione di case costruite con balle di paglia di riso, secondo un approccio alla bioarchitettura che valorizza gli scarti dell’agricoltura minimizzando la produzione di rifiuti e l’impatto ambientale”.
Grazie a quaesto progetto è stato possibile industrializzare il processo di fabbricazione di telai legno e paglia precompressa, al fine di realizzare case in paglia prefabbricate con elevatissime prestazioni energetiche che rispettano gli standard passivi.
Nel sistema costruttivo sono utilizzati solo materiali di origine naturale provenienti da filiera corta collegata al territorio in cui l’azienda si inserisce, in una nuova ottica
di economia circolare, e minimizzazione dell’impatto ambientale.
Le abitazioni realizzate con questo sistema costruttivo hanno il vantaggio di avere un comfort termico equilibrato che sfrutta al minimo le fonti di energia, per lo più rinnovabili. Inoltre vi è un’ottimizzazione dell’apporto passivo del sole, rispettando i canoni della bioedilizia, sfruttando il calore generato dall’utilizzo generale dell’edificio compensando in tal modo le minime perdite invernali e massimizzando l’efficienza energetica dell’involucro edilizio.
Ricehouse realizza anche una linea completa di prodotti edili derivanti dalla trasformazione degli scarti della produzione risicola, altrimenti destinati a essere bruciati, perché inadatti all’allevamento. Grazie alla miscela di calce, lolla e paglia, i materiali firmati RiceHouse sono leggeri, altamente termici, traspiranti, sani, formaldeide free e 100% made in Italy. Inoltre, essendo completamente naturali, i prodotti della startup arrivati a fine vita non andranno a impattare sull’ambiente, in quanto biocompostabili e biodegradabili. Tali materiali sono indicati sia per ristrutturazioni sia per nuove costruzioni.
La grande versatilità dei prodotti RiceHouse ha permesso di stringere importanti collaborazioni e realizzare diversi progetti, tutti aventi un obiettivo comune, la riduzione al minimo dell’impatto ambientale. Si passa, quindi, da progetti di ricostruzione, come per esempio Casa UD a Chamois (Ao) - che, grazie all’elevato isolamento della paglia di riso, non necessita di un impianto tradizionale di riscaldamento neppure durante l’inverno, quando vengono raggiunte temperature molto basse - a progetti di ristrutturazione e riqualificazione energetica, quali Casa NP a Sciolze (To), dove l’insieme degli interventi di isolamento e di finitura con intonaci biocompositi in calce di lolla hanno consentito di ottenere un edificio a bassa energia grigia, che minimizza le dispersioni e sfrutta gli apporti solari passivi.
Un’importante collaborazione è quella che la start up ha stretto Wasp, azienda leader nel settore della stampa 3D: dopo il grande successo di Gaia, una casa di ultima generazione stampata in 3D con i materiali completamente naturali di RiceHouse, i bio-materiali sono stati impiegati per la realizzazione di Tecla, un habitat eco-sostenibile disegnato da Mario Cucinella e stampato con la tecnologia 3D di Wasp.
Dopo l’approvazione in Senato, con voto di fiducia del 16 dicembre, la legge di Bilancio 2020, passa ora alla Camera (dove dovrebbe essere votata il 22-23 dicembre). L’approvazione definitiva, e la pubblicazione in Gazzetta, dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2019. Poche novità e tante conferme, la Legge di Bilancio per il 2020 ha confermato le detrazioni fiscali in scadenza a fine 2019 (ecobonus e bonus ristrutturazioni) e inserito nel nostro ordinamento il bonus facciate, il cui funzionamento sarà meglio definito nei prossimi mesi con i necessari provvedimenti dell'Agenzia delle Entrate.
Per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, la Legge di Bilancio ha esteso fino al 31 dicembre 2020 la possibilità di beneficiare della detrazione del 50% delle spese sostenute con un limite massimo di spesa di 96.000 euro per ciascuna unità Immobiliare. L'agevolazione potrà continuare ad essere richiesta per le spese sostenute nell’anno, secondo il criterio di cassa, e dovrà essere suddivisa fra tutti i contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi.
Viene riconfermato anche per il 2020 il bonus mobili che prevede un detrazione del 50% per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione. Per ottenere tale bonus sarà necessario che la data dell’inizio dei lavori di ristrutturazione preceda quella in cui si acquistano i beni. Non è fondamentale, invece, che le spese di ristrutturazione siano sostenute prima di quelle per l’arredo dell’immobile. La data di avvio dei lavori può essere dimostrata, per esempio, da eventuali abilitazioni amministrative o dalla comunicazione preventiva all’Asl, se è obbligatoria. Per gli interventi che non necessitano di comunicazioni o titoli abilitativi, è sufficiente una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
Confermato anche l'ecobonus che prevede una detrazione dal 50 all'85% delle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica degli edifici.
La legge Crescita aveva introdotto lo sconto diretto per ecobonus e sismabonus: i contribuenti potevano così chiedere l’applicazione della detrazione direttamente in fattura e le imprese, in teoria, potevano recuperare l’importo in compensazione in 5 anni. Questo particolare tipo di “sconto” ha però sin da subito suscitato non pochi dubbi sia tra le imprese sia tra i professionisti perché di fatto avrebbe agevolato solo le grandi imprese. La Legge di Bilancio 2020 ha però quasi del tutto cancellato tale sconto: sarà ammesso solo per gli interventi per le parti comuni degli edifici condominiali, con importi pari o superiori a 200.000 euro.
Una novità anticipata sin dalla prima bozza della Legge di Bilancio è il bonus facciate che prevede per il 2020 una detrazione pari al 90% delle spese documentate relative agli interventi, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna. Si tratta di un credito di imposta del 90%, valido per il 2020, sulle spese sostenute per il restauro ed il recupero delle facciate degli edifici esistenti. Tali edifici , però, devono essere ubicati nelle zone “A” o “B” del PUG/PRG, ossia nei centri storici oppure nelle zone parzialmente o totalmente edificate. L’agevolazione mira, quindi, alla riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale ed al decoro urbano, con effetti sicuramente positivi anche per il settore edile.
La cedolare secca resta al 10% sugli affitti a canone concordato.