Maria Cristina Mariani Dameno, coniugata Boeri e nota a tutti come Cini Boeri è scomparsa mercoledì 9 settembre a Milano, aveva 96 anni e una lunga attività professionale di progettista e designer. Nel 2014 SpazioFMGperl'Architettura, la galleria milanese di Iris Ceramica e FMG Fabbrica Marmi e Graniti, le aveva dedicato una mostra monografica intitolata “Progettando la gioia” perchè come da lei stessa affermato più volte i suoi progetti dovevano "aiutare gli altri e sé stessi a vivere meglio".
Nel giorno in cui a Milano venivano assegnati i nuovi Compassi d'oro 2020, nella stessa città si è spenta una importante protagonista dell'Italian Style, vincitrice per ben due volte di questo importante premio internazionale: Maria Cristina Mariani Dameno, coniugata Boeri e nota universalmente come Cini Boeri.
Nata a Milano nel 1924, “La Cini”, con il suo passato da staffetta partigiana, si era laureata al Politecnico di Milano nel 1951, dopo aver collaborato con Gio Ponti e Marzo Zanuso, fonda il proprio studio nel 1963. E comincia a disegnare poltrone, divani, tavoli, lampade in particolare per Arflex e Knoll. Le sue creazioni, dal design industriale, hanno lasciato il segno nella storia divenendo vere e proprie icone, presenti anche in musei ed esposizioni internazionali: dalla poltrona Bobo (1967) ) e poi a seguire i vari Bobolungo, Boboletto e Boborelax, ai divani Strips (1968), il divano infinito Serpentone (1971) , la poltrona trasparente Ghost (1987), il tavolo Talete (1976) e la libreria girevole Double face (1980); con Knoll il tavolo Lunario e il sistema di divani Gradual nel 1970; solo per citare alcune fra le sue opere più note.
Ha lavorato riuscendo ad affermarsi come architetto e designer in anni in cui era quasi impensabile che una donna potesse riuscire a emergere nel panorama dell’architettura e del design italiano e internazionale.
Aperto il suo studio professionale, ha iniziato a firmare progetti, sia in Italia che all'estero, in vari ambiti dell'architettura: case unifamiliari (come la Casa nel Bosco costruita nel 1969 vicino al lago Maggiore, la Casa La Sbandata a La Maddalena nel 2004), appartamenti (come “l’Appartamento su tre livelli” a Milano nel 2006) e poi ancora allestimenti museali, uffici, negozi. Tutti fedeli a un concetto essenziale della sua architettura: “progettare rispettando la dimensione e i bisogni delle persone”, frutti di una grande attenzione «allo studio della funzionalità dello spazio e ai rapporti psicologici tra l’uomo e l’ambiente» (Cini Boeri, “Le Dimensioni umane dell’abitazione”, Franco Angeli, Milano 1980).
Nell’arco della sua carriera, ha ottenuto premi e riconoscimenti mondiale. Fra i quali il “Compasso d’Oro alla Carriera” (2011) e il “Good Design Award” di Chicago (2008). Fino a essere insignita, nel 2011, dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
I suoi progetti nascevano per migliorare la vita di committenti e utenti, oggetti da “utilizzare” e non da “avere” perché erano strumenti che miglioravano la qualità della vita quotidiana, lei voleva che i suoi progetti "regalassero il meglio desiderato dai suoi committenti". Cini Boeri lo ha ricordato in più occasioni, anche nella mostra monografica “Progettando la gioia” che nel 2014 le aveva dedicato SpazioFMGperl'Architettura :"“progettando la gioia”, che vorrebbe dire aiutare gli altri e sé stessi a vivere meglio. [...] un progetto tende sempre a proporre il nuovo e se questo nuovo è buono ed equivale al “desiderato” esso può produrre gioia".
Situata a ridosso del nucleo storico materano, la nuova stazione centrale sarà “una porta d’accesso al mondo”
Inaugurata ieri 13 novembre 2019, la nuova Stazione Centrale di Matera vede il taglio del nastro alla presenza delle massime autorità locali. La stazione, in realtà, è già entrata parzialmente in attività a disposizione di residenti e turisti per il raggiungimento della Capitale della Cultura 2019 dalla stazione di Bari mediante la linea delle Ferrovie Appulo Lucane.
I lavori di realizzazione dell’intervento sono stati avviati nel luglio 2018. Il progetto, firmato dallo studio guidato dall’architetto Stefano Boeri, prevedeva la ristrutturazione edilizia dell’esistente stazione di Matera centrale delle Ferrovie Appulo Lucane, una delle tre stazioni della tratta Bari – Matera che servono la città.
