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Il Padiglione Italia per EXPO Dubai, tra consensi e critiche

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È aperto dal 1 ottobre il discusso Padiglione Italia per l’Expo di Dubai 2020. Il progetto di Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria è senz’altro uno dei più grandiosi. L’Expo sarà visitabile fino al 31 marzo 2022.

La critica si è scagliata soprattutto contro l’esuberante copertura che non rappresenterebbe a pieno lo spirito italiano. Questa è stata realizzata impiegando tre scafi da imbarcazione, la cui lunghezza va dai 40 ai 50 metri, e che potrebbero essere riutilizzati in mare una volta terminato l’evento. L’obiettivo è quello di materializzare “l’anima navigante” degli italiani a contatto con il cielo. Allo stesso tempo la realizzazione in stampa 3D del David di Michelangelo con la parte bassa del busto nascosta ha destato diverse perplessità.

Certamente resta una delle architetture più riconoscibili tra i padiglioni realizzati per l’Expo e si presenta come una sperimentazione di una architettura riconfigurabile e di design circolare, nonché un’interpretazione del secolare dualismo: naturale e artificiale. Così come afferma uno dei progettisti, Carlo Ratti:

"Il nostro progetto per il Padiglione Italia si occupa di quella che è probabilmente la maggiore sfida dell’architettura di oggi: esplorare la doppia convergenza tra naturale e artificiale. Questo ci consente di prefigurare e suggerire strategie che saranno sempre più cruciali nel futuro delle nostre città, mentre affrontiamo le conseguenze dell’attuale crisi climatica”.

La facciata, non meno iconica della copertura, è espressione del legame tra multimedialità ed ecosostenibilità, la parete viene annullata in virtù di un intreccio verticale fatto di corde nautiche che insieme raggiungerebbero i 70 km di lunghezza, si sfrutta inoltre un avanzato sistema di mitigazione del clima in sostituzione dell’aria condizionata. Anche in questo caso, una volta terminato l’evento, le corde potranno essere riutilizzate, nell’ottica dell’economia circolare. Di qui la sua essenza riconfigurabile, Italo Rota descrive infatti così il progetto:

"Il padiglione muta continuamente e parla di riconfigurabilità sia nel lungo termine, grazie all’approccio circolare, sia nel breve termine, grazie all’uso di tecnologie digitali. Il Padiglione Italia ha grandi dimensioni e una struttura molto sofisticata, ma più che un’architettura nel senso canonico è una grande installazione sperimentale dedicata ai confini ormai sfumati tra Naturale e Artificiale. La sua costruzione si ispira allo stesso tempo ai biotipi naturali e alle tecnologie più avanzate che derivano dalla ricerca spaziale. Da un lato, l’edificio guarda all’organizzazione delle foreste tropicali, dove la luce filtra da un’alta copertura e la vita è organizzata di conseguenza.” Nel suo complesso l’edificio occupa circa 3.500 metri quadri e sfrutta nuovi materiali come le alghe, i fondi facce, le bucce d’arancia, la sabbia ecc. “un tema cruciale” aggiunge Italo Rota, “ è la produzione di neo-materia: nuovi materiali da costruzione di origine organica e biologica, la cui produzione tecnologica non è da confondere con il riciclo. Essendo il padiglione concepito secondo un approccio circolare, si può pensare a questa neo-materia come materiale che possono potenzialmente essere riutilizzati ovunque, con modalità e finalità diverse. Il Padiglione Italia rappresenta quasi una sorta di architectural banking: un catalogo da cui scegliere gli elementi di architetture future".

A partire dal piano terra troviamo una caffetteria, la Solar Coffe Garden di CRA e Italo Rota. Il David è collocato invece nel cosiddetto Teatro della Memoria, vi è poi il Belvedere, una installazione circolare la cui cupola di copertura è costituita da piante selvatiche della macchia mediterranea. Gli spazi più espressamente dedicati alla ricerca tecnologica vedono una serie di installazioni fatte di effetti luminosi: l’Innovation Space, il Second Sun e Second Moon.

Il Padiglione Italia è stato inoltre premiato come miglior progetto imprenditoriale dell’anno per i Construction Innovation Awards negli Emirati Arabi.


Padiglione Italia a Expo Dubai 2020.