A tal proposito il progettista aveva dichiarato : "Il progetto intende restituire maggiore visibilità alla Stazione di Matera Centrale FAL, che è ripensata non più come un edificio di servizio necessario e sufficiente al collegamento ferroviario, ma un vero e proprio “landmark” urbano importante, adeguato alla primaria funzione urbana e territoriale che il nuovo servizio aspira ad assolvere, al passo con il ruolo importante che la città di Matera va a rappresentare in Europa"
Una grande apertura ricavata nel solaio di copertura della galleria interrata, di forma rettangolare e per un’estensione di circa 440 metri quadrati, mette in relazione diretta le due parti della stazione, fuori terra e dentro terra, portando luce naturale ed aria al tunnel sottostante completamente riqualificato.
Collocata, come la precedente fermata Matera Centrale, nelle immediate vicinanze del nucleo storico materano, la nuova stazione sorge a ridosso dell’esistente manufatto ferroviario, risalente agli anni Ottanta del Novecento e riconvertito a infopoint. All’esterno un’ampia copertura monumentale realizzata in pannelli metallici riflettenti contraddistingue questo importante intervento di rinnovo. Grazie alla sua geometria “diamantata”,i pannelli restituiscono una visione frammentata dello spazio urbano circostante, fatta di nuove prospettive, giochi di luci e riflessi sorprendenti. Le dodici sottili colonne in acciaio attraversano l'intera altezza della galleria ipogea per circa 6 m, fino a salire di ulteriori 12 m rispetto al livello terra, per sorreggere la pensilina come un grande tempio contemporaneo trasformando lo spazio esterno in una piazza coperta fruibile.
La stazione comprende un nuovo edificio che assolve le funzioni di accoglienza, biglietteria, collegamenti e servizi. Il nuovo volume presenta una finitura esterna realizzata con pietra locale ispirata ai classici ipogei materani. Il sistema costruttivo si basa su pannelli multistrato ottenuti dall’accoppiamento di un rivestimento lapideo di 12 mm con un layer di materiale alleggerito dello stesso spessore. Il disegno della parete è così definito dalla trama dei pannelli, intervallata da alcune fughe di raccordo enfatizzate nello spessore, e da una serie di moduli vetrati retroilluminato a tutta altezza. La facciata sud è in perfetta continuità con quella sottostante affacciata sulla banchina, a filo dell’apertura nel solaio.
La galleria ferroviaria sotterranea è illuminata naturalmente grazie ad un’apertura di circa 440 mq realizzata nel solaio del tunnel stesso. In questo modo è stato possibile superare lo standard dei sottopassi angusti e illuminati artificialmente.
“La Nuova Stazione – sottolinea l’architetto Boeri – è pensata per divenire uno spazio pubblico riconoscibile, parte integrante della piazza pedonale che va a riconfigurare e riqualificare, direttamente collegata ai principali assi di accesso alla città storica situata a pochi passi”. “Quello che abbiamo fatto è creare un luogo, non solo un’infrastruttura. In un’area che era vuota e abbandonata, come in effetti era piazza della Visitazione”, racconta derante l'inaugurazione l’archistar milanese, il cui “Bosco Verticale” di Milano è entrato nell’elenco dei "50 grattacieli più iconici del mondo".
Il Bosco Verticale, orgoglio e simbolo della nuova Milano, si prepara a diventare landmark anche in Egitto, nel deserto del Cairo, a 45 chilometri dal centro della capitale egiziana. Un concept che, dopo Milano, ha affascinato il mondo, con numerose varianti dalle dimensioni e forme sempre più imponenti, da Losanna a Utrecht, da Parigi alla Cina. La Nuova Capitale Amministrativa d’Egitto, città ancora senza nome destinata a ospitare ministeri e ambasciate, ospiterà presto Cairo Vertical Forest. La Nuova Capitale sarà uno dei più importanti hub terziari e amministrativi del paese, in cui saranno realizzate residenze e servizi per una popolazione stimata di 6,5 milioni di abitanti distribuiti in 21 nuovi distretti residenziali collegati da 650 km di nuove strade. New Cairo ha una importanza rilevante per i geologi, facendo parte dell'area protetta della Foresta pietrificata. Un sito desertico che ha almeno 35 milioni di anni, che farà da scenografia al nuovo complesso.
Il progetto della prima versione desertica della foresta verticale vede collaborare Boeri con il local architect Shimaa Shalash. Il Bosco Verticale di New Cairo sarà formato da tre torri da 7 piani ciascuna,una destinata a hotel, le altre due a uffici e appartamenti, alte 30 metri, e dovrebbe essere completato entro il 2023. In ogni appartamento ci saranno ampie terrazze private. I fronti degli edifici saranno ricoperti di verde, alloggiato in vasche posizionate sulle terrazze. Il fondamentale progetto del verde è definito insieme all’agronoma paesaggista Laura Gatti, che curò la progettazione del verde del Bosco Verticale. L’idea progettuale prevede la presenza di 350 alberi e oltre 14.000 arbusti e cespugli appartenenti a 100 specie differenti che giocheranno un ruolo importante nel mantenimento delle condizioni climatiche interne grazie alla naturale ombra che sono in grado di produrre.
“L’idea che si possa realizzare al Cairo, che ha un alto tasso di inquinamento, un Bosco Verticale, rappresenta sicuramente una sfida”, ha detto all’ANSA l’architetto Stefano Boeri. “Ma ci sono tanti altri progetti da poter realizzare. Per esempio far diventare i tetti della città tutti verdi. Oppure, creare una foresta orbitale attorno al Cairo con dei corridoi verdi che entrano in città. E ancora, sostituire gli edifici degradati con strutture verdi. Ci sono molti modi in cui si fanno le città verdi, questo del Bosco Verticale è un modo più economico e veloce per affrontare il cambiamento climatico. L’obiettivo del Bosco Verticale è proprio quello di limitare l’inquinamento”.
Le tre torri fungeranno da giganteschi filtri d’aria, consumando otto tonnellate di CO2 ogni anno e restituendo sette tonnellate di ossigeno.
Il nuovo Bosco Verticale di Stefano Boeri in Egitto sarà realizzato con un investimento di Misr Italia Properties di 900 milioni di euro, pari a 16 miliardi di sterline egiziane.
"Quando ho visto per la prima volta il Bosco verticale mi è piaciuto molto e ho voluto subito incontrare Stefano per parlagliene. L'intesa è stata immediata", afferma l'amministratore delegato di Misr Italia Properties. "Qui al Cairo siamo i primi ad aver avviato un progetto ecosostenibile e ci auguriamo di poter continuare magari coinvolgendo anche il governo".
Il progetto “green” di Boeri Studio del nuovo polo ospedaliero multifunzionale
Dimenticatevi i padiglioni in cemento e le corsie che sanno di cloro: l’ospedale del futuro, come è stato definito, sarà un polo multifunzionale con gallerie pedonali, negozi, sale convegni e soprattutto un giardino terapeutico sopraelevato a disposizione dei pazienti esteso come un campo da calcio.
Il progetto del Nuovo Policlinico è l’esito di un concorso pubblico vinto dall’Associazione Temporanea d’Imprese (ATI) guidata da Techint S.p.A. e composta da Boeri Studio, Camillo Botticini, Giulia De Appolonia, C+S Associati, Labics, Trt Srl, Btc Srl, Land Srl. L’intervento ha avuto un forte impulso nel gennaio 2016, quando si sono insediate la nuova Presidenza e la nuova Direzione Strategica dell’Ospedale: l’obiettivo era quello di riprogettare reparti e percorsi al fine di adeguarli alle esigenze attuali dei pazienti e della cittadinanza.
Il progetto prevede la realizzazione di un edificio di 130.000 mq da ubicare all’interno del delicato sistema attuale costituito da un recinto e da numerosi singoli padiglioni. La nuova logica di intervento si basa su tre principali caratteristiche: integrazione del nuovo complesso ospedaliero con i due poli sanitari (il Polo Medico e il Polo Materno Infantile), la messa in rete dei propri servizi, sanitari e non sanitari e la creazione di uno spazio interconnesso.
L’Ospedale è studiato per essere ‘aperto’ nel blocco centrale, al livello del piano terra. Qui vi saranno una piazza coperta, una vera e propria galleria pedonale con negozi e servizi, ma anche un’area espositiva che potrà essere dedicata a mostre, convegni e ad iniziative rivolte al pubblico.
Sul tetto del corpo centrale ci sarà un grande giardino sopraelevato, sul modello della High Line di New York. Il tetto giardino sarà ampio come il Duomo di Milano, attrezzato per ospitare percorsi di riabilitazione per i pazienti e aree relax per i familiari dei degenti e per gli operatori sanitari. Ci saranno inoltre spazi dedicati alle attività dei bambini, laboratori di cura dell’orto per pazienti oncologici, aree dedicate alla pet therapy, allo yoga, al fitness per anziani e per le donne in gravidanza. Sarà, inoltre, dotato di un ascensore dedicato, che permetterà l’accesso anche ai cittadini senza passare dall’interno dell’Ospedale.