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Il Padiglione che rappresenterà l’Italia alla prossima Esposizione Universale prevista nel 2020 a Dubai sul tema “Connecting Minds, Creating the Future”, è un’architettura che sviluppa con creatività e innovazione la “bellezza che unisce le persone”, in questo caso, la bellezza italiana da sempre elemento di connessione tra popoli, talenti e ingegno, eredità culturale mediterranea e ponte verso il futuro.

Il concorso internazionale di progettazione per il Padiglione Italiano a Expo Dubai 2020 ha visto la partecipazione di 19 proposte e si è concluso con l’aggiudicazione al raggruppamento temporaneo di imprese costituito da CRA-Carlo Ratti Associati, Italo Rota Building Office, F&M Ingegneria, Matteo Gatto & Associati. La giuria era composta dallo storico e critico dell’architettura Luca Molinari, dall’ingegnere Fabio Dragone e da Sergio Tramonti, esperto in allestimento di eventi internazionali. L’obiettivo del concorso è stato quello di scegliere il progetto di un padiglione che riesca a rappresentare il nostro Paese all’Esposizione Universale, come riportato nello stesso bando “all’avanguardia sotto il profilo innovativo ed estetico, fortemente attrattivo nei confronti dei visitatori e in grado di esprimere una Italia contemporanea senza dimenticare l’ideale umanistico e lo stile di vita mediterraneo".

Il Padiglione Italia di Ratti-Rota-Gatti-F&M occuperà una superficie di circa 3.500 metri quadri, sarà alto oltre 25 metri e sarà collocato in un’area di grande visibilità all’interno del sito di Expo 2020 Dubai. La posizione in cui sorgerà la struttura, su un lotto di 3.420 mq, è strategica dal punto di vista dei flussi perché intercetterà il pubblico in uscita dal Padiglione degli Emirati Arabi Uniti (a soli 250 metri di distanza) e in transito verso il North Park, uno dei principali spazi verdi di tutta l’area espositiva. Nel progetto architettonico, gli scafi di tre imbarcazioni italiane arrivate via mare saranno capovolti e innalzati uno accanto all’altro su alti pilastri, trasformandosi nella copertura del Padiglione. Dipinti ciascuno in modo diverso, i tre scafi visti dall’alto avranno l’aspetto di tre petali che compongono i colori della bandiera italiana.

Le sue caratteristiche architettoniche, però, hanno scatenato numerose polemiche: il padiglione caratterizzato dalla presenza, in copertura, degli scafi capovolti di tre imbarcazioni, nell’idea dei progettisti tre imbarcazioni italiane arrivate via mare, celebra “la storia di uomini e esploratori italiani che nei secoli hanno solcato mari e terre lontane, intessendo contatti e relazioni con tutto il mondo”. I progettisti hanno voluto raccontare il questo modo il “viaggio nella bellezza del nostro Paese, frutto costante di contaminazioni, scambi e connessioni di conoscenze, ingegno, talento e arte”, toccando anche, con il riuso degli scafi, la questione della sostenibilità. Chiarisce Carlo Ratti: “Il gesto del rovesciamento e riutilizzo degli scafi ci affascina profondamente: non soltanto perché carico di valori storici, ma anche perché rappresenta la realizzazione di un’architettura circolare fin dall’inizio. Le imbarcazioni che diventano parte del Padiglione potranno continuare a essere utilizzate in modi diversi anche dopo la fine di Expo”. Per alcuni, tra cui il secondo classificato, l'Architetto Gianluca Peluffo, gli scafi capovolti hanno portato alla mente anche un’altra immagine: quella dei tragici naufragi avvenuti nel Mediterraneo o addirittura il drammatico naufragio della Costa Condordia.

Per quanto riguarda il percorso espositivo, Italo Rota spiega che “sarà scandito come un’ascesa, fino a un punto in cui diventi possibile, con l’immaginazione, osservare l’Italia dal cielo. Ci sarà un Prologo, con ampi spazi ispirati alle forme delle piazze italiane, e un Gran Finale che sarà quasi come una cattedrale della Natura, della luce, della musica dell’Universo, come il cielo sul Mediterraneo e sul Deserto”.

Il Padiglione Italia sarà realizzato con il contributo di partner tecnici selezionati tra realtà imprenditoriali, enti pubblici ed enti di ricerca che rappresentano “la competenza italiana e l’innovazione tecnologica più avanzata e sostenibile”.