“Il Giardino Alto – ha dichiarato Stefano Boeri – costituisce una novità nel panorama internazionale delle strutture sanitarie. Seimila metri quadrati di verde, spazi di gioco, sosta e contemplazione che confermano quanto il verde e gli alberi siano coadiuvanti nelle terapie e nella qualità della degenza ospedaliera. Stiamo lavorando affinché, in coerenza con l’antico spirito della Ca’ Granda, alla cura di questo Giardino partecipino anche altre istituzioni pubbliche vicine, come la Biblioteca Sormani, il Museo dei Bambini, l’Umanitaria, il Conservatorio di Milano e l’Università degli Studi”.
Soni iniziati i lavori nell’ex area Bllok per la costruzione del “Blloku Cube”, il nuovissimo centro polifunzionale della città di Tirana ideato da Stefano Boeri Architetti. Il Cubo insieme a tre scuole fa parte dello schema di pianificazione di Tirana 2030 per la capitale.
Il Cubo di Blloku, situato nella parte centrale di Tirana, si attesta esattamente all’incrocio tra via Pjeter Bogdani e via Vaso Pasha, nel cuore del Blloku, e proprio da questo quartiere ne prende il nome. Un tempo, nel periodo post-comunista, il quartiere era inaccessibile poiché area militare ad accesso limitato, ora invece è diventato una zona cruciale della vita pubblica della città, grazie soprattutto al moltiplicarsi di servizi, negozi, bar e ristoranti nei quartieri vicini. Entro il 2030, lo studio Stefano Boeri Architetti riqualificherà l’area tramite varie iniziative: il progetto del “Cubo di Blloku”, la creazione di nuovi spazi verdi e la futura costruzione di 3 scuole che rivaluteranno la zona rendendola il fulcro della vita socio-culturale della città.
Sulle due vie su cui affaccia la struttura, sono posizionati gli ingressi principali all’edificio, sia per la parte commerciale che per gli uffici. La pianta quadrata del piano terra di circa 30 metri per lato, presenta una importante variazione: il taglio dell’angolo, in corrispondenza dell’incrocio tra gli assi stradali e dell’entrata principale, crea una piazza semi coperta in continuità con il marciapiede, invitando i passanti ad accedere allo spazio commerciale grazie anche all’uniformità di pavimentazione tra esterno ed interno. L’eccezione di pianta nell’attacco a terra si propaga al primo piano del volume, sempre occupato da negozi, dove il fronte ovest dell’edificio si inclina per raccordarsi al piano superiore, che torna, invece, a configurarsi come un quadrato. La piegatura della facciata vetrata e dei suoi montanti genera uno spazio di sosta su piano inclinato, dove un sistema di sedute, letteralmente appoggiate alla struttura di facciata, dà la possibilità di apprezzare la città e lo spazio pubblico sottostante da una prospettiva inedita. Per i successivi cinque piani l’edificio si sviluppa con pianta quadrata regolare, questi piani saranno adibiti ad uso uffici, e l’edificio culmina, al settimo piano, con un Roof Garden Restaurant.
Sicuramente l’involucro è l’elemento più caratteristico dell’edificio, concepito come una superficie ininterrotta e cangiante che ne riveste tutto l’esterno senza interruzioni. Sarà costituito da un doppio strato. Il primo livello, chiude gli interni garantendo luce e isolamento acustico e termico, è costituito da un curtain wall continuo di vetro che acquista un ruolo importante nella sua gestione energetica. Il secondo livello è invece caratterizzato da una facciata continua traforata in alluminio anodizzato: è composto da una serie di pannelli modulari quadrati di lato pari a 110 cm, chiusi per metà da quattro triangoli tridimensionali saldati ad una struttura portante.
“L’effetto che ne deriva è quello di una superficie vibrante e cangiante, una trama di triangoli di alluminio che giocano con la luce del sole restituendo riflessi con diverse sfumature di colori”, spiega Stefano Boeri.
Ognuna delle piccole vele metalliche che compongono il rivestimento ha un orientamento differente, ciò permette di filtrare la luce solare garantendo agli ambienti interni l’illuminazione in funzione della destinazione d’uso.
“Questo particolare involucro, progettato ad hoc per il nostro primo progetto albanese, è essenziale nel determinare l’unicità dell’edificio e contribuisce a sottolinearne il ruolo di nuovo punto di riferimento all’interno del quartiere”, aggiunge Francesca Cesa Bianchi, Project Director di Stefano Boeri Architetti.